Giovedì 24 ottobre, abbiamo assistito al culmine delle mobilitazioni studentesche, scoppiate nella settimana (scorsa, ndt) contro l'approvazione della riforma reazionaria dell'istruzione (votata in Parlamento solo dal Partito Popolare) detta LOMCE (Legge Organica per il Miglioramento della Qualità Educativa), con decine di manifestazioni in tutte i capoluoghi di provincia, oltre che in moltissime città più piccole in tutta la Spagna.
Lo sciopero nelle scuole superiori è stato lanciato dal Sindicato de Estudiantes (SE) martedì 22 ottobre, con uno sciopero studentesco che ha praticamente svuotato la maggior parte delle scuole per tutta la settimana. Il punto culminante è stato sicuramente giovedì 24, giorno nel quale diverse decine di migliaia di genitori degli studenti non hanno portato i propri figli a scuola o agli asili nido. Nelle università, quello è stato il giorno più importante dello sciopero studentesco, con cifre di partecipazione molto elevate, riconosciute anche dalle autorità accademiche. Per esempio, all'università di Valencia, sono state sospese tra il 50 e il 90% delle lezioni (a seconda della facoltà). Nei principali campus universitari di Madrid e dell'Andalucia la frequenza alla lezioni è stata molto alta, secondo i dirigenti accademici.
È molto significativo che persino i sindacati dei docenti più corporativi e di destra, abbiano partecipato allo sciopero del 24, convocandone uno loro stessi, come il FSIE (maggioritario nella concertazione), ANPE (Associazione Nazionale dei Professionisti dell'Insegnamento) o CSFI (Confederazione Sindacale Indipendente e dei Funzionari), riflettendo il profondo malcontento di tutto il corpo docente, indipendentemente dal fatto che abbiano partecipato allo sciopero o meno.
La giornata è cominciata con i picchetti, principalmente animati da studenti, che hanno giocato un ruolo importante nei centri universitari. Già dalla mattina si sono registrate importanti manifestazioni in molti città. Solo nel pomeriggio, però, che sono partite allo stesso tempo manifestazioni di centinaia di migliaia di persone in tutto il Paese.
Le manifestazioni
A Madrid la manifestazione è stata impressionante con la partecipazione di intere famiglie ad essa, immagine che sarà ripetuta città per città. Erano 200mila o 250mila? Chi poteva contarli? È già abbastanza significativo che le ondate non non sono cessate neanche quando per ben due volte nel bel mezzo del corteo si è messo a piovere.
Un gruppo di settanta fascisti armati di bandiera spagnola hanno tentato di fare qualche provocazione poche ore prima dell'inizio della manifestazione, all'altezza del Banco de Espana, cercando di mescolarsi all'interno del corteo, ma senza successo perché la gente li ha cacciati via come cani a suon di grida e slogan. La polizia, che sembrava sapere già da tempo della loro presenza, li ha allontanati rapidamente. Questo fatto rivela la debolezza dei fascisti e dei reazionari spagnoli, se paragonati con la forza della massa nelle piazze e nelle strade.
Importante ciò che è successo nei Paesi Baschi, dove c'è stato un seguito importante della manifestazione nonostante il boicottaggio dei nazionalisti, come si è potuto vedere al concentramento e alla mobilitazione di Bilbao, sia il mercoledì (23, ndr) che il giovedì (24, ndr), così come a Donostia (San Sebastian, ndt) e Vitoria.
Un video della manifestazione di Madrid
Nel mezzo della bufera scatenata dal CiU (Convergenza e Unione, il principale partito borghese), dal Partito Popolare e da ERC (Sinistra Repubblicana di Catalogna), che ha alimentato lo scontro su basi nazionali in questi ultimi mesi, in un contesto nel quale i dirigenti dei più grandi sindacati dei lavoratori, UGT (Unione Generale dei Lavoratori) e CCOO (Comisiones Obreras), hanno ostacolato negli ultimi undici mesi ogni mobiltazione generale è molto importante che questa giornata di lotta sia riuscita a unificare lavoratori e giovani di tutta la Spagna, e abbia provocato il disappunto dei nazionalisti e della destra spagnola.
In Andalusia le manifestazioni hanno raggiunto in quasi tutte le città cifre superiori a 10mila partecipanti, a differenza di Malaga e Siviglia, dovstato d'animo rispetto allo sciopero all'interno del corpo insegnante la partecipazione è stata di almeno 20mila persone. Barcellona ha fatto, come sempre la sua parte, con oltre 200mila giovani e lavoratori in corteo.
II corteo a Barcellona
Nel resto delle città, iniziando da Saragozza e Vigo, le manifestazioni sono state ugualmente di massa. E ci sono stati cortei perfino nei paesini interni di ciascuna provincia. Senza dubbio, si sta parlando di una partecipazione popolare superiore al milione di persone in tutto il Paese.
La segretaria del Ministero dell'Istruzione, Montserrat Gomendio, ha dipinto la lotta come fallimentare e ha invitato tutti i sindacati a un dialogo “reale e aperto” con il suo ministero. Questo possibile “dialogo” riflette un riconoscimento dell'importanza della protesta e che questa possa avere uno sviluppo che metterà il governo sotto pressione.
L'ambiente fra il corpo docente rispetto all'adesione allo sciopero (a differenza dalla partecipazione ai cortei) è stato peggiore rispetto al precedente sciopero del maggio scorso. In una situazione dove non esiste una mobilitazione generale della classe lavoratrice, dove la legge sarà approvata in modo definitivo e senza cambiamenti anche dal Senato, gli insegnanti più coscienti non vedono l'utilità dello sciopero. Va detto anche che in generale, le informazioni rispetto allo sciopero sono state molto limitate, senza fornire nemmeno l'illusione agli insegnanti che ci fosse un piano di lotta valido per far ritirare la riforma del PP.
La Piattaforma in Difesa della Scuola Pubblica, formata dalle principali associazioni dei genitori, il CEAPA, dal Sindicato de Estundiante, FAEST, CCOO, FETE-UGT e STES, ha preparato mobilitazioni di protesta che culmineranno questa settimana con un corteo per l'istruzione pubblica a Madrid. Questo è positivo, però va fatto molto di più.
In Andalusia, Marea Verde (il movimento contro i tagli all'istruzione, ndt) sta discutendo la proposta di convocare uno sciopero a oltranza. Però Marea Verde non può convocare questa mobilitazione da sola, e portarla avanti solo in Andalusia sarebbe un errore importante, che potrebbe bruciare molti dei migliori attivisti. Molti, nel mondo dell'istruzione, prendono come punto di riferimento la mobilitazione che c'è stata nelle Isole Baleari. Però anche qui, dove lo sciopero dei professori ha raggiunto tre settimane di mobilitazione continua a settembre ed è riuscito a raccogliere più di 500mila euro con la cassa di resistenza (che continua a ricevere importanti donazioni), non si vede come una protesta ristretta solo al mondo dell'istruzione possa far cadere il governo dello scagnozzo locale del PP, Bouzà.
La manifestazione di 100mila persone a Palma de Mallorca svoltasi a fine settembre, riuscì a raccogliere la solidarietà anche di tutti gli altri lavoratori, non solo dei professori: i lavoratori hanno visto nella protesta degli insegnanti una opportunità di espressione per il loro malcontento, rispondendo quindi all'appello di solidarietà di questi ultimi. È stata evidenziata la necessità che UGT e CCOO lavorino per estendere l'appoggio a questa lotta, convocando uno sciopero generale di tutta la classe lavoratrice nelle Baleari.
Questo è ciò che manca ora: le manifestazioni di massa che abbiamo visto giovedì 24 rivelano un malessere generalizzato, e l'isolamento sociale totale della destra. Ancora, abbiamo visto l'inizio di un processo di lotte operaie molto dure con vari conflitti e scioperi a oltranza mai visti prima: Panrico, lavoratori delle pulizie a Madrid e Granada, Metalmeccanici nelle Asturie e a Huelva, trasporti pubblici a Saragozza, disobbedienza sindacale ad Alsthom, Barcellona e Metro Ligero di Madrid Ovest, mobilitazioni nella Rioja, manifestazioni di massa nelle Asturie contro la chiusura di Tenneco e contro la notizia della privatizzazione di AENA (l'azienza che controlla i principali aeroporti della Spagna, ndt), mobilitazioni contro lo spezzettamento in quattro imprese private di RENFE (le ferrovie, ndt), e l'elenco potrebbe essere ancora più lungo! I lavoratori di moltissimi settori sembrano accettare questa situazione di continui attacchi e accordi concertativi. Le manovre fatte ad arte dal PP, rispetto alla questione catalana e dell'ETA, allo copo di distogliere l'attenzione delle masse, sarebbero di corto respiro se da parte dei vertici di Ugt e CcOo, si mettesse in campo una strategiae un piano coerente di unificazione di tutte le lotte e i conflitti.
L'idea che si sta sviluppando tra la classe lavoratrice, e quindi anche tra gli insegnanti, è che bisogna prepararsi per conflitti molto duri e prolungati nel tempo e che ci sarà da lottare fino alla fine per difendere ogni singola conquista. È per questo che si sta arrivando alla conclusione che scioperi o lotte di un singolo giorno non sono sufficienti, anche se queste sono generali. L'idea di mobilitazioni più incisive e scioperi a oltranza si sta estendendo a settori sempre più ampi di lavoratori. Tutto fa pensare a un'ascesa della lotta di classe in Spagna e a un inasprimento della stessa, e che porrà anche all'ordine del giorno la necessità di trovare un'alternativa valida agli attuali dirigenti di UGT e CCOO in modo tale da riflettere più fedelmente l'ambiente respirato dalla classe, e che la classe operaia e le sue organizzazioni assumano un programma politico che proponga il superamento del capitalismo.