Lo spettro di un nuovo Maggio ’68 inizia ad aleggiare minaccioso sulla classe dominante francese.
La riforma del lavoro del ministro El-Khomri, un Jobs Act renziano in salsa francese, ha innescato una mobilitazione di massa della gioventù e della classe lavoratrice: 500mila in piazza il 9 marzo, replica principalmente studentesca il 17 con 150mila e ora le energie di tutti sono all’opera per fare dello sciopero generale del 31 un vero schiaffo al governo socialista e amico dei padroni di Manuel Valls. I ferrovieri sono finora all’avanguardia della mobilitazione operaia. Più della metà dei francesi appoggia il movimento, la popolarità del Partito Socialista è invece ai minimi storici. Lo stesso presidente della repubblica Hollande, socialista, ha già perduto gran parte di quel consenso, effimero, ricavato sull’onda emozionale seguita agli attentati di novembre. L’irriverenza verso i potenti domina negli striscioni (“ il padronato ci piscia addosso e i mass-media dicono che piove”) e negli slogan dei cortei.
Chi protesta sostiene giustamente che la legge El Khomri è stata scritta sotto la dettatura – o dittatura – del padronato: seppellire le 35 ore settimanali, rendere possibile deroghe contrattuali su salario e orario in base ad accordi aziendali, aumentare a 12 ore giornaliere e 60 settimanali la durata massima dell’orario di lavoro, facilitare i licenziamenti, ridurre le penali per i licenziamenti illegittimi e affossare la Medicina del lavoro. È una vera e propria dichiarazione di guerra della borghesia alla classe lavoratrice ed ai giovani. Se il governo pensava che le leggi anti-democratiche ed clima di paura instaurato dallo stato d’emergenza – prorogato di recente fino a maggio – avrebbero fermato o attenuato il movimento, si sbagliava di grosso.
In queste prime settimane, due conquiste si sono consolidate: (1) grazie ad una fortissima pressione della base e di tanti quadri intermedi, tutti i principali sindacati operai (CGT e Force Ouvrière ) e studenteschi (UNEF) rivendicano il ritiro puro e semplice della legge e (2) l’unità studenti-lavoratori nella lotta è già un fatto. Ad esempio, i ferrovieri della CGT della stazione di Austerlitz e gli universitari di Parigi-1 partecipano con regolarità gli uni alle assemblee degli altri e viceversa. Ma ciò che ha sinora colpito di più gli stessi circoli conservatori, come il quotidiano Le Figaro, è l’irruzione in massa dei giovanissimi delle scuole superiori; il 17 marzo si sono contati più di 200 istituti “chiusi” dagli studenti in sciopero e la mobilitazione si sta allargando, tanto nelle zone borghesi quanto nelle periferie popolari.
Con buona pace di chi, qualche mese fa, discettava di un irrevocabile ed unilaterale spostamento a destra della società francese, la profondità di questo movimento dimostra che il clima politico-sociale non si può misurare solamente coi risultati di un’elezione regionale. Tanto più che, nelle Regionali di dicembre 2015, l’astensionismo toccava il 55%, con punte del 70% tra i giovani e del 65% tra gli operai. All’epoca, assieme ai nostri compagni francesi di Révolution, avevamo detto e scritto che quell’astensione traduceva una rabbia sociale e di classe colossale. La pervasività di questo movimento dimostra che, al di là delle analisi sociologiche spesso gonfiate sugli “ operai che votano Fronte Nazionale” o sui giovani musulmani attratti dal fondamentalismo, la gran parte degli sfruttati è alla ricerca di una soluzione collettiva e di classe ai problemi creati dal capitalismo.
Cosa succederà ora? Gli studenti stanno preparando una giornata nazionale di sciopero il 24 per compattare le forze in vista dello sciopero generale del 31. Significativamente, alcuni settori sindacali, come la Camera del Lavoro CGT della Gironda, fanno appello a scioperare già dal 24 con gli studenti. Sezioni locali e di fabbrica della CGT al momento minoritari stanno ponendo la questione di scioperare ad oltranza a partire dal 31. Nelle università si stanno strutturando le assemblee generali (AG) come strumento democratico di gestione ed allargamento della lotta. I tentativi delle correnti anarchiche ed autonome di liquidare le AG e deviare la lotta su una serie ininterrotta di azioni mediatiche decise da piccoli gruppi sono del tutto minoritarie.
Riprendendo la migliore tradizione francese, la gioventù ha agito da catalizzatore per la classe lavoratrice. Il gruppo dirigente nazionale della CGT ha sulle sue spalle un’enorme responsabilità, poiché si tratta dell’organizzazione che meglio può strutturare un movimento di lotta che arrivi fino in fondo. Finora, le sue esitazioni sono state superate dalla spinta dal basso. Il governo, da parte sua, è all’angolo. L’imbellettamento della riforma lanciato dopo le piazze del 9 marzo non ha ingannato nessuno, salvo i dirigenti sindacali della CFDT che non aspettavano altro. L’estensione della “Garanzia giovani” non fa altro che allargare la platea dei ventenni disoccupati che potranno essere costretti a lavorare a 460 euro al mese, una vera e propria catena al collo.
Lo scontro sociale sta dividendo classicamente la società in due campi contrapposti. La vittoria dei “nostri” liquiderebbe politicamente la coppia Valls-Hollande ma, soprattutto, aprirebbe scenari nuovi ed interessanti per la lotta di classe in Francia e nel resto d’Europa. La lotta delle masse francesi deve servire come fonte di ispirazione a chi vuole opporsi agli attacchi di governo e padronato qui in Italia!
Source: Francia – É lotta di classe!