“Benvenuti in Marocco, qui trituriamo la gente!”

Le masse contrattaccano con rabbia al regime del re Mohamed VI

Decine di migliaia di marocchini, indignati, sono scesi in piazza lo fine settimana dopo che un pescivendolo di Al-Hoceima è stato schiacciato a morte all’interno di un camion della spazzatura mentre stava cercando di recuperare il pesce che era stato sequestrato dalla polizia locale. Il pesce di Mouhcine Fikri era stato confiscati venerdì 28 ottobre, dato che le autorità locali volevano far rispettare il divieto di vendita di pesce spada in questa stagione. I testimoni dell’accaduto affermano che la polizia ha deliberatamente attivato il meccanismo di compressione della spazzatura del camion, nel momento in cui Mouhcine Fikri vi era saltato dentro per recuperare il suo pesce.

Le immagini del corpo schiacciato all’interno del camion sono state pubblicate sui social media e hanno scatenato una ridda di reazioni indignate. Due hashtag in arabo # طحن_مو ( «Trituratelo») e # كلنا_محسن_فكري («Siamo tutti Mouhcine Fikri») sono ormai virali sul web. Centrale in questa rabbia è il ‘hogra’, un termine arabo che si riferisce alla sensazione di abuso e ingiustizia per mano dello Stato. È un sentimento potente che si collega con l’esperienza quotidiana vissuta da gran parte della popolazione povera.

Rappresenta la realtà di disprezzo, sfruttamento e oppressione ad opera dei padroni, i padroni di casa, i funzionari locali e regionali, i presidi, i capi religiosi, la polizia, i politici e gli uomini e le donne della cara reale. In altre parole: da parte del regime stesso. Questa sensazione è rafforzata da un alto tasso di disoccupazione, bassi salari e prezzi alti. Molte persone si identificano con il destino del venditore di pesce. Come un manifestante ha dichiarato: ‘ Qui ognuno si sente schiacciato dal camion della spazzatura’. Il camion della spazzatura è diventata una metafora per il sistema oppressivo e di sfruttamento. Uno degli slogan delle manifestazioni è stato: ‘Mohcine è stato assassinato, la colpa è di Makhzen’. Makhzen è la parola usata per descrivere le istituzioni statali reali, la monarchia assoluta che controlla la ricchezza e la società marocchina. La gente capisce che il comportamento dei poliziotti locali è legato in modo più ampio all’apparato statale e al sistema economico.

Gli attivisti dei media sociali e i manifestanti non credono alla tesi ufficiale del suicidio di Mouhcine Fikri o a quella di una sua morte accidentale. Sono convinti che è stato deliberatamente ucciso dai poliziotti e chiedono che vengano puniti. Le autorità di polizia, naturalmente, hanno respinto tali accuse.

Le manifestazioni di massa si sono svolte, non solo nella città settentrionale di Al-Hoceima, ma anche a Casablanca, Rabat e molte altre città. Erano in gran parte spontanee, ma gli attivisti del vecchio movimento 20F hanno partecipato alla loro organizzazione. Queste manifestazioni sono probabilmente il più grande visto nel regno dopo l’ondata di proteste avvenuta a seguito della primavera araba nel 2011. Nella regione settentrionale del Rif , le manifestazioni hanno assunto un carattere quasi insurrezionale e uno sciopero generale è stato convocato in tutta la regione oggi (ieri, ndt). Questa regione è storicamente sempre stata un focolaio di rivolte e dissenso. La guerra del Rif nei primi anni ’20 guidata dal mitico Abdel Krim contro le potenze coloniali di Spagna e Francia è stata la prima rivolta anti-imperialista di massa nella storia. Questo spirito è ancora vivo. Ma la vittoria contro l’oppressione dello stato marocchino può essere raggiunta solo attraverso una battaglia comune con il resto della classe operaia e dei giovani nel paese. Una soluzione separatista sostenuta da alcune forze politiche del Rif indebolirà solo il movimento rivoluzionario contro il regime.

La morte di Mohcine Fikri e l’indignazione di massa scatenatasi in tutto il Marocco ricorda ricorda il sacrificio del povero ambulante Mohamed Bouazizi, avvenuto in Tunisia nel dicembre 2010. Questo tragico evento divenne la scintilla iniziale della rivoluzione araba. Non è il primo ‘incidente’ di questo tipo quest’anno in Marocco. Decine di persone che hanno subito il comportamento brutale e umiliante da parte delle autorità si sono uccise di fronte a edifici pubblici o nei mercati. Questa ondata di proteste di massa, indignata, non è una sorpresa. Tutto il materiale combustibile dal punto di vista sociale e politico era già presente e in attesa di un fatto casuale, una scintilla per mettersi in moto. In nessuna parte del Medio Oriente la situazione è cambiata in meglio dall’inizio delle rivoluzioni arabe. Solo quest’anno la Tunisia ha assistito a due rivolte di massa a seguito della politica di austerità brutale del governo. L’Egitto è sull’orlo di una nuova esplosione sociale dato che precipita sempre più nella spirale della recessione, degli attacchi al tenore di vita e della repressione. I giorni del nuovo faraone, Abdul Fatah al-Sisi, sono contati. Per avere successo i nuovi movimenti non si possono limitare a sostituire un presidente o un re con un altro. Essi devono mirare a sradicare il vecchio apparato statale e il sistema capitalista e sostituirli con uno stato operaio democratico e un’economia pianificata.

Le autorità vivono nella paura di una ripetizione degli eventi tempestosi avvenuti durante la rivoluzione araba. Il regime marocchino ha resistito all’uragano della rivoluzione, grazie ad una combinazione di concessioni materiali e di riforme cosmetiche e alla corruzione dei leader sindacali e del movimento di protesta. Ciò ha fornito un’impressione di stabilità sotto la ‘guida saggia e progressiva’ del Re. È stata alimentata l’idea della “eccezione marocchina” in Medio Oriente. Pensavano di aver domato le masse. I marxisti marocchini hanno sempre sostenuto il contrario. Gli ultimi giorni hanno confermato la nostra analisi contro tutte le prospettive disfattiste e demoralizzanti di tutte le altre tendenze di sinistra del paese.

Il Re, Mohamed VI, ha ora inviato un proprio emissario per visitare la famiglia della vittima e di offrire le sue condoglianze reali. Ha anche promesso un’indagine. Il ministero degli interni e della giustizia hanno fatto lo stesso. Questa non è la prima volta che le autorità promettono “indagini approfondite e trasparenti” che non hanno mai portato a nulla. Lo stato è ingannevole. Tutti i funzionari statali stanno disperatamente tentando di proiettare un’immagine di personalità e istituzioni preoccupate. In questo modo il regime sta attivando i meccanismi destinati a proteggerlo da una messa in discussione più generale. Se necessario, alcuni agenti di polizia saranno sacrificati per cercare di calmare le masse arrabbiate. Il regime cercherà di appoggiarsi ai leader dei partiti screditati e anche sulle sinistre riformiste e sugli islamisti di Al Adl Wal Ihssane di far deragliare il movimento. Ma non cambierà nulla di fondamentale. Rafforzerà solamente la comprensione della necessità di un vero e proprio partito rivoluzionario in grado di portare a termine l’unica rivoluzione in grado di soddisfare le esigenze delle masse: una rivoluzione socialista. Si è aperta una nuova fase della rivoluzione marocchina. Le masse in Marocco stanno riallacciando il filo del movimento del 2011 quando ‘la gente ha chiesto la fine del regime’.

Abbasso il regime assassino e oppressivo!
Abbasso il capitalismo!
Viva la rivoluzione socialista in Marocco e tutta la regione!
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