Benazir Bhutto è stata uccisa da un attentatore suicida. La leader del Partito del popolo pakistano (Ppp) aveva appena parlato in un comizio organizzato dal Ppp a Rawalpindi quando è avvenuto l’attacco suicida. Le prime agenzie parlavano di almeno 100 morti ma secondo le ultime notizie le vittime dovrebbero essere una quindicina.
Questo attacco omicida nei confronti del Ppp è avvenuto nel mezzo di una campagna elettorale dove le masse desideravano un cambiamento dopo anni di dittatura militare. L’appoggio al Ppp era in aumento e sicuramente avrebbe preso la maggioranza nelle elezioni politiche ed amministrative che dovrebbero tenersi il prossimo 8 gennaio.
La campagna del Ppp stava acquisendo forza e l’ala marxista del partito stava ottenendo un appoggio entusiasta al suo programma rivoluzionario e socialista in luoghi totalmente diversi, da Karachi nel sud alle aree tribali del Waziristan nel profondo nord. Queste elezioni avrebbero mostrato un grande spostamento a sinistra in Pakistan e tale prospettiva terrorizzava la cricca dominante. Ecco cosa si cela dietro l’orrore di ieri.
L’attentato è stato un crimine contro i lavoratori ed i giovani del Pakistan, un’aperta provocazione con cui ci si propone di annullare le elezioni che il Ppp era sicuro di vincere e fornire la scusa per una nuova stretta repressiva e la possibile reintroduzione della legge marziale. È un atto controrivoluzionario che deve essere condannato senza riserve.
Chi è il responsabile? L’identità degli assassini ancora sconosciuta. Ma quando l’ho domandato ai compagni di Karachi, la risposta è stata immediata: “sono stati i mullah”. Le forze oscure della reazione in paesi come il Pakistan adottano abitualmente le sembianze del fondamentalismo islamico. Circolano anche voci secondo cui gli spari contro Benazir sarebbero arrivati da una moschea, anche se i media occidentali insistono che l’omicidio è opera di un attentatore suicida.
Chi tira i fili della cospirazione sta tuttavia molto in alto, non importa chi sia il sicario o quali siano i dettagli dell’attentato. I “jihadisti” e i cosiddetti fondamentalisti islamici sono solo pupazzi ed assassini prezzolati delle forze reazionarie che sono radicate all’interno dell’apparato dello stato della classe dominante del Pakistan, sovvenzionate copiosamente dai servizi segreti pakistani (Isi) e dai signori della droga che hanno legami con i Talebani e dal regime saudita, sempre ansioso di appoggiare e finanziare ogni attività controrivoluzionaria nel mondo.
La guerra in Afghanistan sta avendo effetti devastanti in Pakistan. La classe dominante pakistana aveva l’ambizione di dominare il paese vicino dopo la cacciata dei russi. L’esercito pakistano e l’Isi si sono intromessi nelle vicende afgane per decenni ed ancora oggi intrattengono rapporti con i talebani ed i baroni della droga (che sono la stessa cosa). Grandi fortune vengono accumulate dal traffico di droga, che sta avvelenando il Pakistan e destabilizzando la sua economia, la politica e la società.
L’assassinio di Benazir è un’ulteriore dimostrazione del totale marciume, degenerazione e corruzione che sta corrodendo gli organi vitali della società pakistana. La miseria delle masse, la povertà, le ingiustizie chiedono a gran voce una soluzione, ma i capitalisti ed i latifondisti non possono fornirla. Così i lavoratori ed i contadini si sono orientati verso il Ppp per una via d’uscita.
Alcuni a sinistra argomentano: “ma il programma di Benazir non avrebbe potuto offrire una via d’uscita”. I marxisti nel Ppp difendono infatti un programma socialista, il programma con cui il Ppp è stato fondato. Ma le masse possono comprendere quali politiche e quali programmi siano corretti solo attraverso la propria esperienza.
Le elezioni di gennaio avrebbero dato alle masse l’opportunità di fare almeno un passo nella direzione giusta, infliggendo una sconfitta decisiva alla dittatura ed alle forze della reazione, ed in seguito avrebbero avuto la possibilità di conoscere meglio i vari programmi, non in teoria ma in pratica.
Oggi sembra probabile che questa opportunità sia negata dato che il proposito di questa provocazione criminale è piuttosto chiaro: annullare le elezioni. Non conosco ancora le disposizioni delle autorità pakistane, ma sembra impensabile che le elezioni si possano svolgere l’8 gennaio e dovrebbero essere almeno posticipate.
Quali saranno gli effetti dell’attentato sulle masse? Ho appena parlato con i compagni di The struggle a Karachi, dove erano impegnati in una campagna elettorale durissima contro la feccia reazionaria del Mqm(un movimento politico reazionario che si propone di rappresentare i profughi arrivati in Pakistan dopo la divisione dall’India, oggi alleato di Musharraf, ndt): mi hanno riferito che l’ambiente generale era di shock. “ La gente sta piangendo per strada e le donne stanno urlando il loro dolore nelle case. Li posso sentire proprio in questo momento.” Mi ha detto un compagno.
Ma lo shock iniziale si sta tramutando in rabbia. “Ci sono degli scontri a Karachi e in altre città. La gente sta bloccando le strade e bruciando copertoni”. È un avvertimento alla borghesia che la pazienza delle masse è finita. Il movimento delle masse non può essere fermato dall’assassinio di uno o mille leader.
Le masse fanno riferimento sempre alle proprie organizzazioni di massa tradizionali. Il Ppp è nato all’apice del movimento rivoluzionario del 1968-69 quando i lavoratori ed i contadini furono ad un passo dalla presa del potere
Il dittatore Zia uccise il padre di Benazir nel 1979, ciò non impedì la resurrezione del Ppp negli anni ottanta. Le forze del terrorismo di Stato hanno ammazzato il fratello di Benazir, Murtazar, esiliato Benazir e imposto una dittatura militare. Ciò non ha di nuovo impedito che il Ppp sperimentasse una nuova resurrezione quando due o tre milioni di persone sono accorse ad accogliere Benazir al suo ritorno in patria lo scorso ottobre.
Le masse si riprenderanno da questo momento di shock e dolore ed al loro posto subentreranno rabbia ed un desiderio di vendetta. Ciò di cui c’è bisogno però è una vendetta collettiva e non individuale. È necessario preparare le masse per un’offensiva rivoluzionaria che affronti problemi del Pakistan alla radice.
La cricca dominante può posticipare le elezioni, ma prima o poi queste ultime si dovranno svolgere. I reazionari calcolano che la morte di Benazir indebolirà il Ppp, ma questo è un grosso errore! La forza del Ppp non si può ridurre ad un solo individuo: se fosse così, sarebbe dovuto scomparire dopo l’esecuzione di Zulfiqar Ali Bhutto
Il Ppp non è formato da un solo individuo, è l’espressione organizzata della volontà delle masse di cambiare la società. Tre milioni di hanno accolto Benazir al suo ritorno in patria, in decine di milioni erano preparati a votare per il cambiamento nelle elezioni di gennaio. Oggi queste milioni di persone sono in lutto, ma non lo saranno per sempre. Troveranno delle forme di lotta in modo da far sentire la loro voce.
Le masse devono protestare per l’assassinio del leader del Ppp attraverso una mobilitazione nazionale: si devono organizzare presidi, manifestazioni di massa che culminino in uno sciopero generale. Si deve porre la questione della democrazia. Contro la dittatura! Basta con la legge marziale! Nuove elezioni subito!
La direzione del Ppp non deve soccombere a qualunque pressione per il rinvio delle elezioni. Che la voce del popolo si faccia sentire! Il Ppp soprattutto deve tornare al suo programma ed ai suoi principi fondatori .
In tale programma vi è anche l’obiettivo della trasformazione socialista della società. Ciò comprende anche la nazionalizzazione delle banche, delle fabbriche e della terra sotto controllo operaio e la sostituzione dell’esercito permanente con una milizia operaia e contadina. Queste proposto sono attuali oggi come nel giorno in cui sono state scritte.
Non c’è nulla di più facile che togliere la vita ad un uomo o ad una donna, noi umani siamo creature fragili e facili da uccidere. Ma non si può uccidere un’idea quando il suo tempo è arrivato!
27 dicembre 2007