Il fondamentalismo islamico reazionario ha colpito di nuovo, in una serie di attacchi coordinati in diverse località di Parigi, uccidendo la scorsa notte 120 persone e lasciandone ferite altre dozzine. Questo è un attacco reazionario contro lavoratrici e lavoratori, molti di loro giovani, che stavano trascorrendo il loro venerdì sera in ristoranti, teatri ed allo stadio. Condanniamo con fermezza la banda assassina responsabile dell’attacco ed esprimiamo la nostra solidarietà verso la popolazione di Parigi.
L’estrema destra ed i reazionari in Francia ed altrove stanno già tentando di capitalizzare su questo evento dando la colpa ai rifugiati che sono arrivati recentemente in Europa. Possiamo aspettarci che queste accuse continuino e provengano non solo dall’estrema destra, ma anche da politici borghesi di destra più “mainstream”. Questi orrendi attacchi verrano anche strumentalizzati per incolpare le comunità musulmane.
Inoltre la classe dominante, come già successo in passato, userà questo attacco brutale per ridurre le libertà democratiche, aumentare i poteri delle forze di pubblica sicurezza, legalizzare procedure di sorveglianza sempre più invadenti, e così via. Simili misure, prese dopo l’attacco a Charlie Hebdo in Gennaio, non sono servite a prevenire l’attacco di ieri.
Il movimento operaio deve resistere a tutti i tentativi di colpevolizzare rifugiati, migranti e comunità musulmane, e non dovrebbe cadere nella trappola della cosiddetta “unità nazionale”. Lavoratori e giovani in Francia ed altrove, senza alcun dubbio, saranno mossi da sentimenti autentici di orrore, disgusto e dolore. Già ieri una ondata di solidarietà ha attraversato Parigi, i cui abitanti hanno accolto nelle proprie case le persone che fuggivano dagli attentati e che non potevano raggiungere le proprie abitazioni a causa del blocco dei trasporti.
La classe dominante tenterà di usare questa ondata emotiva per radunare dietro a sé l’intera popolazione. Ma lo slogan “libertà, fraternità, uguaglianza” non vuol dire la stessa cosa per il lavoratore di Air France che è appena stato licenziato e per il dirigente della stessa compagnia, che con nonchalance licenzia migliaia di lavoratori. Fra i due, non può esserci alcuna “unità nazionale”.
Dobbiamo anche rifiutare l’ipocisia della classe dominante e dei suoi rappresentanti, in Francia ed altrove, che non sono le vittime innocenti di questi attacchi, come tentano di dipingersi. Questi attacchi terroristici non sono separati dalla recente crescita del fondamentalismo islamico reazionario in paesi come Siria, Iraq, Libia; conseguenza diretta ed indiretta dell’intervento imperialista in questi paesi. Gli imperialismi statunitense, britannico ed anche francese, assieme ai loro alleati (Turchia, Qatar, Arabia Saudita), hanno armato, addestrato e sostenuto ISIS, Al Nusra, Taliban ed altri simili gruppi reazionari jihadisti per portare avanti i propri interessi ed indebolire i loro avversari in diverse regioni dell’Asia.
Dobbiamo rigettare qualsiasi tentativo di inserire questi attacchi nel contesto di un fantomatico “scontro di civiltà” che oppone “valori islamici a valori europei” tentando di giustificare l’unità nazionale contro il “nemico comune”. Questa è una menzogna. I lavoratori ed i poveri in Libano, Siria, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Turchia, Nigeria ed altri paesi del mondo soffrono delle stesse tragedie – attentati come quello di Parigi avvengono su base quotidiana in questi luoghi. Giovedì scorso, terroristi dell’ISIS hanno ucciso dozzine di persone in un attentato suicida. E sempre questa settimana, centinaia di migliaia di persone hanno marciato in Afghanistan contro le atrocità commesse dai Taliban. Ricordiamo che in Afghanistan i primi a finanziare e sostenere le forze della reazione più nera furono gli Stati Uniti, nella loro lotta contro il regime del PDPA (Partito democratico del popolo) e dell’Unione Sovietica negli anni ’80.
Di conseguenza, la lotta contro il terrorismo non può esere separata dalla lotta contro gli interventi e la guerra imperialista, e dalla lotta contro il sistema che crea le condizioni in cui il fanatismo religioso si sviluppa e prospera.