“Come in tutto il Terzo Mondo, le donne, e soprattutto le lavoratrici povere in Pakistan, soffrono. A volte credo che loro hanno bisogno una rivoluzione socialista più di chiunque altro. È l’unica strada per la libertà!“ (Anam Patafi)
Una delle serate del congresso mondiale 2016 della Tendenza Marxista Internazionale (TMI) è stata dedicata alla discussione sulla lotta delle donne in Pakistan. Questa riunione è stata proposta in risposta alle numerose domande dei compagni partecipanti al congresso riguardo a come diffondere le idee marxiste e sviluppare l’attivismo politico militante tra le donne in un paese dove l’oppressione femminile è così marcata. Anam Patafi ha parlato per circa un’ora e mezza e ha risposto a molte domande sulla questione.
Innanzitutto, ha spiegato come le terribili condizioni economiche e religiose giochino un ruolo enorme in Pakistan. Dal punto di vista economico, i dati non lasciano dubbi. Circa il 56% della popolazione è analfabeta, c’è una mancanza di acqua e elettricità quotidiana, e il tasso di disoccupazione è altissimo. Le condizioni di vita e di lavoro sono a un livello che sarebbe dovuto essere abolito secoli fa. Allo stesso tempo, la stragrande maggioranza della popolazione vive sotto un regime religioso che mantiene vivo un codice morale vecchio di 1500 anni. Queste tradizioni feudali sono sfruttate molto efficientemente dal sistema capitalista.
Nel suo discorso, Anam ha ripetuto che la condizione della donna deve necessariamente essere letta in questo contesto. Per il capitalismo, è molto importante che le donne rimangano oppresse.
Patafi ha spiegato che la situazione delle donne pakistane è molto differente da quella delle donne europee. Ma allo stesso tempo ci sono due tipologie di donne pakistane: le donne povere – figlie dei lavoratori -, e le donne ricche, tra le quali non è possibile fare alcun tipo di paragone, perché nonostante il regime religioso sia lo stesso, il fatto che le donne borghesi abbiano accesso a una diversa educazione e a diverse condizioni di vita cambia radicalmente le loro vite.
Come Anam ha spiegato, le donne pakistane vivono in un mondo che non permette loro di raggiungere nessun genere di felicità, anche riguardo alle questioni più basilari. Una donna pakistana non sa cosa significhi costruire un qualunque legame affettivo con suo marito, con i suoi figli o i suoi fratelli e sorelle.
Anam ha sottolineato il fatto che in Pakistan la nascita di un figlio maschio è fonte di grande gioia, mentre la nascita di una femmina causa un’enorme tristezza. Una donna è considerata un fardello per la famiglia. Perciò, una ragazza che cresce nel tradizionale ambiente pakistano vive sotto un’oppressione talmente brutale che le rende impossibile crescere in modo sano, sia fisicamente che psicologicamente.
Un compagno ha chiesto ad Anam come abbia fatto a lasciarsi queste antiche tradizioni alle spalle e a diventare marxista. La compagna ha raccontato di aver avuto la fortuna di crescere in una famiglia di tradizione marxista, che l’ha introdotta alla militanza rivoluzionaria. Ma, nonostante la sua sia un’eccezione, nonostante tutte le condizioni imposte in questo paese, ha affermato che è invece possibile sviluppare un lavoro militante e costruire una società in cui la situazione delle donne pakistane sia diversa.
Continuando il discorso, ha spiegato che solo il 12% delle donne va a scuola. Generalmente, le donne sono condannate a vivere chiuse in casa, prepararsi al matrimonio e a dedicarsi ai lavori domestici. Non hanno nessuna possibilità di scegliere il loro futuro. Quando una donna s’innamora dell’uomo sbagliato – un uomo che non è stato scelto dalla famiglia, che non è l’uomo alla quale la sua famiglia l’ha venduta – viene severamente punita, spesso con la morte. Ogni anno più di mille donne vengono assassinate per questioni d’onore, perché sono scappate via con un uomo o hanno commesso adulterio. D’altra parte, quando si sposano sono trattate come oggetti, come serve, come strumento di piacere sessuale o sadico e violento, dal momento in cui vengono spesso picchiate senza alcuna ragione. La questione dell’adulterio è particolarmente estrema. In molti casi, storie di adulterio vengono costruite solamente per giustificare l’espulsione di una donna dalla casa: il marito non la vuole più e la caccia via, inventandosi un tradimento per sbarazzarsi di lei. È comune che le donne in questa difficile situazione vengano picchiate o bruciate vive nelle piazze o di fronte alle loro case. Le famiglie spesso sono complici. In molti casi i membri della famiglia della donna commettono in prima persona queste atrocità, per scacciare ogni sospetto di disonore che lei potrebbe aver attirato su di loro.
Anam ha spiegato che, attualmente, oltre a tutti gli altri problemi, in Pakistan c’è una segregazione di genere.
Le donne pakistane si sposano prima dei 18 anni e molte di loro sono già “sposate” quando hanno 5 o 6 anni, in modo che le famiglie possano sbarazzarsi della spesa.
Nonostante tutto questo, molte donne possono superare questi ostacoli e ribellarsi. Possono iniziare a partecipare alla vita politica e ai movimenti, soprattutto se lavorano. Il fatto che una parte delle donne pakistane sia entrata nel mercato del lavoro è una conseguenza della necessità del capitalismo di ridurre il costo del lavoro, poiché guadagnano tra il 30 e il 70% in meno rispetto a un uomo, per la stessa mansione. Nonostante ciò, l’entrata nel mercato del lavoro cambia le condizioni della donna. Ora ha una vita, parla con altre persone, vede un pezzo di mondo. La sua coscienza fa un balzo fondamentale. Oggi i più grandi sindacati degli insegnanti e degli infermieri sono composti principalmente da donne, e nell’ultimo anno hanno organizzato scioperi e proteste.
Anam ha spiegato che la nostra organizzazione ha fatto sforzi costanti per guadagnare donne al marxismo e alla militanza, e quelle donne solitamente si avvicinano non per la propria condizione di donne, ma per l’estrema povertà che loro e i loro figli subiscono. Dopo un primo contatto, è possibile aprire un dialogo a proposito del ruolo della donna nella società e del bisogno di cambiare il sistema.
Nonostante tutti questi orrori, Anam, con un sorriso tranquillo, ci ha detto che in Pakistan c’è un proverbio che dice “La nostra musica basta per uccidere i fondamentalisti”.
Anam ha concluso dicendo che se nel resto del mondo la rivoluzione socialista è fondamentale, in Pakistan è una questione di sopravvivenza immediata.