Tsipras e il suo ministro delle finanze Varoufakis hanno visitato le capitali europee, nel tentativo di raccogliere sostegno per le loro politiche di rinegoziazione del debito, ma hanno riscontrato un’aperta ostilità. I lavoratori in Grecia si stanno aggregando intorno a quello che considerano il loro governo in un movimento che potrebbe intensificarsi nelle prossime settimane.
La vittoria di Syriza ha segnato un punto di svolta nella crisi greca ed europea. L'annunciata attuazione di parti del programma di Salonicco di Syriza, che rappresenta per il popolo greco la fine dell’austerità e del Memorandum, ha generato il panico nei mercati finanziari e tra gli strateghi del capitalismo europeo.
La posizione di Tsipras contro la Troika si è dimostrata estremamente popolare tra i lavoratori e i giovani greci. La scorsa settimana e questa settimana abbiamo visto presidi e manifestazioni ad Atene e in molte altre città di tutta la Grecia a sostegno del governo. Questo è un elemento importante per comprendere il conflitto tra il governo greco e l'UE. Le masse greche si sono rialzate e sono un protagonista attivo nella situazione, non semplici spettatori.
In realtà, quello che è successo ieri [12 febbraio, NdT] è sintomatico della situazione. Secondo diversi resoconti, Varoufakis, il nuovo ministro delle finanze greco, sembrava aver raggiunto un accordo, che avrebbe comportato l’"estensione" dell'attuale programma di prestiti. Questo sarebbe stato visto in Grecia come una resa da parte del governo.
Il Financial Times sostiene di avere avuto una copia dell’ipotesi di accordo, che sembrava propendere per una soluzione di compromesso con il governo greco. Lo stesso governo ha successivamente negato che tale accordo fosse stato raggiunto, ma il Financial Times dice: "Il nostro rapporto si basa su numerose fonti da più delegazioni, quindi ribadiamo la nostra versione."
Pressione delle masse
Il problema è che c'erano circa 30.000 persone in piazza di fronte al palazzo del Parlamento di Atene. Varoufakis, insieme a Dragassakis, vice primo ministro della Grecia, era lontano a Bruxelles, ma Tsipras era ad Atene vicino ai manifestanti arrabbiati. Alla fine sono state le masse greche che hanno mandato all’aria ogni tentativo di una svendita a Bruxelles.
Gli economisti della Banca Berenberg, dopo che ieri è fallito il tentativo di giungere ad un accordo, hanno affermato che: "Il rischio reale di Atene sembra essere che Tsipras ha sollevato aspettative a tal punto che potrebbe essere estremamente difficile fare marcia indietro dalla retorica adottata e trovare un accordo che il resto della zona euro possa accettare". (Ekathimerini 13 febbraio 2015)
I negoziati riprenderanno lunedi [16 febbraio, NdT] e Varoufakis ha detto che spera in un "accordo risolutore”, aggiungendo che "non trovare una soluzione non è nella nostra logica". Ciò indica che ci possa essere qualcosa di vero in quello che il Financial Times sostiene sia accaduto ieri. Se è così, indicherebbe anche delle divisioni all'interno del governo Syriza su tale questione, tra coloro che non vedono altra via d'uscita che trovare un compromesso con l'Unione europea e coloro che sentono la pressione delle masse greche, che non vogliono alcun compromesso. Così l'unica cosa che è emersa dalla riunione dell'Eurogruppo con Varoufakis, è che i colloqui continueranno lunedì prossimo.
Il nuovo governo greco ha chiaramente dimostrato un fatto molto semplice: che gli accordi di salvataggio con l'UE hanno danneggiato l'economia greca. Pertanto, nel tentativo di raggiungere un qualche tipo di accordo con l'Unione europea, il governo di Syriza ha proposto di rinegoziare il 30% dei suoi titoli del piano di salvataggio. Ma la troika ha insistito sul fatto che le brutali misure di austerità imposte al popolo greco e approvate dal precedente governo non sono rinegoziabili e devono essere attuate in pieno.
Qui siamo di fronte ad interessi fondamentalmente inconciliabili: quelli dei lavoratori greci e quelli del capitale finanziario europeo. Si tratta di un conflitto di classe che mostra la reale natura della società in cui viviamo. I lavoratori greci vogliono salari e condizioni decenti, pensioni decenti, un sistema sanitario e di istruzione decenti, cibo per le loro famiglie e posti di lavoro. Questo è ciò per cui hanno votato il 25 gennaio, sconfiggendo tutti i partiti che hanno portato avanti austerità e tagli.
Il fatto è che la classe capitalista non è in grado di fornire tutto questo senza erodere massicciamente la loro ricchezza accumulata e i profitti. Questo è ancora più vero in questo periodo di crisi organica e globale del capitalismo.
Sotto il precedente governo Samaras il popolo greco ha visto un crollo senza precedenti della sua economia, una povertà massiccia e la disoccupazione e un costante assalto senza fine fatto di austerità e ancor più austerità.
Hanno lottato valorosamente tramite oltre 30 scioperi generali e manifestazioni di massa per fermare questo, ma il governo precedente si è mosso inesorabilmente nella sua offensiva contro la classe operaia. È per questo che i lavoratori greci e ai giovani alla fine hanno concluso che ciò che serviva era un cambiamento politico da cui il gran numero di voti per Syriza nelle recenti elezioni.
Syriza ha vinto sulla base di un programma anti-austerità. Questo è il motivo per cui dal suo insediamento il governo Syriza è subito entrato in conflitto con la Commissione europea e Banca centrale europea.
Il Programma di Salonicco
Già nel settembre Alexis Tsipras, leader della Syriza, ha presentato il programma del partito, che è conosciuto come il "Programma di Salonicco". Va detto, tuttavia, che questa piattaforma è più moderata rispetto ai 40 punti che Syriza ha presentato nelle due elezioni nel 2012. Anche così, il programma di Salonicco contiene molte rivendicazioni progressiste che, se attuate, potrebbero alleviare le sofferenze della lavoratori greci e poveri.
Il programma contiene misure come l'aumento immediato degli investimenti pubblici, ponendo fine gradualmente a tutte le ingiustizie del Memorandum, la ricostruzione dello stato sociale, la cancellazione della maggior parte del valore nominale del debito pubblico, fermare tutte le privatizzazioni dei beni pubblici, il ripristino graduale di stipendi e pensioni, energia elettrica gratuita e buoni pasto per le 300.000 famiglie più povere, una parziale cancellazione del debito contratto da persone che ora sono sotto la soglia di povertà, la sospensione dei pignoramenti sulle prime case di valore inferiore a € 300.000, il ripristino del salario minimo a 751 euro, senza alcuna discriminazione per i giovani lavoratori, il ripristino della contrattazione salariale collettiva, e molte altre richieste che l'elettorato ha entusiasticamente votato.
Questo è il programma più di sinistra visto in Europa da molti anni a questa parte. Si tratta di un autentico programma di riforme. Ed è a causa di tali richieste che Syriza è stata in grado di vincere le elezioni. Ci è stato detto dai principali leader del movimento operaio, come Hollande in Francia o Miliband in Gran Bretagna, che con le cosiddette richieste "estreme" non si vincono le elezioni. Syriza mostra che è vero l'opposto. Le richieste sopra elencate - che non sono affatto estreme, ma solo modeste richieste dei lavoratori – farebbero vincere le elezioni in tutta Europa alla sinistra se i suoi leader avessero avuto il coraggio di affidarsi ad un tale programma.
La questione che si pone ora è: come si può portare avanti un un tale programma e come deve venire finanziato? È chiaro che le istituzioni finanziarie dell'UE non forniranno i finanziamenti necssari per attuare questo programma. Il dilemma che Tsipras sta affrontando è che il suo programma, anche se "ragionevole" per i lavoratori, è del tutto incompatibile con gli interessi della classe capitalista, sia in Grecia che in Europa. In altre parole, il programma di Syriza potrebbe fare molto per soddisfare le esigenze dei lavoratori, ma questo sarebbe inevitabilmente a scapito dei profitti dei capitalisti.
Lezioni di democrazia borghese
Non appena è stato eletto Tsipras ha dichiarato che intendeva realizzare il programma per cui è stato mandato al governo. Si potrebbe pensare che la volontà democratica del popolo greco dovrebbe essere rispettata dai suoi "partner europei". Sicuramente in un sistema democratico la maggioranza decide! Invece, gli è stato detto che dovrebbe mettere da parte il suo programma elettorale e proseguire l'attuazione del programma dei partiti che sono stati sconfitti: l'austerità.
Come ha detto il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz in una recente visita in Grecia, "Ora Syriza deve rendersi conto che è il governo greco, non un partito durante una campagna elettorale." Ha anche aggiunto che si aspettava che Syriza sostituisse la sua retorica in campagna elettorale con "soluzioni pragmatiche che possono funzionare per entrambe le parti."
Qui abbiamo l'essenza della democrazia borghese: promettete al popolo quello che volete, ma una volta eletti portate avanti il programma del capitale finanziario. Il problema è che questa non è una situazione normale. Il capitalismo mondiale è in una profonda crisi e l'Europa è al centro di questa crisi. Questo spiega il motivo per cui gli sviluppi in Grecia sono così importanti.
Economia globale
Una delle principali richieste della campagna elettorale di Syriza, l'azzeramento di una gran parte del debito pubblico della Grecia, è stata accolta fin da subito con un rifiuto assoluto da parte della UE e BCE. Tsipras ha infatti smesso di insistere su tale rivendicazione.
Come un mezzo per guadagnare un po' di respiro per l'economia greca ha chiesto un "prestito ponte" per evitare il default della Grecia alla fine del mese. Tsipras afferma che tale tregua consentirebbe ad entrambe le parti di negoziare con calma un accordo migliore per la Grecia. Ciò che deve essere compreso è che, anche se tale prestito fosse concesso, servirebbe solo a ritardare il problema di alcuni mesi. Per quanto riguarda il rimborso del debito complessivo, Tsipras ha posto la richiesta essenziale del governo Syriza nei suoi negoziati con l'UE: il rimborso dei prestiti della Grecia devono essere collegati al tasso di crescita del paese, vale a dire che può essere chiesto di iniziare a fare rimborsi significativi solo quando l'economia greca è in crescita.
Ciò sembrerebbe una richiesta ragionevole, considerando la recente sofferenza del popolo greco. Se la Grecia potesse raggiungere tassi di crescita importanti del 4 o 5 per cento per un periodo di tempo prolungato, sarebbe finalmente in grado di iniziare a pagare. Ma nelle attuali condizioni dell'economia europea e mondiale, come può la Grecia raggiungere i livelli di crescita richiesti?
La maggior parte dell'Europa ristagna, il Giappone è in recessione, l'economia cinese sta rallentando e trascina con sé il sud-est asiatico e la maggior parte dei cosiddetti BRICS, con il Brasile in stagnazione e la Russia di fronte ad una grave crisi economica. In queste condizioni, tutti i paesi industrializzati sono alla ricerca di sbocchi per le loro esportazioni, tra cui la Germania, che esporta circa il 50% del suo PIL.
Tuttavia, non è solo un problema di un mercato mondiale stagnante. Il problema è aggravato dal basso livello di produttività greca, che è inferiore di circa il 30% di quello tedesco. La ragione è che l'industria tedesca ha un apporto tecnologico molto superiore, dovuto a molti anni di livelli di investimento molto più elevati.
Pertanto, su basi capitalistiche, per "usare l’export come via d'uscita dalla crisi", la Grecia dovrebbe aumentare massicciamente la sua competitività. Questo può essere fatto in due modi: attraverso la modernizzazione della sua industria o il taglio dei salari dei lavoratori.
La modernizzazione richiederebbe massicci investimenti da parte dei capitalisti. Il problema è che i capitalisti investono quando sentono che c'è un mercato in espansione per i loro prodotti, che permetta un ragionevole livello di profitto in un ragionevole lasso di tempo. Nelle condizioni attuali dell'economia mondiale, i capitalisti non investiranno in Grecia ai livelli richiesti. Ecco perché preferiscono aumentare la loro competitività tagliando i salari dei lavoratori e farli lavorare più ore.
Tutto questo spiega perché i governi precedenti in Grecia erano tanto concentrati sul ridurre i salari reali e distruggere la contrattazione collettiva. Su basi capitalistiche è perfettamente logico agire in questo modo. I lavoratori greci, tuttavia, la vedono in un modo molto diverso, in quanto sono loro ad essere stati dalla parte sbagliata, subendo perdite enormi nel loro tenore di vita.
Quattro milioni di persone vivono ora in povertà (quasi la metà della popolazione). Un terzo dei bambini soffre qualche forma di malnutrizione; 400.000 famiglie sono senza reddito; e un terzo dei lavoratori vive con meno di 470 € al mese. Allo stesso tempo, il 10% dei greci più ricco ha aumentato la propria ricchezza nello stesso periodo.
Il tour europeo
Le ultime due settimane hanno visto Tsipras, il nuovo premier, e il suo ministro delle finanze Varoufakis fare un tour in Europa, incontrando i leader nazionali europei, nel tentativo di raccogliere sostegno per le proprie proposte. In generale, sono stati ricevuti con freddezza, con parole molto educate - non troppo cortesi - ma nessun passo concreto per soddisfare le reali esigenze del popolo greco.
Il governo tedesco, che riflette le esigenze della propria classe dirigente, ha perseguito una posizione inflessibile chiedendo che la Grecia si attenga al Memorandum concordato. Questo perché la classe capitalista tedesca - mentre vuole preservare il più vasto mercato europeo per le sue esportazioni - non vuole pagare il conto per il debito accumulato dalla Grecia e dagli altri stati membro del Sud europeo.
In questo abbiamo un conflitto insanabile. La borghesia tedesca ha imposto l'austerità in tutta l'Eurozona. Chiede che ogni paese paghi i suoi debiti. Affinché ciò accada, tutti i governi nazionali sono costretti a tagliare in maniera massiccia la spesa sociale, al fine di equilibrare i loro bilanci annuali e trovare i soldi per pagare gli interessi sul loro debito accumulato.
Il problema è che l'imposizione dell’austerità significa tagliare il tenore di vita delle persone, in quanto perdono il posto di lavoro o subiscono tagli ai salari reali. Questo a sua volta porta ad un taglio nel mercato e quindi le vendite calano. È una spirale discendente che non offre alcuna soluzione. Tutto ciò che ottiene è un flusso costante di capitali che escono da questi paesi e tornano ai finanziatori, che continuano a chiedere di più perché non sono disposti a rinunciare a ciò che gli è dovuto.
La Merkel è anche di fronte a un problema politico. Qualsiasi cosa suggerisca che lei è "soft" sulla Grecia e che quindi i contribuenti tedeschi dovranno pagare il conto aumenterà il sostegno per i partiti alla sua destra, come l’AfD [Alternativa per la Germania].
Atteggiamento combattivo
Prima che Syriza vincesse le elezioni, tutti i governi europei si attenevano al programma di austerità dettato dalla Germania, con il sostegno entusiasta di Olanda e Finlandia. In Grecia, invece, la gente ha votato per la fine dell’austerità e si aspetta che Tsipras la porti a termine. Questo spiega l'atteggiamento militante adottato dal governo Syriza.
La scorsa settimana, in un discorso infuocato per il suo gruppo parlamentare Tsipras ha detto, "La Grecia non prenderà mai più ordini ... La Grecia non è più il partner miserabile che ascolta le lezioni per fare i compiti. La Grecia ha una sua voce". E subito l’indice di popolarità di Tsipras è schizzato al di sopra del 70%, in crescita rispetto alla settimana precedente, con il 72% della popolazione che esprime sostegno per il suo confronto con la troika. Se Tsipras indisse oggi nuove elezioni otterrebbe una vittoria schiacciante, siccome le persone lo vedono che cerca di mettere in pratica ciò che ha promesso in campagna elettorale.
Gli strateghi del capitale in tutta Europa sono ormai allarmati. Se portano il confronto al limite, potrebbe finire con la Grecia costretta ad abbandonare l'euro e forse con la fine della stessa UE. Anche se l'economia greca è piccola - solo il 2% del PIL della zona euro - le implicazioni della sua uscita, e l’inevitabile default, andrebbero ben oltre i suoi confini. Destabilizzerebbe l'euro nel suo complesso, preparando il terreno per una crisi ancora più grande, coinvolgendo paesi come l'Italia e la Spagna.
La zona euro sta già affrontando pressioni deflazionistiche. Gli strateghi del capitale temono che, se l'economia europea finisse nella morsa della deflazione, sarebbe l'inizio di una spirale verso il basso dalla quale troverebbero difficoltà ad uscirne. Questo spiega la recente decisione della BCE di adottare il quantitative easing, la stampa di denaro, in un disperato tentativo di fermare la caduta dell'economia verso la depressione. La crisi in Europa, metterebbe fine alla debole ripresa in altre parti del mondo, in particolare in America del Nord.
Questo spiega il motivo per cui Obama e il premier canadese stanno facendo pressione sui funzionari UE per trovare una sorta di compromesso con la Grecia. Temono che il precipitare della crisi greca potrebbe avere gravi ripercussioni per l'economia mondiale in un momento in cui la crescita è così fragile.
Il problema che i funzionari europei si trovano ad affrontare è che ogni concessione significativa alla Grecia sarebbe vista come una luce verde per il Portogallo, la Spagna, l'Italia e gli altri stati membri, a richiedere altre concessioni. In Spagna abbiamo visto l'ascesa fulminea del partito anti-austerità Podemos. Ogni seria concessione al governo di Syriza rafforzerebbe Podemos, che potrebbe vincere le prossime elezioni generali in Spagna.
Se la Troika consentisse alla Grecia di perseguire un programma di ripristino del salario minimo, che vieti i pignoramenti di casa, la ri-assunzione di funzionari, ecc, l'impatto sull'opinione pubblica in questi paesi sarebbe enorme. La gente giustamente si chiederebbe, se la Grecia può fermare l'austerità, perché non possiamo farlo anche noi? La risposta ovvia sarebbe: abbiamo bisogno di sbarazzarci dei governi dei partiti di destra che portano avanti l’austerità e dobbiamo eleggere un governo tipo quello di Syriza.
Un ministro del governo irlandese ha già dichiarato che qualsiasi nuovo accordo con la Grecia dovrebbe valere anche per l'Irlanda. Se dovesse fare concessioni significative per la Grecia, la Troika avrebbe quindi a che fare con un problema ben più grave in tutta Europa!
Nessun compromesso è possibile a lungo termine
La settimana scorsa Tsipras e Varoufakis hanno fatto una serie di dichiarazioni contraddittorie, che riflettono le diverse pressioni di classe cui sono sottoposti. Varoufakis ha dichiarato che il governo a guida Syriza accetta il 70% degli accordi presi dal governo Samaras, aggiungendo anche che accordi con forze reazionarie sono "a volte necessari".
Tsipras ha detto che la Grecia intende rispettare gli impegni assunti e vuole rimanere all'interno dell'euro e dell'Unione europea. Anche prima delle elezioni, Tsipras ha scritto un articolo per il Financial Times, in cui affermava che: "Un governo Syriza rispetterà gli obblighi della Grecia, in quanto membro della zona euro, di mantenere un bilancio in pareggio, e si impegna a rispettare gli obiettivi quantitativi prefissati."
E' la quadratura del cerchio. Se la Grecia resta all'interno dell'Unione europea e della zona euro sarà costretta a rispettare i dettami della capitale europea.
Il debito complessivo della Grecia è pari a 321 miliardi di euro e ha già preso in prestito 240 miliardi dalla UE, dalla BCE e dal FMI (la famigerata Troika). Dall’inizio della crisi il suo debito pubblico è salito dal 125% del PIL, fino al 180%. Nello stesso periodo il PIL è diminuito di un 25% in totale. Per pagare questo debito la Grecia ha bisogno di livelli di crescita molto elevati per molti anni a venire, che è irraggiungibile nel prossimo futuro.
Di fronte alle più ampie conseguenze europei e mondiali di un default greco, qualche compromesso temporaneo può essere possibile nei prossimi giorni. Lunedi vedremo che tipo di accordo è possibile, se ce ne sarà uno. Una proposta di 10 punti è in corso di elaborazione da Syriza, che dovrebbe includere una riduzione dell'obiettivo di avanzo primario di bilancio dal 3 per cento al 1,5 per cento per il 2015. In cambio di una proposta di compromesso, il governo guidato da Syriza spera di ricevere i restanti 7 miliardi di euro del pacchetto di salvataggio dell'Unione europea.
Questo coprirebbe gli impegni del governo fino a giugno. Così, anche nel migliore dei casi, questo ritarderebbe l'inevitabile solo per un paio di mesi. Qualsiasi compromesso a breve termine, in forma di prestito, porterebbe solo a una breve tregua in cui i negoziati sarebbero tirati per le lunghe con entrambe le parti incapaci di raggiungere un compromesso globale.
Un compromesso a breve termine e alcune concessioni da parte dell'UE non sono escluse. La notizia di oggi è che la Banca centrale europea ha esteso di altri 5 miliardi di euro i prestiti di emergenza alle banche della Grecia, portando il totale che hanno ricevuto finora dall’Emergency Liquidity Assistance a 65 miliardi di euro. Ciò indicherebbe che non desiderano vedere precipitare la crisi bancaria in Grecia. Il problema, tuttavia, è che dalle banche greche viene ritirato denaro ad un tasso di 200-300 milioni di euro al giorno. Se lunedì non viene raggiunto nessun accordo, il timore è che tali prelievi possano aumentare bruscamente, con una corsa di massa alle banche.
Questo dimostra quanto grande è la crisi e se anche le misure tampone a breve termine vengono accordate, non verrebbe risolto il problema fondamentale. La verità è che il debito della Grecia è impagabile, e non c'è alcuna manovra che possa permettere di farlo.
I finanziatori non saranno disposti a rinunciare ai loro crediti. Hanno già accettato i cosiddetti "haircuts" nel passato. Pertanto, finchè la Grecia rimarrà all'interno dell'Unione europea e dell'euro, sarà sottoposta a una pressione insopportabile per trovare le risorse per pagare il debito e gli interessi su quel debito. Ciò significa più austerità, non meno.
La determinazione dei lavoratori greci
Tuttavia, in Grecia hanno votato per la fine dell’austerità e non saranno disposti a subire ulteriori tagli al loro tenore di vita. Ciò si è visto la scorsa settimana e ieri, quando a decine di migliaia si sono riversati di fronte al Parlamento per sostenere il governo. Le masse non staranno a guardare. Sosterranno attivamente quello che essi percepiscono come il loro governo.
L'elezione di Syriza e, soprattutto, il modo in cui Tsipras è percepito come saldamente intenzionato a rispettare le sue promesse elettorali, hanno trasformato lo stato d'animo in Grecia. Vi è un crescente sentimento di fiducia. Alcune delle misure annunciate hanno un forte impatto simbolico, come la riassunzione degli addetti alle pulizie del Ministero delle Finanze che avevano condotto una lotta eroica per difendere i loro posti di lavoro, e il ripristino della televisione di stato ERT, i cui lavoratori hanno occupato i locali a seguito della chiusura da parte dal precedente governo.
Le dichiarazioni provocatorie e le decisioni prese da funzionari della UE, la BCE, la Commissione Europea, hanno generato un senso di rabbia giustificata in Grecia.
Questo umore deve essere trasformato in un movimento organizzato. In ogni quartiere e sui posti di lavoro dovrebbero formarsi comitati di azione contro l'austerità e contro il ricatto della Troika. I lavoratori devono mobilitarsi per assicurarsi che il governo non faccia alcuna concessione alla Troika e per la piena attuazione del suo programma, come Tsipras ha correttamente annunciato.
In queste battaglie, i lavoratori greci possono fidarsi solo le proprie forze e quelle dei loro fratelli e sorelle di classe nel resto dell'Europa. Nè abili astuzie nei negoziati o esercizi di semantica possono oscurare il fatto fondamentale che le richieste elettorali di Syriza sono in completa contraddizione con il Memorandum di austerità e tagli imposto dalla Troika.
Allo stesso tempo, ogni annuncio dei ministri Syriza in direzione dell'attuazione del proprio programma è stato accolto con una dichiarazione de facto di guerra da parte dei capitalisti. Infatti, come abbiamo visto, vi è stato un lento assalto agli sportelli bancari già dal mese di dicembre quando sono state annunciate le elezioni. Nel solo mese di gennaio, 11 miliardi euro sono stati prelevati dalle banche.
La Borsa ha subito violente oscillazioni quotidiane in risposta alle percezioni sulle intenzioni del governo, se disposto a fare concessioni alla Troika o se mantenersi fermo sulle proprie posizioni. Nel complesso, da quando sono state indette nuove elezioni, la borsa ha perso il 20% del suo valore, una perdita guidata dai titoli bancari. Ciò dimostra che, al di là dei negoziati a Bruxelles, il margine di manovra per questo governo è estremamente limitato.
La Tendenza Marxista Internazionale esprime la propria solidarietà con il popolo greco contro i lupi della UE, la BCE e il FMI. Quello che diciamo a Tsipras è "porta avanti il Programma di Salonicco."
Tuttavia, abbiamo anche spiegato che per realizzare tale programma, devono essere trovate le risorse per finanziarlo. Non si può contare sulla UE per avere i finanziamenti necessari. Ogni euro che viene dato arriverà soggetto a vincoli. Ma la ricchezza è lì: è nelle mani degli oligarchi, della classe capitalista, ed è più che sufficiente per pagare tutti i bisogni della gente. Allo stesso tempo vi è un urgente bisogno di contrastare la guerra condotta dai capitalisti sotto forma di una massiccia fuga di capitali.
Per questo motivo il Programma di Salonicco può essere portato avanti solo espropriando le grandi imprese e gli interessi capitalistici. Una volta che il governo Syriza ha questa ricchezza nelle proprie mani può finanziare tutte le riforme che ha promesso.
La solidarietà internazionale
I lavoratori della Grecia non sono soli nella loro lotta. Gli occhi della classe operaia europea sono sulla Grecia. I lavoratori europei vogliono ardentemente la fine di austerità. Istintivamente simpatizzano con la posizione presa dai leader di Syriza. In Spagna c'è già il nuovo fenomeno del Podemos. Se la Grecia dimostra che l'austerità può essere fermato questo avrebbe una enorme eco in tutta Europa.
Tornando al 2012, Karatzaferis, un politico greco della destra borghese, dichiarava che le politiche imposte alla Grecia dalla Merkel avrebbero preparato la prima tappa della "rivoluzione europea", aggiungendo che "la Grecia accenderà il fuoco della rivoluzione europea."
Quelle parole sono ancora più vere oggi. La leadership di Syriza ha due opzioni prima di arrivarci. Una è quella giocare alla politica del rischio calcolato , resistere il più a lungo possibile per poi cedere sotto la pressione dell'UE, ritirando le precedenti richieste e rispettando le misure di austerità richieste dalla borghesia europea. Se lo fa, deluderà le masse che l’hanno votata, aprendo uno scenario futuro in cui le forze della destra reazionaria possono ritornare sulla scena.
L'altra opzione è quella di utilizzare i negoziati per esporre la natura dell'Unione europea agli occhi delle masse greche per poi procedere a portare avanti tutto il programma. Questo richiederebbe la cancellazione del debito estero e la nazionalizzazione delle banche e delle principali aziende greche. Questa non significherebbe affatto "isolare" la Grecia, ma la trasformerebbe in un faro per le masse dell’Europa, un esempio da seguire.
13 febbraio 2015