Spesso si dice che esistono le bugie, le grandi bugie e la statistica. A questa lista dovremmo aggiungere la diplomazia, la cui capacità di mentire si è ormai elevata a vera e propria forma d’arte.
La diplomazia fa parte della guerra e ne è l’equivalente politico. Il suo fine è quello di nascondere i veri motivi della guerra ai cittadini della propria nazione e di far ricadere la colpa per la guerra stessa e per i suoi orrori e i suoi crimini sulle spalle dell’avversario.
Lo vediamo oggi, come un perfetto esperimento in laboratorio, nel polverone mediatico alzato sopra Aleppo. Ogni giorno il pubblico occidentale è raggiunto da una serie continua di storie dell’orrore che raccontano di bombardamenti deliberati di ospedali e di convogli di aiuti umanitari, immagini commoventi di bambini feriti e cadaveri di civili estratti dalla macerie delle loro case.
È assolutamente normale che questo tipo di immagini provochino sentimenti profondi di orrore e disgusto in chiunque sia capace di provare emozioni umane. Il problema è che questi sentimenti possono essere facilmente manipolati dagli esperti di costruzione dell’opinione pubblica in difesa di determinati interessi. È compito dei marxisti quello di aprire uno squarcio nel velo della propaganda, per metterne in evidenza il cinismo e mostrare i veri interessi che nasconde.
Il bluff di Boris lo sbruffone
In una discussione urgente alla Camera dei Comuni, Boris Johnson, il giullare di corte del Partito Conservatore, ha detto che avrebbe voluto vedere manifestazioni di protesta di fronte all’Ambasciata russa contro i bombardamenti di civili ad Aleppo. Sarebbe valsa la pena chiedergli per quale motivo non ha mai fatto appelli per protestare di fronte all’Ambasciata saudita contro i bombardamenti di obiettivi civili, tra cui scuole e ospedali, in Yemen.
Nel suo attacco alla Russia, il Ministro degli Esteri britannico, l’ha avvertita che rischiava di diventare uno stato “paria”. Ha anche assicurato la Camera che il governo britannico stava prendendo “la guida” della questione siriana. Stranamente però, non ha saputo spiegare per quale motivo un paese che gioca un ruolo così importante non sia stato nemmeno invitato ai negoziati sulla Siria in programma per il fine settimana a Losanna, in Svizzera.
È ancora più strano che la Russia, cioè lo stato “paria”, non solo sia stata invitata ai negoziati, ma abbia giocato anche un ruolo importante nella loro organizzazione. Un piccolo dettaglio ci dice molto più di quanto possano fare cento discorsi di Boris Johnson. Al di là delle assurde pretese del suo governo, la Gran Bretagna non è più in grado di ricoprire un ruolo guida nella politica mondiale, men che meno dopo la Brexit, che l’ha resa ancora meno importante agli occhi di Washington.
La nomina di un pagliaccio a Ministro degli Esteri è stata la ciliegina sulla torta del declino del prestigio britannico nel mondo. Non essendo riusciti a invitare nè la Gran Bretagna nè l’Unione Europea al tavolo delle trattative dove sono state prese tutte le decisioni importanti, gli americani hanno almeno avuto l’accortezza di venire a Londra a spiegare agli inglesi e agli altri europei cosa hanno deciso in loro assenza.
Attaccato alla giacchetta del Segretario di Stato americano più che poteva, ai limiti della decenza, Boris Johnson sembrava proprio un rispettoso cameriere in attesa di servire il tè al suo padrone. Ogni volta che Kerry apriva bocca, il Ministro degli Esteri britannico annuiva con ampi movimenti della testa, facendo finta di non capire che ogni parola pronunciato da Kerry suonava come un calcio nelle parti più sensibili del suo corpo.
Rifiutandosi di rispondere alle domande sull’intervento militare in Siria, Kerry rimarcava acidamente: ”Non vedo in Europa una gran voglia delle persone di andare in guerra. Non vedo i parlamenti nazionali in Europa pronti a dichiarare guerra. Non vedo proprio molti paesi pronti a decidere che quella è soluzione migliore.” Con un rifiuto appena dissimulato per l’uomo in piedi accanto a lui, ha aggiunto: ”E’ facile dire che bisogna agire, ma agire come? Vedo molte persone incapaci di rispondere a questa domanda. E ha concluso: “Stiamo seguendo la via diplomaticaÈ assolutamente normale che questo tipo di immagini provochino sentimenti profondi di orrore e disgusto in chiunque sia capace di provare emozioni umane. Il problema è che questi sentimenti possono essere facilmente manipolati dagli esperti di costruzione dell’opinione pubblica in difesa di determinati interessi. È compito dei marxisti quello di aprire uno squarcio nel velo della propaganda, per metterne in evidenza il cinismo e mostrare i veri interessi che nasconde. perchè questo è lo strumento che abbiamo a disposizione in questo momento”.
L’espressione sulla faccia di Boris rifletteva una lotta dolorosa tra il rispetto ossequioso e uno stupido sorrisetto. Sembrava proprio un cagnolino scodinzolante ai piedi del proprio padrone, che poi è esattamente la natura della cosiddetta relazione speciale tra Gran Bretagna e Stati Uniti.
Chi è responsabile?
È chiaro che non abbiamo nessuna intenzione di giustificare Vladimir Putin, che difende gli interessi dell’oligarchia capitalista russa, non certo quelli del popolo, della classe lavoratrice o del popolo siriano. Come le loro controparti occidentali, i leader russi trattano la politica internazionale dal punto di vista dei propri interessi egoistici.
Ad ogni modo, va sottolineato che non sono stati i russi a far diventare il Medio oriente il caos sanguinoso che è oggi. La catastrofe attuale è il risultato diretto di un brutale atto di aggressione organizzato da un presidente americano e dal suo alleato britannico che hanno ripetutamente coperto al pubblico con un sacco di balle. Se vogliamo parlare di azioni atroci, omicidi di massa, bombardamenti deliberati contro ospedali e scuole, prigionieri torturati e bambini assassinati, le prime persone che dovrebbero essere portare al giudizio di corte internazionale di giustizia sono George W. Bush e Tony Blair.
Lavrov e Kerry ai colloqui di Losanna
I mass media e i governi che li controllano hanno fatto tutto il necessario per creare una spessa cortina fumogena intorno a questi crimini, concentrandosi invece sui soggetti molto più interessanti della brutalità dell’uomo al Cremlino. La stridula propaganda contro la Russia ha fornito la scusa perfetta per insabbiare l’inchiesta sull’intervento britannico in Iraq e distogliere l’attenzione dalle azioni criminali di Gran Bretagna e Stati Uniti, primi responsabili di quanto sta accadendo.
Come i criminali si mettono i guanti prima di commettere un omicidio, così chi organizza i più grandi atti di aggressione piratesca si presenta sempre come campione di pace, umanitarismo e democrazia. Gli americani e i russi avevano concordato una tregua che avrebbe dovuto permettere l’arrivo di aiuti umanitari in diverse città siriane sotto assedio, tra cui Aleppo. Ma la tregua non è durata che pochi giorni. L’Occidente ha immediatamente accusato la Russia e i suoi alleati siriani. Ma quali sono stati i fatti reali?
La prima condizione dell’accordo era quella che gli americani avrebbero fatto pressioni sulla cosiddetta opposizione moderata siriana perchè prendesse le distanze dai jihadisti. Ma questo era impossibile perchè l’unica forza effettivamente sul campo contro Assad sono gruppi jihadisti come Al Nusra (che di recente ha cambiato il proprio nome in Jabhat Fatah Al Sham). L’opposizione moderata è militarmente insignificante e completamente dipendente dalla Jihad, senza la quale collasserebbe in un istante.
Non è un segreto che Jabhat Fatah Al Sham è legata ad Al Qaeda e che ha esattamente la stessa ideologia reazionaria e gli stessi metodi dell’ISIS. In realtà, era stata creata proprio dall’ISIS all’inizio della guerra per garantirsi una fetta dei contributi in uomini e denaro mandati dagli americani in Siria. La linea di demarcazione tra ISIS e Al Nusra è estremamente vaga. In termini ideologici, nessuno può dire dove finisce Jabhat Fatah Al Sham e dove comincia l’ISIS. Di conseguenza, la distinzione tra la cosiddetta opposizione “moderata” e gli estremisti islamici è una finzione.
Al Nusra è sostenuta dalla Turchia e dagli stati del Golfo (in particolare l’Arabia Saudita e il Qatar) che le forniscono armi e fondi illimitati. Inoltre, le armi sofisticate che gli USA hanno fornito a piccoli gruppi sul campo è un sottile copertura per il sostegno ai jihadisti. Questi gruppi agiscono come piccole cellule sotto l’ombrello di organizzazioni jihadiste molto più grandi e che possono schiacciarli quando vogliono. Molto spesso, quando questi gruppi perdono il sostegno degli USA, significa semplicemente che sono stati reintegrati nelle organizzazioni jihadiste.
Sergey Lavrov, il Ministro degli Esteri russo, spiega in questo modo la fine della tregua:
“Il primo obbligo previsto dal presente accordo era quello di arrivare a separare i terroristi dall’opposizione moderata con cui collabora la coalizione americana. Questa disposizione deve ancora essere soddisfatta, nonostante a febbraio del 2016 avessero detto di poterlo fare in circa due settimane.
L’obbligo di sbloccare Castello Road per permettere un accesso sicuro per gli aiuti umanitari nell’Aleppo orientale era stato preparato con grande dettaglio nell’accordo tra USA e Russia, comprese le distanze specifiche che avrebbero dovuto rispettare le truppe governative e quelle di opposizione. Ancora, gli USA dicono che non è stato possibile onorare questo obbligo perchè l’opposizione non li ascolta. E ci sono molti altri esempi del genere. (enfasi nostra, nda)
Sembra che sia per questo motivo, per l’incapacità degli USA di adempiere ai propri impegni rispetto il ritiro delle forze da Castillo road, che hanno deciso di ritirarsi o di sospendere questi accordi, se non quasi facendo saltare il tavolo. Hanno scelto di presentare la situazione in modo diverso. In realtà, c’era una ragione specifica dietro a questo fallimento: avevano preso l’impegno di far arretrare le truppe dell’opposizione di 1500 metri.
Le truppe governative si ritiravano, ma quelle dell’opposizione subito cercavano di occupare il territorio appena abbandonato. Ad ogni modo, invece di ammettere la causa specifica che ha portato al fallimento degli accordi, gli USA hanno scelto una spiegazione astratta. Hanno detto che la Russia non aveva la volontà di mettere fine alle ostilità che infliggevano sofferenze ai civili. Siamo abituati a questo tipo di retorica, quindi continueremo a lavorarci.”
La versione di Lavrov sembra coincidere molto con gli eventi che possiamo osservare. Le tv occidentali hanno mostrato immagini che mostravano una presunta offensiva delle forze ribelli (durante la tregua) che apparentemente riuscivano a occupare un’area che era stata sotto il controllo dell’esercito siriano. Infatti l’esercito si stava ritirando da questa area per rispettare i termini dell’accordo. I ribelli, che non avevano nessuna intenzione di rispettare la tregua, hanno approfittato della situazione per conquistare del territorio, che poco dopo è stato riconquistato dall’esercito siriano. Questa è la materia di cui sono fatti i miti e la propaganda.
Ovviamente, Lavrov e Putin hanno il loro tornaconto personale nella questione, è quindi una versione da prendere con le molle. Ma molte cose sono chiare. Prima di tutto, tutto sanno che i ribelli erano intenzionati dal primo momento a boicottare la tregua. Quello che volevano più di tutto era evitare una situazione in cui la Russia e gli USA potessero collaborare al lancio di una campagna reale contro la jihad.
In realtà i ribelli avevano chiarito fin dall’inizio che non avrebbero potuto e voluto rispettare la tregua. I “moderati” non volevano e non potevano rompere con la jihad, e gli americani non erano preparati a rompere con i loro alleati “moderati”. Questa è la vera ragione per cui la tregua è fallita. Perchè in realtà era nata già morta.
La tregua ha ricevuto un colpo mortale quando gli americani hanno bombardato l’esercito siriano uccidendo più di cento soldati che stavano combattendo contro l’ISIS, vicino alla città assediata di Deir Ezzour, che aveva un disperato bisogno di aiuto. Questo attacco perpetuato contro l’esercito siriano da aerei della coalizione americana è stata una chiara provocazione, parte di un piano per far fallire la tregua.
L’argomentazione fornita dagli americani per spiegare l’accaduto, che si è trattato di un errore, era chiaramente assurda. Gli americani e i loro alleati hanno a disposizione gli strumenti di controllo più sofisticati, è quindi davvero poco credibile che non siano in grado di distinguere le unità dell’esercito siriano da quelle dei ribelli. I russi sostengono di avere le prove che questo attacco fosse pianificato, e non abbiamo dubbi che sia stato così.
Scudi umani ad Aleppo e Mosul
I russi ha fatto un’offerta per stabilire un corridoio che consenta una via d’uscita sicura fuori da Aleppo, non solo per i civili, ma anche per i miliziani- anche con le armi. Channel 4 News, che è fortemente schierata a favore dell’opposizione, ha ammesso che questo stesso metodo è stato portato avanti in molte zone. Se non è successo ad Aleppo è semplicemente perché i ribelli non hanno accettato questa offerta.
Ciò significa che un piccolo gruppo di fanatici jihadisti tengono in ostaggio la popolazione di Aleppo est, e la usano a tutti gli effetti come scudi umani a fronte di attacchi da parte del regime e dei suoi alleati russi. Stanno cercando di usare la carneficina risultante come propaganda per aumentare l’appoggio alla loro causa. Il destino dei civili di Aleppo è di poca o nessuna importanza per loro.
L’inviato delle Nazioni Unite in Siria Staffan de Mistura ha offerto di accompagnare personalmente i circa 900 combattenti di Al Nusra di Aleppo, al fine di togliere di mezzo le ragioni addotte dalla Russia per bombardare la città. I russi sono stati subito d’accordo, ma i ribelli no. In effetti, diversi corridoi che erano già stati istituiti per i civili per recarsi nella zona occidentale controllata dal governo sono stati chiusi dai ribelli e i civili che cercavano di lasciare la zona sono stati attaccati.
L’ipocrisia dell’Occidente è svelata in modo vistoso se confrontiamo l’atteggiamento dei media in relazione ad Aleppo nella loro copertura della recente offensiva volta a riprendere la città di Mosul in Iraq. Si ha la netta impressione che questa offensiva sia intesa come un modo per compensare l’Occidente per la perdita imminente di Aleppo.
Secondo i rapporti dei media, una coalizione composta da esercito iracheno, forze curde e milizie sciite procede con una avanzata costante verso la città da attacchi aerei effettuato dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti. Si dice che la caduta di Mosul sia inevitabile. Tuttavia, questi rapporti sono senza dubbio eccessivamente ottimistici. Le forze dell’ISIS hanno avuto molti mesi per rafforzare le proprie difese e gli assalitori incontreranno una feroce resistenza man mano che si avvicineranno alla città. La vera battaglia per Mosul non è ancora iniziata.
Mosul ha un milione e mezzo di abitanti, in contrasto con i circa 200mila ad Aleppo Est. Per prenderla, le forze attaccanti dovranno sottoporre la città di un intenso bombardamento aereo e terrestre. Nonostante tutte le affermazioni circa le “bombe intelligenti” il fatto è che tutti i bombardamenti sono indiscriminati e portano inevitabilmente a vittime civili. La scala della strage a Mosul farà impallidire lo spargimento di sangue ad Aleppo. Le Nazioni Unite riportano già un disastro umanitario di dimensioni senza precedenti.
Con quali mezzi le forze della coalizione si propongono di evitare vittime civili a Mosul? Nel caso di Aleppo, i russi hanno offerto di fornire una via di fuga per i civili e persino per i ribelli. A Mosul la coalizione sta lanciando volantini che consigliano la popolazione di rimanere in casa e mettersi al riparo! Anche un bambino può capire che cercare rifugio nelle case su cui cadono le bombe non è certo un modo per salvare vite umane.
Come se si volesse preparare l’opinione pubblica mondiale per la carneficina imminente, i media stanno già dicendo cose come: “in una città densamente popolata, perdite civili sono inevitabili.” Senza dubbio gli stessi media sapranno versare lacrime per la perdita di vite a Mosul, ma le descriveranno come “danno collaterale”, una conseguenza deplorevole della politica cinica dei jihadisti che utilizzeranno la popolazione civile come scudi umani. Il fatto che i jihadisti ad Aleppo stiano utilizzando esattamente la stessa tattica è convenientemente trascurato.
Le sanzioni contro la Siria
Un rapporto interno di 40 pagine delle Nazioni Unite che valuta gli effetti delle sanzioni sulla consegna degli aiuti, scritto da un funzionario importante delle Nazioni Unite dal titolo impatto umanitario della Siria attinenti a misure restrittive unilaterali, è stata fatta filtrare ad opera della rivista di indagine The Intercept. Espone l’ipocrisia ripugnante degli Stati Uniti e dell’Unione europea, e il cinismo delle loro accuse contro la Siria e la Russia che ostacolano la consegna degli aiuti dell’ONU alle città assediate in Siria.
L’UE ha imposto divieti a tutto campo alle transazioni commerciali e bancarie con la Siria, così come il controllo delle esportazioni di prodotti “ad utilizzo duplice” che potrebbero essere utilizzate per operazioni di sicurezza. Le sanzioni degli Stati Uniti sono ancora più ampie, e impongono un divieto generale di esportazione verso la Siria o rapporti finanziari con il paese. Questo include merci fabbricate all’estero in cui le parti prodotte negli Stati uniti siano superiori al 10 per cento del valore del prodotto finito.
Ci sono presumibilmente i mezzi disponibili perché i convogli puramente umanitari raggiungano la Siria. L’embargo avrebbe dovuto colpire il presidente Bashar al-Assad e contribuire alla sua rimozione dal potere. Invece sta rendendo più difficile l’arrivo dei generi alimentari, del carburante e di assistenza sanitaria alla massa della popolazione.
La mail filtrata dimostra che l’effetto principale delle sanzioni degli Stati Uniti è stato quello di ostacolare gli aiuti per la situazione di emergenza dei civili. Cinque anni di sanguinosa guerra civile e dure sanzioni economiche hanno gettato oltre l’80 per cento dei siriani in povertà, rispetto al 28 per cento nel 2010. Le sanzioni hanno contribuito ad un aumento del 300 per cento del prezzo di farina di grano e un 650 per cento di aumento del prezzo del riso, che hanno seguito un raddoppio dei prezzi del carburante negli ultimi 18 mesi.
Il rapporto descrive le sanzioni come un “fattore principale” per il peggioramento del sistema sanitario della Siria. La Siria era un tempo ampiamente autosufficiente nel settore farmaceutico, ma molti stabilimenti erano nella zona di Aleppo e sono stati distrutti o resi inutilizzabili dai combattimenti. Il rapporto spiega che molte fabbriche farmaceutiche che sono sopravvissute ai combattimenti sono state costrette a chiudere a causa delle sanzioni legate a restrizioni sulle importazioni di materie prime e di valuta estera.
Nel 2013 le sanzioni sono state attenuate, ma solo nelle zone controllate dall’opposizione. In altre parole il controllo degli aiuti “umanitari” viene usato come arma di guerra. Allo stesso tempo, la CIA ha iniziato l’invio di armi agli insorti ad un costo colossale di quasi 1 miliardo di dollari all’anno, versando benzina sul fuoco del conflitto.
L’11 ottobre, Counterpunch.org ha pubblicato un articolo di Patrick Cockburn – un giornalista pluripremiato su The Independent, che è specializzato nell’analisi della situazione in Iraq, Siria e le guerre in Medio Oriente – sugli effetti delle sanzioni economiche dell’Occidente sui siriani comuni che dice:
“In effetti, le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea stanno imponendo un assedio economico contro la Siria nel suo complesso che sta uccidendo più siriani di quelli che muoiono di malattie e malnutrizione negli assedi che i leader dell’Unione europea e degli Stati Uniti hanno descritto come crimini di guerra. Oltre la metà degli ospedali pubblici del paese sono stati danneggiati o distrutti. Medici siriani a Damasco sono lamentati a The Independent riguardo la difficoltà di ottenere medicine e pezzi di ricambio per apparecchiature mediche acquistate prima della guerra “.
Le condizioni di vita sono crollate rovinosamente con la fornitura di energia elettrica limitata a circa tre ore sì, tre ore no, anche nella capitale, perché la manutenzione e la fornitura di parti di ricambio per il sistema elettrico sono state entrambe colpite da sanzioni. Dal momento che l’energia elettrica è diventata troppo costosa molti siriani vivono senza elettricità. L’articolo si conclude: “Mentre i siriani stanno al buio, le sanzioni USA e UE si aggiungono alla guerra nella distruzione del loro paese”.
Il ruolo delle Nazioni Unite
L’esercito siriano, con l’appoggio di Russia e Iran, sta avanzando inesorabilmente e la caduta di Aleppo è solo una questione di tempo. Ciò cambierebbe il corso della guerra a vantaggio di Assad e dei suoi alleati russi. Gli americani sono disperati nel cercare di fermare questa offensiva. Questa, e solo questa, è la ragione per il diluvio di propaganda.
Mancando i mezzi fisici per intervenire militarmente e fermare l’offensiva, Washington ha cercato di mobilitare l’opinione pubblica mondiale. Ha deciso di giocare la carta delle Nazioni Unite. Le Nazioni Unite non hanno mai -e non lo faranno mai – impedito la guerra o svolto alcun ruolo progressista di sorta nella politica mondiale. Si tratta semplicemente di un forum in cui le grandi potenze possono discutere questioni secondarie, ma che non può mai decidere nulla di fondamentale. In ultima analisi, le grandi potenze fanno tutto ciò che giova ai loro interessi. Le nazioni più piccole, infatti, non contano nulla.
John Kerry ha dato voce alla sua rabbia e alla sua frustrazione dicendo che il bombardamento di civili ad Aleppo potrebbe essere considerato “un crimine di guerra”. Alle sue parole ha fatto fedelmente eco Boris Johnson nel parlamento britannico, Matthew Rycroft, ambasciatore di Londra alle Nazioni Unite e il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon. Era come se stessero tutti leggendo lo stesso copione. E in effetti è quello che stavano facendo.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato due risoluzioni contrastanti sui combattimenti, una redatta dalla Francia che chiedeva di fermare gli attacchi aerei e una seconda dalla Russia che ha proposto un cessate il fuoco, ma, purtroppo, non faceva menzione di interrompere i bombardamenti. La Russia naturalmente ha posto il veto alla risoluzione elaborata dalla Francia. I bombardamenti continuano come prima.
Il consiglio è passato a un secondo voto sul testo redatto dalla Russia, ma non è riuscito a raccogliere abbastanza voti per essere approvato. L’ambasciatore russo ha definito uno “spettacolo”, che era una descrizione abbastanza accurata. Ha detto: “nessuno ha vinto” e “abbiamo bisogno di tornare alla diplomazia”. M la diplomazia opera con le parole, mentre in guerra non sono le parole ma i fatti a decidere. Mentre i diplomatici polemizzano sulle parole, l’alleanza siro-russo-iraniana continua a conquistare terreno. Alla fine è tutto quello che conta.
I loro crimini di guerra, i nostri “errori”
La grande maggioranza dei servizi nei media occidentali riguardo ad Aleppo si è concentrata sulla situazione dei civili nella parte orientale di quella città occupata dai ribelli. Poco o nulla si dice circa la situazione della popolazione ad Aleppo Ovest, che è quotidianamente sottoposta a bombardamenti indiscriminati e colpi di mortaio dai jihadisti dalla parte orientale.
Le aree civili, le scuole e gli ospedali sono regolarmente presi di mira dai colpi di mortaio e dai lanciarazzi degli islamisti. Molti bambini in zone controllate dal governo sono stati uccisi e mutilati. Una scuola elementare, che si trova a circa un chilometro di distanza dalla linea del fronte, è stata di recente gravemente danneggiata dai razzi provenienti dalla zona orientale di Aleppo controllata dagli islamisti.
“La nostra scuola è costantemente sotto tiro dai terroristi”, ha detto un residente locale a Russia Today. “Proprio ieri, una bomba ha colpito il cortile della scuola. Grazie al cielo i nostri figli erano già in classe e nessuno si è fatto male.”
Hassan, un ragazzo di 10 anni, nato sordo-muto, ha perso una gamba nel bombardamenti, ma è stato furtunato ed è sopravvissuto. “L’altro ieri stava giocando con gli altri ragazzi nella zona di al-Hamadaneyah quando è caduta una bomba“, uno dei parenti di Hassan ha spiegato. “Uno dei ragazzi è stato fatto completamente a pezzi e mio nipote ha avuto il piede spazzato via.”
Quando un ospedale gestito dalla organizzazione internazionale umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) in Aleppo è stato bombardato da aerei da combattimento russi e siriani, uccidendo 50 persone, il fatto è stato immediatamente condannato come un crimine di guerra brutale. Tuttavia, il 3 ottobre 2015, quando un elicottero militare Usa AC-130U ha attaccato il Trauma Center di MSF a Kunduz, in Afghanistan, uccidendo 42 persone e ferendone molte di più, non sì è registrata la stessa condanna.
Il Pentagono ha spiegato che non era un crimine di guerra, perchéera il risultato di “errore involontario tecnologico e umano”. L’esercito Usa ha detto che l’equipaggio era “inconsapevole” di stare sparando a un ospedale. Eppure, l’esercito degli Stati Uniti utilizza una tecnologia molto sofisticata ed è in grado di distinguere anche gli obiettivi più piccoli con precisione. Inoltre, lo stesso Pentagono ha ammesso che MSF aveva seguito tutte le procedure corrette nella notifica agli Stati Uniti della posizione dell’ospedale.
MSF ha detto costantemente che non può essere soddisfatta unicamente da un’indagine militare rispetto all’attacco a Kunduz. Ma la sua richiesta di un’indagine indipendente e imparziale da parte della Commissione internazionale umanitaria per l’accertamento dei fatti (IHFCC) è rimasta senza risposta.
Le atrocità saudite in Yemen
La guerra saudita nello Yemen ha imposto lo stato d’assedio in tutto il paese e sta producendo un disastro umanitario. Secondo le Nazioni Unite, circa 10.000 persone sono state uccise dall’inizio del conflitto nel 2015.
“Le dimensioni delle sofferenze causate dal conflitto in corso nello Yemen è scioccante. Si stima che circa 21,2 milioni di persone, pari a quasi l’80% della popolazione totale, abbiano bisogno di assistenza umanitaria. Qausi la metà di essi sono bambini”, ha detto il rappresentante UNICEF nello Yemen Meritxell Relano alla CNN. Eppure, negli ultimi 18 mesi, l’opinione pubblica occidentale è stata male informata, se non informata per nulla, dato che l’Arabia Saudita è un nostro alleato.
Gli ospedali e le scuole sono regolarmente bombardate dai sauditi. Secondo lo Yemen Post, non meno di 178 scuole sono state attaccate. Tutte le infrastrutture importanti sono state stato prese di mira e distrutte o gravemente danneggiate. L’obiettivo è chiaro: quello di distruggere tutti gli elementi della vita civile e far tornare la popolazione dello Yemen all’età della pietra.
Lo Yemen è il paese più povero del mondo arabo. È anche il paese con la minor quantità di acqua dolce e di conseguenza è molto dipendente dalle importazioni alimentari. Lo Yemen importa il 90% del suo cibo. I sauditi hanno deliberatamente preso di mira depositi di cibo e i porti. I suoi aerei da combattimento hanno distrutto le cabine delle gru giganti che sono utilizzate per sollevare i container dalle navi durante lo stoccaggio nei porti, rendendo in tal modo le gru inutilizzabili Questo è possibile solo perché gli aerei hanno questo obiettivo deliberato. Non c‘è dubbio alcuno di errore. Eppure, si ammette che gli ufficiali britannici e americani operano assieme alla forza aerea saudita, “per aiutarla nell’individuazione degli obiettivi.”
L’UNICEF riferisce che un milione e mezzo di bambini sono attualmente malnutriti nel paese, 370.000 dei quali gravemente. I bambini ormai ridotti a poco più di scheletri viventi muoiono ogni giorno di fame. Non c’è assolutamente alcun dubbio sul fatto che i sauditi stanno usando la fame come una tattica deliberata per distruggere lo Yemen. Se questo non è un crimine di guerra, è difficile capire che cosa lo sia.
Finalmente con un grande ritardo i mass media cominciano a prestare un po‘ più di attenzione a questi crimini di guerra. Ci sono state anche delle timide critiche riguardo alla vendita di armi inglesi e americani all’Arabia Saudita, che servono a sostenere lo sforzo bellico. Ma la lucrativa vendita di armi continua senza sosta.
Ciò che viene raramente ricordato è che le forze britanniche e americane sono in realtà già coinvolte nella guerra. Le forze militari Usa facilitano e sostengono le operazioni logistiche, le navi americane pattugliano il mare davanti alle coste del paese per mantenere l’embargo che condanna i bambini a morire di fame. Gli aerei americani partecipano a missioni di rifornimento in volo in modo da consentire ai bombardieri e ai caccia sauditi di portare avanti la loro campagna di bombardamenti ininterrottamente senza perdere tempo con atterraggi e rifornimenti.
Truppe britanniche e americane partecipano anche nelle principali sale operatorie per selezionare e coordinare gli obiettivi. Il loro successo è stato impressionante. La mira dei piloti sauditi è migliorata a tal punto che, oltre a un gran numero di scuole, ospedali e depositi alimentari, sono stati in grado di bombardare con successo un funerale, uccidendo centinaia di persone a Sanaa, la capitale yemenita.
Dopo aver inizialmente negato tutto, i sauditi alla fine hanno ammesso che tale bombardamento ha avuto effettivamente luogo. Ma non era, ovviamente, un crimine di guerra (solo i russi sono colpevole di questo), ma semplicemente un “deplorevole incidente”. Anche il governo britannico e americano hanno espresso il loro rammarico – mentre continuano a vendere le bombe, razzi e munizioni per permettere ai mostri sauditi di massacrare il popolo dello Yemen a piacimento.
Le navi da guerra americane hanno aiutato a mantenere il blocco criminale con il quale i sauditi impediscono i rifornimenti di cibo. Navi cariche di grano e altri prodotti alimentari vengono bloccate per lunghi periodi in modo che la maggior del carico sia da buttare, immangiabile, quando raggiunge finalmente i magazzini. La scorsa settimana i ribelli Houti hanno sparato razzi contro navi americane che stavano aiutando l’assedio. Questi ultimi hanno lanciato missili contro i ribelli. Così, gli Stati Uniti hanno inaugurato la loro partecipazione diretta alla guerra contro il popolo dello Yemen.
“Dobbiamo fare qualcosa”!
Personaggi alla Boris Johnson dicono che dobbiamo “fare qualcosa” rispetto alla Siria. La domanda è, come Kerry ha eloquentemente affermato: fare cosa? Un’idea che viene spesso ripetuta è quella di imporre una “no fly zone“, come un mezzo per difendere le popolazioni civili contro i bombardamenti (russi). Si presenta come una misura “umanitaria”. In realtà, non sarebbe affatto una misura del genere.
Le “zone sicure” in discussione sarebbero in realtà quelle necessarie alla protezione dei ribelli dalle bombe russe e siriane, dove i combattenti dell’opposizione si potrebbero radunarsi e rifornirsi. Si possono pensare molte cose su Assad e Putin, ma una cosa è certa: non sono stupidi. Perché dovrebbero accettare una misura calcolata per legare loro le mani dietro la schiena e permettere ai loro acerrimi nemici di riorganizzarsi e riarmarsi?
Inoltre, questa proposta apparentemente ragionevole pone gravissime difficoltà di ordine pratico. Chi dispone di velivoli e risorse militari, di logistica e sistemi di comando e controllo per proteggere le zone proposte, cioè, per proteggerli per un periodo indefinito di tempo? Tutto ciò è impossibile senza dislocare un gran numero di truppe sul terreno. Chi fornirà una tale forza? Gli americani dicono in Europa: dopo di voi, signori! A cui gli europei Rispondi: No, mio caro signore, dopo di lei!
Militarmente, l’attuale politica degli Stati Uniti è limitata all’impiego di forze speciali per addestrare e sostenere l’esercito iracheno e le forze arabe e curde in lotta contro l’ISIS in Siria. Circa 300 dei soldati dei Copi speciali Usa sono già sul terreno in Siria per aiutare l’addestramento e dare consigli ai combattenti curdi in Siria. In Iraq circa 5000 elementi delle forze speciali degli Stati Uniti sono incorporati nelle varie milizie curde e irachene, molte delle quali sono apertamente ostili agli americani. Questo rivela la debolezza dell’imperialismo degli Stati Uniti nell’attuale situazione.
Si dice che Obama stia prendendo in considerazione di armare i curdi. Ma l’amministrazione è stata evasiva su questo tema per un lungo periodo di tempo. Anche se sono i combattenti più efficaci contro ISIS, sono guardati con sospetto dalla Turchia. E dal momento che la Turchia è un alleato chiave degli Stati Uniti, Washington non può andare troppo oltre e rischiare di offendere Ankara. Nella migliore delle ipotesi i combattenti curdi riceveranno modesti rifornimenti armi e munizioni, ma non il tipo di equipaggiamento pesante come le armi anti-carro o anti-aerei che li renderebbe una forza combattente formidabile. Come sempre i diritti dei curdi e la causa della democrazia in Turchia devono quindi passare in secondo piano davanti agli interessi dell’imperialismo degli Stati Uniti.
Alcune “anime belle” a sinistra hanno stupidamente fatto propria la propaganda degli imperialisti per quanto riguarda la Siria. Essi sostengono la richiesta di una no fly zone senza considerarne le implicazioni. Questa rivendicazione è al tempo stesso utopica e reazionaria. È utopica perché gli imperialisti non possono e non vogliono metterla in pratica. È reazionaria perché implica che gli interessi del popolo siriano possono essere difesi solo facendo appello a questi stessi imperialisti.
Abbiamo sentito già questo ritornello. Le stesse persone avevano chiesto che “bisognava fare qualcosa” in Libia. E qualcosa è stato fatto. Gli imperialisti sono intervenuti per rovesciare Gheddafi. Qual è stato il risultato? Il popolo libico sta soffrendo sotto un regime reazionario ancora più orribile di quello che esisteva in precedenza.
Tony Blair ha sostenuto che “bisognava fare qualcosa” per rovesciare la dittatura di Saddam Hussein in Iraq. E qualcosa è stato fatto. Gli imperialisti hanno invaso e occupato l’Iraq. Qual è stato il risultato? Il risultato è stato la catastrofe che ha travolto non solo in Iraq, ma tutto il Medio Oriente, che termina con la catastrofe umanitaria che abbiamo ora sotto gli occhi. È dovere dei marxisti lottare prima di tutto contro la propria classe capitalista e il proprio imperialismo.
Il nostro primo dovere in Gran Bretagna è quello di condurre una lotta spietata contro il governo conservatore e il suo alleato. l‘imperialismo americano. Dobbiamo svelare gli interessi cinici che si celano dietro la propaganda ipocrita, opporci ad avventure militari all’estero, e spiegare che gli imperialisti non possono mai in nessun caso giocare un ruolo progressista in Medio Oriente o in qualsiasi altra parte del mondo. Comportarsi in un altro modo significa fare il gioco della classe dominante e dell’imperialismo, diseduca la classe operaia e conduce direttamente nel campo di reazione.