Venerdì notte (27 gennaio) circa quindicimila persone piene di entusiasmo si sono riunite in una manifestazione antimperialista nell’ambito del Forum Sociale Mondiale di Caracas per ascoltare il presidente Hugo Chavez. La riunione è iniziata al canto dell’Internazionale, l’inno mondiale della rivoluzione proletaria. E’ stata la prima volta che Chavez è stato presentato in questa maniera in Venezuela e la cosa è risultata molto appropriata in virtù del suo discorso successivo.
L’ambiente era elettrico e mentre Chavez si avvicinava al palco in migliaia si sono alzati applaudendo, gridando in suo favore e sventolando bandiere e striscioni. Dopo aver salutato i partecipanti, Chavez ha fatto un saluto formale a coloro che avevano partecipato al Forum Sociale Mondiale così come agli invitati dei diversi paesi, tra i quali Cindy Sheehan [madre di un soldato ucciso nella guerra in Iraq ed esponente del movimento pacifista statunitense, ndt] e la figlia di Che Guevara, Aleida.
Concluse queste formalità, Chavez ha iniziato il suo discorso partendo dalla storia della lotta contro la dominazione spagnola in America Latina guidata da Simon Bolivar e Francisco de Miranda. Ha spiegato come Miranda, che era nato a Caracas, abbia lottato nelle tre principali rivoluzioni del suo tempo: la lotta per l’indipendenza degli Stati Uniti, la Rivoluzione Francese e la lotta per l’indipendenza dell’America Latina. L’idea di questi combattenti rivoluzionari era lottare per la liberazione e l’unificazione del continente.
Chavez ha parlato della rinascita dei popoli Incas ed ha citato Tupac Katari, che lottò contro gli spagnoli: "Oggi muoio, ma un giorno ritornerò e saremo milioni". Il presidente ha sottolineato il legame tra l’America Latina ed il sangue dell’Africa ("l’Africa la portiamo dentro, l’Africa è parte di noi stessi, non si può capire l’America Latina dei Carabi senza capire l’Africa, il sacrificio dell’Africa e la grandezza dell’Africa, continente fratello, popolo fratello"), così come la crescente ondata di lotta antimperialista.
Ha messo anche in risalto la crescita dell’antimperialismo in America Latina e la nuova cooperazione tra i governi di sinistra del Venezuela, di Cuba e dell’ultimo arrivato: la Bolivia. Ha continuato il suo discorso descrivendo i movimenti rivoluzionari del XX secolo ed i simboli eroici del nostro tempo, come Che Guevara e Fidel Castro. Ha citato inoltre le lotte antimperialiste in Asia ed Africa.
"Entriamo nel XXI secolo", ha dichiarato Chavez, "…ora stiamo cambiando il corso della storia del XXI secolo. Cambieremo il corso della storia. Ci credo, credo che sia possibile e ogni giorno ne sono più convinto". (Applausi)
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Ha continuato spiegando che gli imperialisti stanno cercando di dividere il continente latino americano, promuovendo le differenze tra dirigenti come Lula, Kirchner, Tabarè e la "sinistra pazza" di Chavez e Fidel. "Comunque ci vogliano chiamare infliggeremo all’imperialismo la più grande sconfitta che si sia vista in 500 anni" (Applausi). "Il Venezuela non sarà mai più una colonia degli Stati Uniti d’America, mai più".
"Ci sono ragioni per cui essere ottimisti, stanno accadendo cose che cinque anni fa non accadevano, addirittura negli Stati Uniti ha iniziato nuovamente a formarsi un movimento che ogni giorno prende più forza, coscienza e unità", ha detto Chavez riferendosi alla lotta contro la guerra in Iraq di Cindy Sheehan, da lui soprannominata la "Signora Speranza". Chavez ha attaccato Bush per avere abbandonato i poveri al proprio dramma durante la tragedia dell’uragano Katrina. "Un governo che ha abbandonato milioni di cittadini in particolar modo i poveri, i negri, i latinoamericani, tutti!".
Il presidente ha dedicato uno spazio al popolo degli Stati Uniti, descrivendolo come la vittima dell’amministrazione Bush. "Viva il popolo degli Stati Uniti, contiamo su di voi compagni, contiamo su di voi".
In seguito ha citato Carlo Marx e come sia necessario salvare il mondo, incluso gli Stati Uniti, attraverso l’azione del popolo. "I popoli del mondo possono salvarlo, e tra questi popoli è imprescindibile contare su quello degli Stati Uniti, sulla sua coscienza, sulla sua rinascita. Dobbiamo unire i popoli dei Carabi, dell’America Latina ed i popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa".
"Ci sono molte buone ragioni per essere ottimisti agli inizi del 2006 e del XXI secolo" ha detto Chavez riferendosi al fervore della gioventù e alle diversità del movimento che si deve unire in un’offensiva vittoriosa contro l’imperialismo.
Chavez ha ricordato come l’imperialismo abbia tentato di corromperlo, ma lui non è arrivato alla presidenza per vendere o tradire l’eroico popolo del Venezuela. Si è soffermato sul fatto che l’Impero non è invincibile, prestando attenzione a come hanno fallito in Iraq, ciò "non implica in nessun modo una sottovalutazione dell’Impero, l’Impero ha molto potere, ma non è infallibile (…), questo Impero malgrado tutto il suo potere, qui si è scontrato contro la realtà, contro il popolo (…) ed anche in Iraq, malgrado ciecamente non riconoscano la sconfitta, continuano a portare alla morte centinaia e migliaia di giovani statunitensi e allo stesso tempo continuano a massacrare migliaia di innocenti, bambini, bambine, donne e uomini del popolo iracheno".
Si è anche soffermato sui costi delle avventure imperialiste, le migliaia di milioni di dollari sperperati in spese militari, insistendo sul fatto che si sarebbero potuti ottenere grandi risultati se questi soldi fossero stati spesi a beneficio della popolazione. Ha fatto riferimento a quanto si è ottenuto in Venezuela in questi anni della rivoluzione Bolivariana. Possiamo solo immaginare ciò che si sarebbe potuto raggiungere se i governi dei paesi ricchi come gli Stati Uniti avessero seguito lo stesso cammino, utilizzando tutte le loro conoscenze scientifiche. Queste risorse si sarebbero potute usare per eliminare la povertà che colpisce più di 40 milioni di persone solo negli Stati Uniti. "Se Cuba e Venezuela – con tutte le limitazioni che abbiamo – ottengono in un anno e mezzo l’alfabetizzazione in Venezuela di un milione e mezzo di persone e dichiarano la nostra Patria ‘territorio libero dall’analfabetismo’, immaginiamoci quello che si potrebbe fare se i governi dei paesi più potenti della terra, a cominciare dagli USA, partecipassero ad una vera azione universale con risorse e non con briciole, utilizzando tutti gli strumenti scientifici e tecnologici che hanno per lottare contro il fenomeno terribile della miseria: la povertà, le malattie e la fame". In seguito Chavez ha fatto un appello al popolo degli Stati Uniti perché insorga e lotti per la sua libertà.
Il Presidente ha dichiarato che è necessario un piano di azione ed ha citato la frase "Socialismo o morte" che ha attribuito a Carlo Marx e Rosa Luxemburg, provocando applausi e grande entusiasmo tra i partecipanti. La stessa idea è stata utilizzata dal Che e da Fidel nel 1960. "Credo che Carlo Marx e Rosa Luxemburg lanciarono quella frase, certi di quello che dicevano, guardando ai secoli futuri, allo stesso modo di Bolivar", ha detto Chavez. Stavano pensando al futuro che si avvicinava "credo che avessero un margine di tempo, mentre penso che i nostri margini siano ridotti, noi non abbiamo tempo. Non possiamo pensare ai secoli futuri, questo può sembrare drammatico, ma credo che sia così; siamo arrivati nel secolo nel quale si scioglierà la questione, una questione affrontata da scienziati e pensatori". Ha ripetuto l’idea: "Il tempo è poco". "Credo che il tempo sia ora o mai".
"Credo che la frase di Carlo Marx oggi abbia più attualità che mai e addirittura un’attualità drammatica, non abbiamo quasi più tempo: Socialismo o morte, ma morte davvero della specie umana, morte della vita del pianeta, perché il capitalismo sta distruggendo il pianeta, sta distruggendo la vita del pianeta, sta distruggendo l’equilibrio ecologico del pianeta", ha detto Chavez. "Abbiamo innalzato di nuovo la bandiera del socialismo per tracciare il nuovo cammino del XXI secolo, la costruzione di un solido movimento autenticamente socialista sul pianeta".
Sul modello socialista ha indicato la necessità di "un socialismo nuovo" che non riproduca i seri errori del modello del XX secolo, riferendosi chiaramente all’esperienza dello stalinismo. Ha addirittura fatto un parallelismo tra l’epoca del ‘comunismo primitivo’ prima della Conquista (dell'America, ndt) e le radici del socialismo. Chavez ha concluso il suo comizio con le rivendicazioni: "Socialismo o morte!, Patria o morte! Vinceremo!".
E’ stato un discorso audace e storico che ancora una volta parla della necessità di abbattere il capitalismo. Un discorso sintomatico della direzione che Chavez e la rivoluzione Bolivariana stanno prendendo. Questo discorso è stato trasmesso attraverso TeleSur in tutta l’America Latina e certamente alimenterà la radicalizzazione delle masse, che sono alla ricerca di una via d’uscita alla miseria del capitalismo.
Caracas, 28 gennaio 2006.