Dal 25 al 27 giugno si è tenuto il secondo incontro panamericano delle imprese recuperate dai lavoratori.
Più di 200 lavoratori si sono riuniti nella biblioteca nazionale di Caracas per discutere delle prospettive per il movimento delle fabbriche occupate a livello internazionale. Delegazioni di lavoratori sono arrivate da ogni parte del mondo, compresi il Paraguay, la Bolivia, il Messico, l’Argentina, il Brasile, il Venezuela, l’Iraq e il Canada.
Erano presenti attivisti dirigenti dalla Mitsubishi, dalla Vivex, dalla Inveval, dalla Gaviota recentemente nazionalizzata, dalla fabbrica Cabelum in Guayana, il Fronte dei lavoratori della sanità di Lara, gli attivisti sindacali della CEMEX e di tanti altri sindacati e fabbriche occupate. Diversi dirigenti sindacali boliviani della COB (la federazione centrale operaia), della centrale operaia locale di Oruro e della FSTMB (la federazione sindacale dei minatori) purtroppo non hanno potuto essere presenti per diverse ragioni e hanno mandato le loro scuse.
La sessione iniziale è cominciata alle 14:00 del 25 giugno. Dopo dei brevi saluti Serge Goulart (il coordinatore nazionale del Movimento delle Fabbriche Occupate in Brasile) ha presentato il primo intervento: Eduardo Samàn, ministro Venezuelano del commercio, che ha parlato a lungo del bisogno di approfondire il processo rivoluzionario in Venezuela. Il capitalismo mondiale è in crisi e “non possiamo aspettare che collassi su se stesso da solo”. A questo fine ha fatto un appello alle masse lavoratrici ad organizzarsi per difendere e approfondire la rivoluzione in Venezuela. Ha poi concluso il suo intervento ribadendo l’importanza di questo incontro nel costruire una memoria collettiva delle esperienze condivise dai lavoratori. Il ministro ha ricevuto con diversi doni tra cui “La battaglia della Inveval: la lotta per il controllo operaio in Venezuela” di Pablo Cormenzana, un militante della Tendenza Marxista Internazionale (TMI) in Venezuela. Anche César Gonzales, coordinatore delle imprese recuperate dai lavoratori in Paraguay, ha donato al ministro un film su Cerámica Itauguá, uno stabilimento di ceramiche paraguyanao occupato dai lavoratori.
Nell’incontro è intervenuto anche Lalo Paret, del Movimento Nazionale delle Fabbriche Occupate in Argentina, che ha parlato dell’importanza di distinguere tra le cooperative di lavoratori e la nazionalizzazione delle fabbriche sotto il controllo operaio. Le cooperative non arrivano al nocciolo del problema: il capitalismo. Se i lavoratori gestiscono un’azienda secondo il modello cooperativistico, saranno costretti a far propria la logica competitiva del capitalismo. La nazionalizzazione sotto il controllo operaio, al contrario, assicura che gli interessi dei lavoratori non vengano sottomessi ai diktat del mercato. Anziché appartenere ai soli lavoratori che vi lavorano, la fabbrica appartiene a tutti i lavoratori, alla società nel suo complesso. Questa è stata un’importante lezione appresa dall’esperienza argentina.
Di seguito è intervenuto Luis Primo del FRETECO, che è anche uno dei compagni che hanno organizzato sia il primo che il secondo incontro panamericano delle imprese recuperate ed è un attivista riconosciuto dell’UNT. Ha sottolineato che uno dei principali problemi che la classe operaia si trova ad affrontare in Venezuela e negli altri paesi è come trasformare la gestione capitalista in gestione operaia. Finora i lavoratori hanno imparato molto sul controllo operaio, ora è il momento di imparare la gestione operaia. I lavoratori devono impararlo come “articolare il livello nazionale con quello internazionale” ha detto.
Anche una rappresentante della Gaviota, una fabbrica di sardine recentemente espropriata, è intervenuta all’incontro. Pascuala ha parlato delle difficoltà di fronte alle quali lei e i suoi colleghi si sono trovati quando hanno deciso di occupare la fabbrica. All’inizio è stato difficile perché mancavano le materie prime. Molti lavoratori si sono scoraggiati e pensavano che non ce l’avrebbero potuta fare. Alla fine le materie prime sono arrivate e i lavoratori hanno avuto la conferma che “uniti ce la possono fare”. Hanno scoperto che possono portare avanti la produzione sotto il controllo operaio. “Possiamo produrre senza i padroni” ha detto Pascuala. Ora sono i lavoratori a decidere quanto viene prodotto e dove viene mandato. “Adesso facciamo tutto – e abbiamo cominciato a mangiare le sardine!”
Félix Martínez, segretario generale del Sindacato “Nuova generacion” dei Lavoratori della Mitsubishi (SINGETRAM), è intervenuto di seguito sulla brutalità della polizia che ha provocato la morte di due compagni. “Prima di Chavez, ha detto, i sindacati non godevano di alcun appoggio”. Gli attivisti venivano aggrediti e uccisi regolarmente. Chavez è stato in grado di garantire un appoggio ai lavoratori in lotta in Venezuela. Ma da quando sono morti i due lavoratori della Mitsubishi la lotta economica si è trasformata in lotta politica e questa richiede una base ideologica. “Da quando abbiamo incontrato la Tmi, ha detto, abbiamo imparato a considerare l’importanza dell’ideologia. Stiamo organizzando una scuola per i lavoratori”.
Inoltre ha parlato dell’importanza dello scambio di idee tra i lavoratori di paesi diversi nella lotta per il socialismo. Abbiamo bisogno di sindacati con più democrazia e di dirigenti che combattano per i lavoratori, per difendere i loro interessi collettivi. Con particolare enfasi ha insistito sulla necessità di trasferire i mezzi di produzione ai lavoratori. “Siamo parte dello sviluppo del socialismo su scala mondiale. Sono pienamente convinto che questa sia l’unica strada da intraprendere – collettivamente. La nostra solidarietà è permanente”.
Dopo l’intervento di Félix è stato rispettato un minuto di silenzio per in due lavoratori della Mitsubishi morti e per tutti i lavoratori che sono stati perseguitati o uccisi.
L’ultimo intervento del giorno è stato quello di Jorge Paredes, presidente del sindacato alla Inveval e membro del consiglio di fabbrica, che ha parlato dell’importanza di eliminare la proprietà privata e di combattere la burocrazia e lo stato e ha analizzato come il coordinamento sotto la sigla del FRETECO è stato un fattore fondamentale nell’organizzazione di queste lotte.
Durante il secondo giorno sono stati fatti rapporti sullo stato del movimento operaio in diversi paesi. Sono intervenuti sulla situazione dei loro rispettivi paesi rappresentanti provenienti dall’Iraq, dal Canada, dalla Turchia e dal Paraguay.
Dopo i rapporti internazionali, Pablo Cormenzana, autore della “Battaglia dell’Inveval”, ha parlato della rivoluzione venezuelana e della lotta delle fabbriche occupate. Pablo ha sottolineato il fatto che il punto centrale per la rivoluzione operaia in Venezuela è il movimento delle fabbriche occupate. Ma sfortunamente i lavoratori venezuelani non possono fare affidamento sullo stato per difendere i propri interessi. All’interno del governo ci sono elementi che rappresentano gli interessi della borghesia e il caso della Inveval lo dimostra chiaramente. “E’ un microcosmo della lotta di classe” ha detto. È stata nazionalizzata 4 anni fa ma, anzichè produrre a pieno regime, si limita a riparare valvole a causa del sabotaggio da parte della burocrazia. Nonostante Chavez abbia elogiato la Inveval come un esempio da seguire, abbia firmato il decreto per l’approvazione del suo bilancio e anche per l’esproprio dell’Acerven (la sua “fabbrica-sorella”, una fonderia essenziale per la produzione alla Inveval), nulla di tutto ciò è stato concretizzato e la burocrazia continua a sabotare deliberatamente la Inveval. Ciò mette in luce la necessità di lanciare una campagna di solidarietà a livello internazionale.
Allo stesso modo i bisogni dei lavoratori non vengono soddisfatti nella società venezuelana nel suo complesso. La burocrazia continua a rappresentare una minaccia e un ostacolo per la rivoluzione. E con la crisi economica la situazione è sempre più a rischio; ciò sta ponendo la questione della direzione all’ordine del giorno. La classe operaia ha bisogno di portare a termine la rivoluzione, ha bisogno di prendere il potere. È per questo che è così importante organizzare i consigli di fabbrica a livello nazionale.
Il secondo giorno si è concluso con un dibattito sulla proprietà privata in contrapposizione a quella collettiva. Il dibattito è stato vivace, con molti interventi dal pubblico. Luis Primo ha moderato la discussione. Gerardo Xicotencatl, dirigente sindacale di Olympia, una fabbrica occupata in Messico che nel paese rappresenta una delle lotte chiave, ha parlato della situazione politica e sociale in Messico in generale e della lotta che si sta sviluppando concretamente all’Olympia in particolare.
Il terzo giorno c’è stata una discussione sulla repressione dei lavoratori a livello internazionale. Lavoratori provenienti dall’Argentina, dal Brasile e dal Venezuela hanno parlato delle loro esperienze. Josie dal Brasile ha parlato anche del problema degli studenti nel suo paese. Alla fine si è proposto di creare un tribunale internazionale sulla questione della criminalizzazione dei movimenti sociali e della repressione dei lavoratori in tutto il mondo. Questa proposta è stata accolta all’unanimità.
E' stata discussa e votata all’unanimità anche una risoluzione di solidarietà con le masse iraniane (in inglese). Questa risoluzione condanna il reazionario regime islamico e appoggia il movimento rivoluzionario che ha manifestato nelle strade nonostante la dura repressione. Ciò dimostra come i lavoratori dell’America Latina stiano seguendo gli eventi in Iran e siano pienamente solidali con i loro fratelli e sorelle di classe in lotta in Iran.
E’ stata approvata inoltre un’altra risoluzione che chiede al presidente del Brasile Lula di restituire la Cipla e la Interfibra ai lavoratori.
La risoluzione finale dell’incontro sarà disponibile a breve con un’appendice con i saluti internazionali mandati dall’incontro a vari paesi.
Il bilancio di questo incontro è straordinariamente positivo. Era il seguito del primo incontro che si è tenuto nell’ottobre 2005. Ma questa volta la situazione politica su scala mondiale lo ha posto su un livello qualitativamente superiore. Da un lato perché i lavoratori percepivano di aver organizzato e finanziato loro stessi questo incontro. Dall’altro perché la crisi economica del capitalismo sta spingendo nuovi settori nella lotta e queste lotte stanno assumendo una natura sempre più militante. È fondamentale quindi unirle e costruire l’unità proletaria anche a livello internazionale.
L’ultima decisione dell’incontro è stata di tenere il terzo a Buenos Aires, in Argentina, e di dargli un carattere internazionale, coinvolgendo non solo i paesi dell’America Latina, ma anche dell’Europa, del Medio Oriente, dell’Asia e dell’Africa.
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Source: FalceMartello