Votare per Chavez
portare a termine la rivoluzione
Le elezioni presidenziali di dicembre sono un punto di svolta importante nello sviluppo della rivoluzione venezuelana. Esse riflettono la lotta fra gli operai e i contadini venezuelani da una parte e l’oligarchia e l’imperialismo dall'altra. Il nostro atteggiamento verso queste elezioni è pertanto una questione cruciale.
Dichiarazione della Tendenza Marxista Internazionale
Il marxismo non ha nulla a che vedere con l’anarchismo. Non abbiamo mai negato l’importanza della lotta elettorale come parte della lotta di classe. Per le masse la questione è molto chiara: un voto per Chavez è un voto per la rivoluzione. Dall’altra parte l’oligarchia e l’imperialismo stanno facendo tutto il possibile per sconfiggere Chavez. Al fondo si tratta di una questione di classe e dobbiamo prendere posizione a fianco degli operai e dei contadini rivoluzionari che combattono contro l’imperialismo e l’oligarchia.
Le forze controrivoluzionarie hanno già iniziato una campagna per screditare le elezioni. Faranno uso di tutti i mezzi a loro disposizione per minarle: corruzione, calunnie e menzogne e ogni tipo di sabotaggio. Avranno a disposizione risorse considerevoli: la ricchezza dell’oligarchia, la tecnologia della Cia, il sostegno dell’ambasciata Usa, la stampa e gli altri media prostituiti.
Dall’altro lato abbiamo lo spirito rivoluzionario, il coraggio e l’abnegazione di milioni di lavoratori, contadini, poveri, della gioventù rivoluzionaria, dei settori rivoluzionari delle forze armate e gli artisti e gli intellettuali progressisti: in breve tutte le forze vive della società venezuelana, sostenute dalle masse sfruttate dell’America latina e dalla classe operaia del mondo intero.
Gli operai e i contadini lottano per trasformare la società. Sono stati fatti grandi passi avanti, ma lo scopo finale non è stato ancora raggiunto. Il potere dell’oligarchia non è stato ancora spezzato. Fino a quando questo non avviene la rivoluzione non è irreversibile ed è costantemente minacciata.
Le elezioni e la lotta di classe
La lotta elettorale fa parte della lotta di classe. Anche se le questioni decisive in ultima analisi vengono sempre risolte fuori dal parlamento – nelle fabbriche, nelle strade, sulle terre e nelle caserme – la lotta elettorale è un mezzo attraverso la quale le forze rivoluzionarie possono essere mobilitate e misurare la propria forza contro la controrivoluzione.
La lotta elettorale ha avuto un ruolo della massima importanza nel mobilitare gli operai e i contadini venezuelani dopo il massacro del Caracazo. Ogni vittoria sul fronte elettorale (compreso il referendum revocatorio dell’agosto 2004) ha obbiettivamente rafforzato la tendenza rivoluzionaria e indebolito quella controrivoluzionaria. Ha contribuito a sconfiggere e a demoralizzare le forze della reazione e a creare le condizioni più favorevoli per la rivoluzione socialista.
Nella rivoluzione russa del 1917, l’esistenza dei soviet – organi rivoluzionari del potere operaio – significò che l’elemento del parlamentarismo giocò un ruolo secondario.
Quando l’Assemblea costituente venne infine convocata (dopo che la classe operaia aveva preso il potere attraverso i soviet), aveva già esaurito qualsiasi potenzialità storicamente progressista che avrebbe potuto avere e venne ben presto dispersa dai soviet guidati dai bolscevichi.
Tuttavia non era affatto escluso che la rivoluzione russa potesse passare attraverso una fase di parlamentarismo come fu nel caso della grande rivoluzione francese del 1789-93. La rivoluzione venezuelana ha seguito un percorso più simile a quello della rivoluzione francese che a quello della rivoluzione russa. Gli elementi del potere operaio esistono – nelle fabbriche occupate e nel movimento verso il controllo operaio – ma sono fin ad oggi solo embrionali. Questo significa che il fronte elettorale continuerà ad occupare una posizione centrale.
I marxisti rivoluzionari sostengono con tutte le loro forze la rielezione di Chavez, ma al tempo stesso lottano per portare la rivoluzione fino in fondo. Una chiara vittoria nelle elezioni di dicembre deve essere seguita da misure decise che disarmino la controrivoluzione ed esproprino l’oligarchia. Solo così la rivoluzione può essere resa irreversibile.
La lotta elettorale, per quanto importante, non può risolvere la questione centrale del potere. Può creare condizioni favorevoli per portare avanti la rivoluzione. Ma in ultima istanza la lotta per il potere non sarà risolta dai discorsi e dalle risoluzioni in parlamento. L’oligarchia non abbandonerà il suo potere e i suoi privilegi senza una lotta feroce. Chiudere gli occhi di fronte a ciò sarebbe la peggiore irresponsabilità e un crimine contro la rivoluzione.
La borghesia e la “legalità”
Ci si dice che dobbiamo attenerci alle leggi. Ma qual è l’atteggiamento dell’oligarchia verso la legalità? I capitalisti e i latifondisti parlano continuamente della “democrazia”, ma in realtà sostengono la “democrazia” solo fino a quando rappresenta i loro interessi di classe. Ma se dalle elezioni esce un governo che non rappresenta gli interessi dei ricchi e dei potenti, quando questo governo tenta di sostenere gli interessi dei poveri e degli sfruttati, allora l’oligarchia si rivolta contro la democrazia e ricorre ad attività extraparlamentari: sabotaggi, assassinii e colpi di Stato.
Nel 2002 questi “democratici” hanno organizzato un colpo di stato contro il governo democraticamente eletto. Solo il movimento rivoluzionario delle masse salvò la rivoluzione. Pochi mesi dopo organizzarono la serrata padronale e il sabotaggio della compagnia petrolifera Pdvsa, che mise in ginocchio l’economia. Ancora una volta, solo la classe operaia salvò la situazione minacciando di occupare le fabbriche e gestendo l’industria petrolifera sotto il controllo operaio.
Il referendum revocatorio fu un altro tentativo di destabilizzare il paese e di usare la Costituzione bolivariana per rovesciare il governo. Naturalmente se avessero vinto la prima cosa che avrebbero fatto sarebbe stato abolire del diritto di revoca, e con esso tutto il resto della Costituzione bolivariana: Una volta ancora l’infallibile istinto rivoluzionario delle masse ha salvato la situazione.
Infine nel dicembre del 2005 l’opposizione ha boicottato le elezioni legislative, rendendosi conto che avrebbe ottenuto un risultato ridicolo. Con questa azione hanno in effetti dichiarato guerra alla democrazia. Hanno sfidato il popolo venezuelano. Hanno detto: non importa per chi votate, non importa chi viene eletto, intendiamo mantenere il nostro potere e privilegi e lotteremo fino alla morte per difenderli.
Così, in ogni fase decisiva della rivoluzione, l’oligarchia ha mostrato il suo completo disprezzo verso tutte le norme democratiche, parlamentari e legali. Hanno sistematicamente fatto ricorso a metodi extraparlamentari per rovesciare il governo eletto dal popolo. Si tratta di un fatto innegabile. Dobbiamo trarne le necessarie conclusioni. Per poter avanzare, la rivoluzione deve difendersi contro l’agitazione e le aggressioni illegali ed extraparlamentari dell’oligarchia controrivoluzionaria. C’è solo un modo per farlo: l’oligarchia deve essere sconfitta, disarmata ed espropriata. Vale a dire che la lotta per vincere la seconda battaglia di Santa Ines deve essere chiaramente e fermamente legata alla lotta per il socialismo.
La rivoluzione bolivariana ha fatto giganteschi balzi in avanti, ma deve ancora risolvere i problemi fondamentali. Le principali sfide di fronte alla rivoluzione sono:
1) La questione dell’economia
2) La questione dello Stato
3) La mancanza di un’espressione organizzata del movimento rivoluzionario
4) L’armamento del popolo
L’economia
Dopo una chiara vittoria nelle elezioni presidenziali, il movimento bolivariano godrà di una posizione dominante nell’Assemblea nazionale e in tutti gli altri livelli del governo. Non ci saranno pertanto scuse per non assumere misure decisive contro l’oligarchia, che tutt’ora controlla e possiede punti chiave dell’economia nazionale. Se questo stato di cose non viene corretto non si potrà parlare di socialismo o di rivoluzione e la repubblica bolivariana sarà sempre in pericolo. L’oligarchia userà sempre il suo controllo delle banche e della finanza (80% in mano alle multinazionali spagnole), dell’industria alimentare e della distribuzione (in mano a due gruppi monopolistici), delle telecomunicazioni (in mano a tre o quattro multinazionali), dei media (controllati da quattro potenti monopoli), dell’industria privata, ecc. per sabotare l’economia. Nonostante alcuni primi provvedimenti riguardanti la riforma agraria la stragrande maggioranza delle terre fertili rimangono nelle mani di un pugno di latifondisti.
L’Assemblea nazionale deve introdurre una legge quadro che permetta l’esproprio della terra, delle banche e delle società finanziarie e di tutte le maggiori industrie sotto il controllo e la gestione operaia. Questa è la condizione preliminare per l’introduzione di un piano di produzione democratico e socialista. Tutta la ricchezza del Venezuela e in primo luogo le sue ampie risorse umane inutilizzate; possono essere mobilitate e messe all’opera per costruire le case, le scuole e gli ospedali necessario. Questo è l’unico modo per porre la rivoluzione su basi solide e renderla irreversibile. Tutte le altre proposte non sono altro che cincischiamenti riformisti che non risolveranno nulla e finiranno in una crisi.
Una vera economia socialista pianificata non ha nulla in comune con lo Stato burocratico totalitario che esisteva nella Russia stalinista. Si basa sulla partecipazione e il controllo democratico a tutti i livelli da parte dei lavoratori stessi, compresi scienziati, ingegneri, agronomi, pianificatori, architetti ed economisti. Liberata dalla dittatura del profitto privato, l’economica si espanderà con una velocità senza precedenti. La disoccupazione sparirà rapidamente e si porranno le basi per un aumento generale nei livelli di vita.
Con l’espansione dell’economia e il miglioramento nelel condizioni delle masse, sarà possibile introdurre una riduzione generale dell’orario di lavoro senza pregiudicare la produttività. Sotto il capitalismo l’introduzione di nuovi macchinari e tecnologie non porta a una riduzione della giornata lavorativa, ma al contrario a una continua espansione dell’orario di lavoro e a un incremento costante nel carico di lavoro. In un’economia socialista pianificata, l’applicazione generalizzata di nuova tecnologia porterà a una riduzione dell’orario di lavoro che è la precondizione per la partecipazione delle masse alla gestione dell’industria e dello Stato, nonché all’arte, alla scienza e alla cultura. Questa, e non altra, è la vera base materiale sulla quale si costruirà il socialismo del XXI secolo.
Lo Stato
Dopo quasi otto anni di governo bolivariano, l’apparato statale rimane in uno stato deplorevole. Una vera rivoluzione non può semplicemente impadronirsi dello Stato esistente e utilizzarlo per fini rivoluzionari. Il vecchio Stato della IV repubblica era uno Stato strutturato per difendere lo status quo e gli interessi degli sfruttatori, uno Stato capitalista. Era basato sulla corruzione e la violenza contro il popolo, un grande mostro burocratico che serviva gli interessi dei ricchi e dei potenti.
Questo era lo Stato ereditato dalla Rivoluzione bolivariana. Cosa è cambiato? Alcuni dei peggiori elementi sono stati epurati e ci sono ministri e funzionari bolivariani onesti che tentano di agire secondo i desideri del popolo. Ma in ogni ministero sono molti quelli che indossano una camicia rossa ma sono nemici della rivoluzione e lavorano contro di essa. La corruzione e gli abusi sono diffusi e l’influenza degli elementi controrivoluzionari è una minaccia costante per la rivoluzione.
Per vincere, la rivoluzione non può basarsi su questo Stato, ma deve crearne uno nuovo a propria immagine: uno Stato operaio sulle linee della Comune di Parigi o della repubblica operaia democratica instaurata dai bolscevichi in Russia prima che fosse distrutta da Stalin e dalla burocrazia. Tale Stato sarebbe sottoposto al controllo democratico dei lavoratori, con salari strettamente limitati a non più di un salario da operaio specializzato.
Tutti i funzionari sarebbero eletti e soggetti a revoca istantanea se non portano avanti la volontà del popolo. Solo per questa via si può estirpare il cancro della burocrazia dal corpo della rivoluzione e creare le condizioni per la partecipazione dell’intera popolazione all’amministrazione dell’industria, della società e dello Stato, senza la quale il socialismo sarebbe solo una parola vuota.
La necessità di un’espressione organizzata del movimento rivoluzionario
Senza organizzazione la rivoluzione non può vincere. Le masse hanno in mano un gigantesco potere, ma questa forza deve essere organizzata e diretta verso un obiettivo centrale. Senza questo, rimarrà una semplice potenzialità priva di contenuto effettivo. Sarà dissipata come vapore nell’aria, il quale diventa una forza solo se concentrato in un cilindro a pistone.
Oggi in Venezuela milioni di lavoratori sono organizzati in decine di migliaia di organizzazioni, comitati per la terra, circoli bolivariani, assemblee rivoluzionarie, sindacati di classe, commissioni per l’acqua, per la salute, misiones, ecc. Ma queste sono atomizzate e isolate. Non esiste un organismo nazionale nel quale siano rappresentate e attraverso il quale l’esperienza delle masse in lotta possa essere condivisa e generalizzata. I partiti politici bolivariani rappresentati in parlamento sono generalmente considerati come macchine puramente elettorali, inaffidabili per il popolo rivoluzionario e pieni di carrieristi e riformisti.
Le prossime elezioni forniscono una grande opportunità per migliorare l’organizzazione rivoluzionaria delle masse. Si dovrebbero costituire Unità di battaglia elettorale per il socialismo in ogni fabbrica, caserma, scuola e quartiere; da collegare a livello locale, regionale e nazionale attraverso delegati eletti e revocabili. In tale Assemblea nazionale rivoluzionaria, tutte le diverse tendenze e idee presenti nel movimento bolivariano potrebbero esprimersi e sottoporre le loro proposte alla decisione democratica del movimento rivoluzionario organizzato.
È necessario promuovere a tutti i livelli la costituzione di organizzazioni democratiche rivoluzionarie che uniscano lavoratori, contadini, donne, giovani e soldati rivoluzionari. Queste organizzazioni rivoluzionarie di massa (l’equivalente dei soviet nella Russia rivoluzionaria) cominceranno con l’organizzare la lotta rivoluzionaria, ma inevitabilmente finiranno con il prendere il potere nelle proprie mani. Sono l’embrione della nuova società che si forma in seno a quella vecchia.
La formazione di tali organizzazioni è una questione cruciale per la rivoluzione ed è essenziale per la sua vittoria. Esse devono essere collegate a livello locale, regionale e infine nazionale. Questo è il compito più urgente di fronte a noi.
Soprattutto è necessario premere perché si formino organizzazioni autenticamente proletarie. L’Unt deve essere unita e rafforzata come organizzazione basilare della classe e come lama della rivoluzione. Si è già perso troppo tempo in dispute interne. L’Unt deve cominciare ad agire come un sindacato veramente rivoluzionario e non come una fabbrica di chiacchiere. Assumendo la proposta del Presidente Chavez, deve immediatamente stendere un piano con tutte le imprese abbandonate o malgestite e porle sotto il controllo operaio.
Oltre all’Unt esiste il movimento delle fabbriche occupate (Freteco), che gioca un ruolo chiave nell’unire e mobilitare i lavoratori delle fabbriche occupate. Questa è la lama della rivoluzione, e deve essere sviluppato ed esteso in ogni regione del paese.
Armare il popolo!
Gli imperialisti osservano da vicino gli sviluppi in Venezuela. Capiscono che una vittoria di Chavez nelle elezioni presidenziali, pone per loro una minaccia non solo in Venezuela ma anche in tutta l’America latina.
Washington tenterà con tutti i mezzi di rovesciare il presidente Chavez, compreso l’assassinio. È vero che al momento sono intrappolati nel pantano iracheno e questo rende molto difficile un intervento militare diretto degli Usa.
Ma non si può escludere che, presi dalla disperazione, possano mettere in piedi un qualche tipo di intervento, probabilmente utilizzando i servizi di mercenari o fascisti dalla Colombia. La minaccia è reale e dobbiamo essere preparati.
Ciò è particolarmente vero per ciò che riguarda le campagne, dove i latifondisti stanno già organizzando gruppi paramilitari per difendere le loro proprietà contro la riforma agraria. Più di cento attivisti sono già stati uccisi in vertenze sulle riforma agraria. Questa dichiarazione unilaterale di guerra civile deve essere contrastata attraverso la formazione di comitati di autodifesa armata, democratici, sotto il controllo delle organizzazioni contadine.
Un popolo che non sia disposto a difendersi armi alla mano merita di essere schiavo. Il presidente Chavez ha dichiarato in molte occasioni che il popolo venezuelano non vuole la guerra, ma lotterà per difendere la sua rivoluzione contro qualsiasi aggressore straniero. La formazione di una riserva e di guardie territoriali è un tentativo di armare la rivoluzione contro la minaccia di intervento straniero. I marxisti sostengono queste misure e tutti gli sforzi volti a difendere la rivoluzione.
L’Unt deve partecipare a questi sforzi costituendo unità operaie di difesa in ogni posto di lavoro, organizzate dalle assemblee operaie e che rispondano ad esse. Ogni operaio, contadino e studente deve apprendere l’uso delle armi. Tutta la storia della rivoluzione dimostra come le masse siano l’unico difensore coerente della rivoluzione. Si devono istituire scuole speciali per istruire quadri militari che provengano dagli operai e dai contadini. Non mancano nell’esercito ufficiali rivoluzionari che possono istruire i lavoratori nell’arte militare.
I riformisti sostengono che questo genere di cose non farebbe che provocare gli imperialisti e aumentare il pericolo di invasione. Al contrario! Quanto più i lavoratori imparano l’uso delle armi, quando più ampi sono i settori della popolazione coinvolti nell’addestramento militare, quanto più grande sarà il deterrente per gli aggressori imperialisti e tanto maggiori le possibilità di un esito pacifico. Il nostro slogan sia quello della Republica romana: Si vis pacem, para bellum. Se vuoi la pace, prepara la guerra.
Per una politica internazionalista!
Una rivoluzione che parla in nome di Simon Bolivar deve lottare per realizzare il programma di Bolivar: l’unificazione rivoluzionaria dell’America latina. Ma nelle condizioni moderne questo può essere realizzato solo attraverso una Federazione socialista dell’America latina. Si deve fare appello ai popoli dell’America latina e del mondo a seguire la via del Venezuela rivoluzionario.
C’è chi dice che la rivoluzione è andata avanti a sufficienza e che è ora di fermarsi. Non è questo lo spirito che animò Simon Bolivar e i suoi seguaci. Essi non ebbero paura di sfidare le più grandi potenze della terra, anche se inizialmente non erano che un pugno di uomini.
Non è sufficiente proclamare la rivoluzione: la rivoluzione deve passare dalle parole ai fatti, altrimenti lascerà il passo allo scetticismo e all’apatia, creando le condizioni per la controrivoluzione. La rivoluzione non può restare ferma, pena la sconfitta. Deve avanzare audacemente, conquistando una posizione dopo l’altra.
Non è sufficiente limitarsi a parlare di socialismo mentre la terra e le banche rimangono in mano ai latifondisti e ai capitalisti. Ciò che è stato iniziato deve essere portato a termine. Una direzione rivoluzionaria che non sia pronta ad andare fino in fondo è destinata a giocare un ruolo fatale. In tal caso sarebbe meglio non avere neppure iniziato la rivoluzione.
In ultima analisi, il futuro della rivoluzione bolivariana sarà determinato dal suo grado di espansione nel resto dell’America latina e oltre. Questa idea era compresa dal Che Guevara, quando disse che la rivoluzione cubana poteva essere salvata solo creando altri tre o quattro Vietnam.
L’imperialismo Usa è un nemico potente. Possiede enormi riserve. Ma la rivoluzione venezuelana ha riserve potenziali ancora maggiori: il sostegno di milioni di operai e contadini oppressi e sfruttati in America latina, i quali vedono la rivoluzione bolivariana come un raggio di speranza nell’oscurità. Nella misura in cui la rivoluzione compie audaci passi in avanti, sferrando colpi contro i suoi nemici e costringendo alla difensiva l’oligarchia controrivoluzionaria e l’imperialismo, la fiducia e la combattività delle masse crescerà ovunque.
Il movimento rivoluzionario già si diffonde in altri paesi, come vediamo con l’elezione di Evo Morales in Bolivia. Messico, Perù ed Ecuador non sono molto più indietro: ciò che è necessario è una direzione audace, un passo decisivo per sradicare il latifondismo e il capitalismo dal Venezuela una volta per tutte. Una volta compiuto questo passo, la fiamma rivoluzionaria si allargherà da un paese all’altro come un incendio in una foresta.
Se vuole vincere, la rivoluzione bolivariana deve diffondersi ad altri paesi, a partire da una federazione socialista fra Cuba, Venezuela e Bolivia. Ben presto suo messaggio si diffonderà ad altri paesi compresi gli Usa, dove il malcontento sta crescendo rapidamente.
Contro l’opportunismo! Contro il settarismo!
Alla vigilia della Seconda Battaglia di Santa Ines, la rivoluzione è a un bivio. Le masse, e particolarmente l’avanguardia, cominciano ad essere stufe di parole e discorsi. Lenin avvertiva una volta che le parole e la retorica hanno distrutto più di una rivoluzione. È ora di tradurre i discorsi in azioni! Il pericolo della controrivoluzione può essere scongiurato solo con una rivoluzione nella rivoluzione. Ma questo è possibile solo basandosi su una politica marxista.
Molto tempo fa, Marx ed Engels indicavano come i comunisti non formano un partito separato ed opposto agli altri partiti operai. I marxisti sono la parte più avanzata del movimento operaio. Tutti i marxisti rivoluzionari devono sforzarsi di unire le masse attorno al programma della rivoluzione socialista espresso nella forma di una serie di rivendicazioni transitorie, dalle più piccole rivendicazioni economiche, sociali o democratiche fino alla conquista del potere. Dobbiamo sforzarci di costruire legami con la massa degli operai, dei contadini e della gioventù rivoluzionaria che oggi si trovano nelle fila del movimento bolivariano.
Il nostro primo compito è unire l’avanguardia proletaria, gli elementi più avanzati fra i lavoratori e la gioventù, attorno al programma transitorio della rivoluzione socialista Ma non dobbiamo separarci dalla massa dei bolivariani rivoluzionari che vogliono combattere i pericoli gemelli della controrivoluzione e dell’imperialismo. I compagni della Corrente marxista rivoluzionaria (Cmr) hanno iniziato questo lavoro e devono avere il pieno sostegno dei marxisti in tutto il mondo.
Quei settari che dedicano tutto il loro tempo ad attaccare Chavez e a spaccare il movimento rivoluzionario non fanno che screditare il nome del marxismo agli occhi delle masse. Marx ed Engels, i fondatori del socialismo scientifico, hanno spiegato tanto tempo fa nel Manifesto comunista che il luogo in cui i comunisti devono lavorare è all’interno del movimento di massa, non fuori da esso. Diciamolo con chiarezza: fuori dal movimento bolivariano (vale a dire fuori dal movimento delle masse in Venezuela) non c’è nulla.
Gli imperialisti e i controrivoluzionari capiscono l’importanza del movimento bolivariano e tentano di minarlo dall’interno usando la corruzione per creare una quinta colonna nella direzione del movimento. La lotta contro la controrivoluzione è pertanto impossibile senza una battaglia risoluta contro l’ala opportunista del movimento e gli elementi filo-borghesi nella direzione.
L’unico modo di sconfiggere la controrivoluzione e guidare le masse verso la trasformazione socialista della società è condurre una lotta determinata contro la destra del movimento bolivariano, cacciare via gli opportunisti, i carrieristi e i burocrati e trasformare il movimento in uno strumento rivoluzionari capace realmente di guidare le masse.
I migliori dirigenti del movimento sono quelli che vengono dalle masse e non hanno altro interesse da difendere se non quelli delle masse, non i politici di professione e i burocrati. Rivendichiamo che i salari dei dirigenti siano limitati a non più di un salario da operaio qualificato. Tutte le spese devono essere aperte all’ispezione da parte della base e tutti i dirigenti devono essere eletti dalla base e soggetti a revoca.
Per condurre una seria lotta contro l’opportunismo e la burocrazia l’avanguardia proletaria deve essere organizzata. Questo è il compito più urgente per i marxisti venezuelani, che devono lottare fianco a fianco con il resto del movimento di massa, sferrare colpi al nemico di classe e contemporaneamente spiegare agli operai e ai contadini più avanzati il significato degli avvenimenti e spiegare pazientemente il programma del socialismo rivoluzionario in un linguaggio accessibile alle masse. Questo è il compito che ha di fronte la Cmr, la sezione venezuelana della Tendenza marxista internazionale.
Il destino della rivoluzione venezuelana è organicamente legato alle prospettive della tendenza marxista. I marxisti resisteranno o cadranno a seconda della loro capacità di penetrare il movimento bolivariano e conquistarlo al programma del socialismo rivoluzionario. E il movimento bolivariano vivrà o cadrà in base alla sua capacità di trascendere i limiti della rivoluzione borghese democratica, di espropriare l’oligarchia e condurre la rivoluzione socialista, non a parole ma nei fatti.
Agosto 2006
Questa dichiarazione è stata discussa ed approvata al congresso della Tendenza marxista internazionale, tenutosi a Barcellona.