Il volantino che diffonderemo in tutta Italia il 12 dicembre
Finalmente lo sciopero è arrivato. Ma il governo tira dritto sulla sua strada. Questo ci obbliga a ragionare su come continuare la mobilitazione a un livello più alto
. Il 25 ottobre, il 14 e il 21 novembre con la Fiom, sono stati passaggi partecipati ed entusiasmanti. Hanno mostrato che la voglia di lottare nel paese è più viva che mai. Ma ora bisogna passare dalle dimostrazioni a lotte che colpiscano i padroni e il governo dove fa più male.
Come si fa a rendere la mobilitazione più incisiva? In primo luogo bisogna dotarsi di una piattaforma veramente efficace.
La Camusso a Roma ha affermato che dobbiamo estendere l’articolo 18, lo Statuto dei lavoratori a tutti e che è necessario difendere ogni posto di lavoro. Più che giusto! Se da un lato si afferma ciò, dall’altro però, nel disperato tentativo di riaprire una trattativa col governo, si fa un’apertura verso i contratti a tutele crescenti.
Pensare che si possa estendere i diritti, difendere i posti di lavoro e nello stesso tempo accettare dei peggioramenti per i neo assunti, significa dividere i lavoratori e indebolire la mobilitazione. Ma una piattaforma non basta. È necessaria anche un’organizzazione adeguata dei lavoratori che le direzioni sindacali, da sole, non sono in grado di assicurare.
Le responsabilità del gruppo dirigente sono evidenti a partire dalla indisponibilità a organizzare la mobilitazione contro la riforma Fornero. Renzi si fa forza di questa inadeguatezza dei vertici sindacali, e quando accusa strumentalmente la Cgil di non aver fatto nulla contro il precariato che è dilagato in questi anni non dice il falso. Per troppo tempo il gruppo dirigente della Cgil è stato a guardare, quando non ha collaborato con lo smantellamento dei nostri diritti.
Per dare veramente forza alla lotta bisogna affiancare ai sindacati un coordinamento nazionale che rappresenti direttamente i lavoratori e le Rsu.
Nessuno meglio di chi è in produzione sa organizzare scioperi efficaci. Lo sciopero deve generalizzarsi, indurirsi e assumere un carattere permanente. Fino ad occupare le fabbriche, come ha proposto Landini, quando si propone di chiuderle.
In ogni fabbrica, in ogni luogo di lavoro devono essere organizzate assemblee per discutere la piattaforma ed eleggere dei delegati di vertenza che si riuniscano in coordinamenti cittadini, regionali, fino al livello nazionale. Si potrebbe organizzare una grande assemblea nazionale, a gennaio, in cui si discuta della piattaforma, della continuazione della mobilitazione eleggendo una delegazione nazionale dei lavoratori in produzione che potrebbe affiancare i segretari nazionali nella gestione della vertenza.
Tutti devono poter eleggere ed essere eletti delegati nel coordinamento, una testa un voto, con tutti i delegati revocabili in qualsiasi momento.
Solo così si potrà ottenere quell’unità che è necessaria per proseguire la mobilitazione e vincere.
Facciamo appello anche ai sindacati di base ad aggiungersi, con le proprie posizioni, ai cortei della Cgil, per raggiungere il massimo di unità del movimento. Marciare separati colpire uniti! Nelle stesse date, nelle stesse piazze, anche se in spezzoni differenti. In una parola generalizzazione dello scontro e gestione centralizzata della lotta sotto il controllo di un coordinamento nazionale dei delegati che risponda direttamente ai lavoratori.
Prendere l’iniziativa oggi, colpire i profitti, è l’unica cosa che possiamo fare per vincere questa battaglia.
Ma se l’unità delle lotte è necessaria non è sufficiente. Facciamo appello alla Fiom, alla Cgil, ai sindacati classisti per lanciare una grande campagna per la formazione di un partito dei lavoratori nel nostro paese, un soggetto di cui si sente obiettivamente la mancanza. Un partito basato su una politica di indipendenza di classe, che parta dal punto di vista dei lavoratori e delle classi subalterne.
In una crisi così devastante del sistema non possiamo limitarci a una battaglia esclusivamente sindacale. L’unico modo per vincere davvero è mettendo in discussione il sistema che è alla base di questa crisi.
Avanti fino alla vittoria!
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