Come atto finale di una farsa Fernando Lugo è stato destituito dalla carica di presidente costituzionale del Paraguay, carica a cui era stato eletto con schiacciante maggioranza popolare nel 2008, dopo 61 anni ininterrotti di governo e dittatura del Partito Colorado. Il golpe parlamentare rappresenta la reazione a un processo che, tra mille contraddizioni, apriva spazi di partecipazione popolare in un paese dominato dai latifondisti e dalle multinazionali. Ora è necessario che questa partecipazione si trasformi in una mobilitazione massiccia in grado di difendere e allargare il processo.
Lugo è stato destituito dal Congresso per “cattivo svolgimento delle sue mansioni” in un giudizio politico sommario e sbrigativo sulla scorta di una norma costituzionale vigente in Paraguay. Secondo uno schema già sperimentato in Honduras si è utilizzato un paravento democratico per organizzare un colpo di stato contro la volontà democratica espressa dal voto popolare nelle urne, una volta che questa si sia dimostrata contraria agli interessi della classe dominante.
Di fatto il dossier accusatorio del Congresso contro il presidente Lugo enumera cinque imputazioni, tra cui risaltano l’istigazione e la complicità nell’occupazione delle terre nella zona di Nacunday e il massacro di Curuguaty. Nei dintorni di questa città un gruppo di contadini senza terra ha occupato un podere di 2000 ettari di proprietà, grazie a sotterfugi legali, di un proprietario terriero ex senatore e presidente del Partito Colorado. Il 15 giugno, su ordine della magistratura distrettuale, la polizia interviene per sgomberare il terreno di cui i contadini chiedevano la distribuzione. Franchi tiratori infiltrati tra i contadini aprono il fuoco e gli scontri lasciano sul terreno 6 morti tra i poliziotti e 11 tra i contadini oltre a 50 feriti.
Il modo precipitoso con cui, dopo una sola settimana da questi fatti, è stato destituito il presidente, la circostanza che negli scontri di Curuguaty è stato ucciso il fratello del capo della sicurezza presidenziale, la campagna da parte della stampa locale e delle multinazionali contro funzionari governativi intenzionati a limitare l’utilizzo nel paese di semi transgenici brevettati da Monsanto, tutto ciò fa chiaramente capire come l’imboscata di Curuguaty sia stata organizzata contro il governo con l’obiettivo di mettere fine al mandato presidenziale per la paura che, nell’ultimo anno di carica, le organizzazioni sociali che l’appoggiano potessero esigere e consolidare misure più radicali di quelle che hanno caratterizzato la presidenza di Lugo.
Contro la destituzione del presidente hanno votato solo la ridotta pattuglia di deputati di sinistra, collegati al Frente Guasù (ampio in lingua guaranì). A favore ha votato invece il Partido Liberal Radical Autentico (PLRA), parte della Alianza Patriotica Para el Cambio, la coalizione che sostenne Lugo nel 2008. Negli anni ’70 e ’80 il PLRA è stato il principale partito d’opposizione alla dittatura di Stroessner. Oggi un esponente del partito, l’ex vicepresidente Franco, assume la più alta carica dello Stato tradendo il mandato popolare. La parabola del PLRA è quella classica del nazionalismo borghese, sempre pronto a capitolare di fronte agli interessi dei padroni in cambio di un posto al tavolo del banchetto.
Non è tuttavia la debolezza dell’appoggio parlamentare ad aver condannato Lugo quanto le sue incertezze nei confronti delle aspettative popolari. Come altri governi della regione, quello di Lugo può vantarsi di piccole riforme e tassi di crescita economici esplosivi, con il record regionale del 14% in Paraguay, ma nessuno dei problemi strutturali del paese è stato affrontato alla radice.
L’economia paraguaiana dipende fondamentalmente dall’esportazione di prodotti agricoli e di allevamento. Multinazionali del calibro di Monsanto e Cargill e latifondisti che hanno accumulato terre e fortune all’ombra del potere politico rappresentato dal Partido Colorado e dalla dittatura di Stroessner, controllano questi settori economici fondamentali liberi da imposte. L’85% della terra (30 milioni di ettari) è nelle mani del 2% dei proprietari.
Il tasso di disoccupazione è del 6,4%,ma quello di sottoccupazione è del 25,1%. Più di un terzo della popolazione lavora in nero e un altro terzo è impiegato in piccole imprese del settore privato che non riconoscono il diritto al contratto collettivo né la presenza di sindacati. Il 64% dei lavoratori paraguaiani ha un salario al di sotto del minimo garantito per legge. Metà della popolazione che vive nelle campagne e un terzo di quella urbana vivono al di sotto della soglia di povertà.
Il governo di Lugo non ha nazionalizzato nessun settore economico chiave, non ha realizzato una vera riforma agraria, non ha liberato il paese dal soffocante controllo delle multinazionali del settore agroindustriale, tutte misure che sarebbero state necessarie per affrontare i problemi strutturali della disuguaglianza nel paese e per consolidare l’appoggio delle masse, entusiasta nel 2008, cercando con esso di condizionare la vita parlamentare.
Viceversa si è dedicato alla ricerca di equilibri parlamentari con concessioni sempre più aperte al binomio Partido Colorado-PLRA. Persino di fronte ai fatti di Curuguaty la risposta è stata l’entrata nelle fila del governo di un esponente del Partido Colorado. La debolezza stimola sempre l’aggressione. Come gli stessi deputati hanno affermato nel loro atto d’accusa, la sola esistenza di un governo sostenuto da un’ampia maggioranza di contadini, gente senza terra e lavoratori, rappresentava un pericolo nel caso in cui questi avessero occupato le terre esigendo, prima della fine del mandato, la loro spartizione insieme ad altri diritti sindacali. Questa è la ragione del golpe.
Lavoratori, contadini, giovani e attivisti paraguaiani sanno bene che persino le piccole riforme introdotte da Lugo, come il programma di distribuzione di computer a bambini in età scolare, l’introduzione di una pensione decente per gli anziani, la costruzione di nuove abitazioni, ecc…, saranno cancellate o utilizzate in modo populistico per permettere il saccheggio del paese se il colpo di stato si consoliderà.
L’unico modo per sconfiggere il golpe “democratico” consiste nel fare ciò che Lugo non ha fatto: appoggiarsi alla mobilitazione delle masse e al loro protagonismo occupando così gli spazi aperti dall’azione di governo di Lugo, impedendo che siano chiusi dalla destra parlamentare.
Il Fronte Guasù, di sinistra moderata, l’Espacio Unitario-Congreso Popular, di ispirazione socialista e comunista, le centrali sindacali di classe come la CUT e le organizzazioni sindacali contadine devono convocare uno sciopero generale a oltranza e bloccare economicamente il paese per evitare che il golpe si affermi. Non c’è altro modo per sconfiggere il colpo di stato “democratico”. È necessario organizzare comitati di resistenza che, con l’appoggio decisivo della masse, sconfiggano il golpe e sciolgano tutte le ambiguità e le contraddizioni del governo Lugo.
Translation: Falce Martello (Italy)