Da due mesi è in corso a Sassuolo (Mo) una dura lotta contro lo sgombero del palazzo verde di via San Pietro dove abitavano una sessantina di famiglie operaie, quasi tutte di immigrati, sgomberate dalle loro case in giugno. Dopo il corteo di mille persone del 2 luglio la giunta di centrosinistra ha ribadito la sua scelta e la sua arroganza. Come spiegavamo nel precedente articolo le offerte di indennizzo di 15mila euro per appartamenti pagati anche 53mila e in cambio di case in affitto (forse a prezzi agevolati per pochi anni) sono elemosine inaccettabili. L’obiettivo del Comune è convincere i proprietari a cedergli la casa, per poter così abbattere il palazzo…
La giunta inoltre sostiene che ci sono 170mila euro di debiti (ma a giugno non parlava di 250mila?) tra spese condominiali, luce, acqua e gas. Va ricordato che qualche anno fa l’allora amministratrice condominiale scappò con 150 milioni di vecchie lire versate dai condomini; inoltre, alcuni di loro comprando l’appartamento hanno ereditato senza esserne informati i debiti dei precedenti proprietari. Ora il Comune vuole scalare queste spese dai 15mila euro di indennizzo, senza fare nessuna chiarezza sull’origine di questi debiti, in nome di una legalità che se ne frega delle difficoltà economiche che costringono nella miseria migliaia di lavoratori che non sanno come arrivare a fine mese! Ma non basta. Ulteriore provocazione, anche i 200mila euro spesi per lo sgombero verrebbero scaricati sulle spalle delle famiglie del palazzo verde. Cosa rimarrà dei già miseri 15mila euro?
Il sindaco dice di voler cambiare destinazione d’uso all’area su cui sorge il palazzo nel quartiere Braida di Sassuolo. Contemporaneamente, la Fondazione Cassa di Risparmio ha stanziato 540mila euro in un progetto dal nome altisonante: “Superare l’emergenza Braida”. Visto che non stiamo parlando di un ente di beneficenza, quale tornaconto avrà la Fondazione Cassa di Risparmio e le banche ad essa collegate?
Dopo la grande manifestazione del 2 luglio il Comitato casa San Pietro, sorto nella lotta, ha proseguito la sua battaglia su più fronti. Primo fra tutti l’intervento rivolto ai lavoratori e alle loro organizzazioni. Volantinando davanti a fabbriche, mense e supermercati abbiamo lanciato un’assemblea pubblica cui ha partecipato anche il segretario provinciale della Cgil, Pivanti. Siamo intervenuti in un’assemblea pubblica dei Ds di Sassuolo facendo appello alla base del partito e denunciando la politica dei loro dirigenti nei confronti dei lavoratori del palazzo verde.
Il 15 luglio a Sassuolo si è svolta la prima assemblea del comitato in collaborazione col circolo locale del Prc. Erano presenti più di cento persone tra cui diversi lavoratori e delegati di fabbrica, funzionari Cgil e dirigenti del Prc della federazione di Modena. I compagni del comitato hanno spiegato che stiamo lottando per poter rientrare nel palazzo e ristrutturarlo. Proprio mentre scriviamo, tramite il nostro avvocato, abbiamo presentato il ricorso al TAR dove si chiede l’annullamento dell’ordinanza di sgombero; questa richiesta è rafforzata anche da una controperizia effettuata da un ingegnere dell’Unione Inquilini che esclude il pericolo di crollo del palazzo e sostiene la possibilità della ristrutturazione.
Durante l’assemblea del 15 la direzione Cgil e in parte il Prc di Modena hanno sostenuto che lottare per rientrare nel palazzo significa non fare nulla per contrastare la ghettizzazione degli immigrati. Peccato che queste siano argomentazioni utilizzate dalla Giunta per giustificare lo sgombero. “Integrazione” è una bella parola, ma quando lavori in fabbrica in condizioni pietose, accettando anche salari più bassi della media grazie al ricatto della Bossi-Fini, quando la polizia può entrarti in casa e perquisirti in ogni momento e senza valide giustificazioni, la vera integrazione è quella col proletariato italiano nella lotta contro questi soprusi. I sindacati e il nostro partito hanno il dovere di schierarsi incondizionatamente dalla parte del comitato. Da subito sono partiti i nostri appelli per tenere assemblee nei luoghi di lavoro e attivi di delegati per spiegare gli interessi economici di banche e palazzinari che si celano dietro questo sgombero. Il 18 luglio si è tenuto a Fiorano (Mo) un attivo dei delegati Cgil del sassolese sul tema casa. Sono intervenuti tre delegati che fanno parte del comitato parlando del legame tra crisi economica, licenziamenti, tagli allo stato sociale e la necessità per i padroni di dividere il movimento operaio su basi nazionali e religiose. Oggi si colpiscono i lavoratori immigrati, più ricattabili e isolati, domani toccherà agli italiani. Assemblee come questa devono essere il punto di partenza per lanciare una lotta generale sulla casa che rivendichi piani di edilizia pubblica popolare e il ripristino dell’equo canone. I soldi per tutto questo ci sono, sono i miliardi di profitti che i padroni fanno col nostro sudore. In nome di questi profitti, gli stessi che ci sfruttano nelle fabbriche ci impongono affitti e mutui insostenibili. L’organizzazione da parte della Cgil di uno sciopero provinciale per il diritto alla casa sarebbe un passo in avanti fondamentale.
Molto spesso il proletariato, se non vede una via d’uscita, accetta i capri espiatori che la classe dominante gli propina per giustificare le condizioni in cui ci fanno vivere. A Sassuolo lo stesso centrosinistra ha per anni alimentato l’odio e i pregiudizi più rivoltanti contro gli immigrati. La Giunta si è servita della delinquenza e dello spaccio di droga (comunque conseguenze della miseria e del marciume capitalista) per aizzare i lavoratori italiani contro quelli stranieri. In questo modo hanno potuto cacciare intere famiglie dalle loro case, dicendo alla popolazione di Sassuolo che così si sarebbe eliminato il problema della micro-criminalità da quel quartiere… balle! Gli spacciatori che agivano senza essere disturbati dalla polizia sotto il palazzo verde si sono spostati di 50 metri, sotto un edificio anch’esso guarda caso a rischio di sgombero.
La situazione sta sfuggendo di mano anche ai Ds. All’ultimo consiglio comunale la maggioranza è stata fischiata e insultata da una folla di sassolesi, dopo che il sindaco aveva accennato e poi ritirato un progetto di edilizia popolare nel quartiere operaio Rometta di Sassuolo. La sola voce che in quel piano potessero rientrare gli sgomberati di via San Pietro ha creato forte malumore. Ovviamente a cavalcare strumentalmente la protesta ci sono la Lega Nord e An. La lezione è chiara: chi semina vento non può che raccogliere tempesta! Ovvero, se la sinistra lascia intendere che per dare diritti agli immigrati li si devono togliere agli italiani e viceversa, si regala alla destra consenso anche tra i lavoratori.
L’uscita del Prc dalla maggioranza locale ha dato ulteriore slancio alla nostra lotta. Gli appelli del sindaco Pattuzzi e dei dirigenti Ds affinché Rifondazione rientri in Giunta sono segnali di difficoltà che hanno un chiaro significato politico: vogliono che il Prc dia una copertura da sinistra agli attacchi contro i lavoratori. È positivo, invece, che il senatore Malabarba del Prc si sia impegnato a presentare un’interrogazione parlamentare sul palazzo verde; analogamente, il capogruppo Masella presenterà un’interrogazione in Regione e ha appoggiato esplicitamente le rivendicazioni e la lotta del Comitato come anche la federazione di Bologna.
Abbiamo scelto di avviare la battaglia anche sul piano legale, nonostante la consapevolezza che la Magistratura non è un organo indipendente dalle pressioni di chi detiene il potere economico e politico. La presenza di un avvocato che ha analizzato nel dettaglio le ingannevoli proposte del sindaco, evidenziato le irregolarità amministrative commesse dalla Giunta e strutturato il ricorso al TAR è stata un fattore importante per tenere unito il fronte della lotta.
Momenti di difficoltà e sconforto non sono mancati. La Giunta combina polizia e falso dialogo; da una parte, infatti, si sono susseguite proposte individuali senza mai mettere nulla nero su bianco, dall’altra, la repressione non si è mai fermata. La polizia continua a minacciare immigrati impegnati nella lotta paventando difficoltà per rinnovare il permesso di soggiorno, il Comune fa lo stesso con i certificati di residenza. In una delle nostre assemblee, due agenti di polizia hanno bloccato l’intervento in arabo di un compagno chiedendogli i documenti, i controlli polizieschi nei phone center aumentano vertiginosamente. Ma la risposta di questi lavoratori è stata la determinazione di chi sa di avere ragione.
Facciamo appello ai sindacati, al Prc e a tutta la sinistra perché si uniscano con spirito militante alla lotta e aderiscano alla prossima manifestazione in preparazione per inizio ottobre.
7 settembre 2005