Che “il sistema sia truccato” è la sensazione di milioni di americani, mentre ci avviamo verso i momenti finali del processo di selezione dei candidati per le presidenziali. Sia Bernie Sanders che Donald Trump, che erano considerati degli outsiders dell’antipolitica, si sono inseriti in questo profondo malcontento.
Editoriale del Socialist Appeal (Usa)
Pur partendo dagli estremi opposti dello spettro populista, il nocciolo del messaggio che è ripreso da milioni di elettori rigenerati della classe operaia di entrambi i principali partiti è essenzialmente lo stesso: dalle banche, dalle istituzioni finanziarie e legali, fino ai partiti politici e al processo elettorale, il sistema è corrotto e truccato in favore dei ricchi.
Con i salari stagnanti da decenni, un tasso di occupazione inferiore a prima della crisi, con il debito non finanziario che cresce 3,5 volte più rapidamente del PIL, non c’è da meravigliarsi che il 59% degli americani creda che l’economia stia “peggiorando” e sono alla disperata ricerca di un cambiamento. Avendo messo alla prova nel corso degli ultimi cicli elettorali la mediocrità centrista di democratici e repubblicani, l’ambiente che prevale è quello della ricerca di un profondo cambiamento.
La “normalità” politica ed economica di ciò che era possibile e ci si aspettava sotto il capitalismo nel dopoguerra sta svanendo. Ma sia ben chiaro che il sistema in quanto tale non si è “rotto”, è il normale funzionamento del capitalismo: con sfruttatori e sfruttati, oppressori e oppressi, ricchi e poveri, coloro che hanno e quelli che non hanno. Il capitalismo funziona proprio bene per coloro che controllano il sistema economico e politico. Sono i rappresentanti dei ricchi che redigono le leggi e lo stato, costruito sempre da loro, serve per farle rispettare. Questa è l’essenza di ciò che i marxisti definiscono “democrazia borghese” – democrazia per i super ricchi e aria fritta per il resto di noi. Finché qualche briciola veniva lasciata dal tavolo, la maggior parte delle persone credeva di essere parte del gioco, e chiudeva un occhio sulla menzogna, la corruzione e l’ipocrisia. Ma arriva un momento in cui “il troppo è troppo” e la maggioranza degli americani sta cominciando a prendere la situazione nelle proprie mani – un presagio degli eventi rivoluzionari che verranno.
Americani di ogni età hanno sofferto la crisi capitalista, con l’eccezione di quel 1% che è più ricco che mai. La scarsità di opportunità per i giovani significa che una percentuale sorprendente del 50% degli uomini e del 45% delle donne dai 19 ai 24 anni vivono con i genitori. Gli “anni d’oro” non sono più così rosei dato che, in realtà, la disuguaglianza si sta ampliando rispetto a quelli che hanno più di 64 anni, raggiungendo proporzioni catastrofiche oltre i 74 anni. L’epidemia di eroina è stata illustrata graficamente in un recente articolo del New York Times – 125 persone in overdose ogni giorno solo da eroina, è una chiara indicazione della radicata mancanza di fiducia di uno strato significativa della società. La disuguaglianza è letteralmente una questione di vita o di morte: i ricchi vivono più a lungo dei poveri, 15 anni in più per gli uomini e 10 anni per le donne.
In quanto alle primarie di New York, Bernie Sanders aveva vinto 8 delle precedenti 9 sfide, un fatto che gli aveva fornito uno slancio enorme. I giovani sono politicamente impegnati come non lo erano da tempo. Milioni di elettori sono disillusi da quello che chiamano il Partito (non)Democratico. Guardano soprattutto a Sanders stesso più che al partito per il quale ha deciso di partecipare alle primarie. Hillary Clinton ha la più bassa percentuale di gradimento da quando sono iniziati i sondaggi sulle primarie nel 2001. Si sono presentati in 27.000 a Manhattan per sentire Sanders denunciare Wall Street e i legami della Clinton con le grandi imprese. Il dibattito del Partito Democratico a Brooklyn è stato il più aspro nella storia recente, mentre il pubblico applaudiva e fischiava con la tipica energia newyorkese. Tuttavia, questo era uno dei territori di Hillary Clinton. Senatrice per New York per due mandati, ha comodamente battuto Barack Obama nelle primarie del 2008 e ha fatto lo stesso quest’anno contro Sanders. Tuttavia, con tutta questa attenzione rispetto alla campagna di Sanders, come ha fatto Clinton a batterlo di 16 punti?
Prima di tutto, le primarie del Partito Democratico di New York erano chiuse, il che significa che solo quelli registrati come democratici potevano votare. Le vittorie di Sanders negli stati occidentali con maggior scarto si sono avute in stati dove chiunque poteva votare, inclusi repubblicani e indipendenti. Sanders ha ottenuto risultati ancora migliori nei caucus rispetto alle primarie: in particolare è andato bene tra gli elettori indipendenti. Tre milioni di elettori iscritti a New York non hanno potuto partecipare alle primarie perché si erano registrati come indipendenti, non identificandosi con nessuno dei principali partiti. Se avessero potuto votare, Sanders avrebbe probabilmente vinto, soprattutto se si considera che alle primarie democratiche hanno votato solo 1,8 milioni di persone. New York è anche lo stato e la città più fortemente sindacalizzata del paese e i grandi sindacati sono tutti con la Clinton e si sono mossi con tutte le loro forze per far sì che i loro membri votassero per lei.
Ma la questione delle manovre e dei brogli non può essere ignorata. Il giorno delle elezioni a New York City dilagavano i resoconti di “irregolarità”. Ci sono state numerose segnalazioni di persone a cui è stato impedito di passare da “indipendente” a “Democratico”. Solo a Brooklyn, da novembre al giorno delle elezioni, circa 125.000 votanti iscritti al Partito Democratico sono stati “misteriosamente” rimossi dalle liste del partito, mentre i nuovi iscritti sono stati solo 63.000. Anche un sostenitore della Clinton come il sindaco Bill de Blasio ha dovuto ammettere che era stata eliminata una “montagna di elettori” e l’ufficio di controllo cittadino ha detto che ci saranno accertamenti da parte della commissione elettorale.
Non importa quel che succederà, la vera sorpresa nelle elezioni di quest’anno elettorale non è che Sanders potrebbe non ottenere la nomination, ma che sia andato così bene. Anche se perde, e potrebbe benissimo essere, anche se tutto verrà deciso nelle elezioni di martedì prossimo in Pennsylvania, Rhode Island, Delaware, Maryland, la campagna di Sanders ha mostrato il potenziale che hanno le idee socialiste nell’ottenere una risonanza di massa. Solo pochi mesi fa, uno scenario del genere sarebbe sembrato impossibile alla maggioranza delle persone. Per evitare un duro colpo, potenzialmente demoralizzante, con una sempre più probabile sconfitta nella convention democratica nazionale (DNC) di luglio, i tempi sono maturi per Sanders per abbandonare il Partito (non)Democratico e sfruttare l’enorme entusiasmo intorno alla sua campagna per una corsa indipendente, il prossimo novembre. Con l’ampio sostegno di cui gode fra i giovani elettori e gli indipendenti e con il crescente sostegno tra gli elettori neri, latini, e tra i sindacalizzati, una tale campagna galvanizzerebbe milioni di persone e avrebbe il potenziale per essere vincente, soprattutto in una gara a 3 o 4 contro Hillary, Trump e/o un altro repubblicano.
Le prossime settimane saranno piene di colpi di scena, svolte e controsvolte, visto che la domanda “che farà Bernie?” avrà finalmente una risposta. A seconda di quello che decide, il destino del Partito Democratico così come lo conosciamo, potrebbe essere in discussione. Sanders ribalterà i pronostici e otterrà la nomination? Se perde, sosterrà la Clinton o romperà con i democratici e quest’anno farà campagna come indipendente? Guarderà al 2018 e al 2020 iniziando a costruire un nuovo partito di massa che possa partecipare alle elezioni ad ogni livello? Riuscirà a spostarsi più a sinistra o seguirà una deriva verso la palude del “centro” politico americano? Altrettanto importante è cosa faranno i lavoratori sindacalizzati. Sul fronte repubblicano, Trump otterrà la nomina o dovrà affrontare una convention repubblicana divisa in seguito alla quale potrebbe potenzialmente correre come candidato indipendente della destra populista?
Ci sono molte incognite, ma una cosa è chiara: il capitalismo ha pochi margini di manovra. Come dice il proverbio, “Si può ingannare tutto il popolo qualche volta e alcune persone sempre, ma non si può ingannare tutto il popolo in ogni occasione”. La pubblicazione dei “Panama Papers”, di cui la rivista Time dice che “potrebbe portare a una grande crisi del capitalismo”, ha solo aggiunto la sensazione che “accettare le regole del gioco” è perdente quando il banco ha tutte le carte e alla fine vince sempre. In breve, non è solo questo o quell’aspetto del capitalismo che è marcio e deve essere sostituito, ma è il sistema nel suo complesso. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di un nuovo sistema, un sistema socialista in cui la maggioranza controlla la politica e l’economia e decide democraticamente ciò che è meglio per la maggioranza.
Tuttavia, una cosa è “sostenere” in astratto il socialismo e un’altra è dedicarsi attivamente alla sua costruzione e lottare per questo. Ciò richiede tanto duro lavoro, studio e organizzazione. La classe operaia ha un potenziale enorme, ma è frenata dalla sua attuale direzione che sostiene il sistema capitalista. Il nostro compito non è facile ma è indispensabile: costruire le forze che possano aiutare a costruire un partito rivoluzionario di massa in grado di fornire la guida di cui la classe operaia necessita e merita. In tutto il mondo, persone di tutti i tipi e di tutte le età si stanno unendo alla TMI e, in particolare, i giovani. Vi invitiamo ad unirvi a noi nella lotta per liberare in maniera collettiva l’umanità e farla finita con gli orrori del capitalismo una volta per tutte.