Quella che segue è una dichiarazione dei compagni russi della Tendenza Marxista Internazionale, che denuncia l’invasione dell’Ucraina iniziata nelle prime ore di ieri 24 febbraio. La dichiarazione è da leggere assieme all’articolo di Alan Woods, L’ipocrisia imperialista e l’invasione dell’Ucraina.
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Nelle prime ore del 24 febbraio, l’esercito russo ha lanciato un’operazione militare contro l’Ucraina, portando avanti attacchi aerei contro unità militari, sistemi di difesa aerea e depositi di munizioni. In un video messaggio alla nazione, il presidente russo Vladimir Putin ha giustificato l’operazione citando un appello delle repubbliche popolari del Donbass che chiedevano protezione militare. Ha detto che l’obiettivo dell’operazione non è l’occupazione dell’Ucraina, ma la sua smilitarizzazione e denazificazione. Ha invitato i militari delle forze armate dell’Ucraina a deporre le armi e a non obbedire alla “giunta anti-popolare che sta derubando il popolo”.
Nei nostri precedenti articoli, noi, la Tendenza Marxista Internazionale (TMI), abbiamo valutato come la probabilità di uno scontro militare diretto tra Russia e Ucraina fosse estremamente piccola. Questo era dovuto al fatto che la nostra analisi si concentrava sugli interessi dell’imperialismo russo, le sue capacità miltari e il suo comportamento passato. Una guerra su larga scala in Ucraina era considerata come un’avventura estremamente pericolosa per il regime di Putin e dall’esito incerto, che sarebbe stata accompagnata da costi enormi per la Russia. La situazione, tuttavia, si è continuamente sviluppata di male in peggio, e alla fine si è avviluppata in un crescendo verso questo scenario catastrofico. Putin ha scelto l’avventura, contando apparentemente sul fatto che lo stato ucraino si sgretolasse sotto i suoi primi colpi, dopo i quali sarebbe stato necessario solo effettuare una guerra lampo e mettere al potere un nuovo governo fedele. Come per il riconoscimento delle repubbliche popolari, non si può parlare di una “decisione dell’ultimo minuto basata sulle circostanze”, perché il video messaggio sull’inizio dell’operazione, come si è scoperto, è stato registrato il 21 febbraio.
Una parte significativa della società russa e della sinistra russa ha giustificato sia il riconoscimento delle repubbliche che l’ingresso delle truppe russe nel territorio dell’Ucraina dicendo che questo avrebbe fermato il bombardamento del Donbass e messo fine all’inferno di otto anni di bombardamenti per milioni di persone. Questa posizione conteneva una certa parte di verità, anche se nella nostra precedente dichiarazione abbiamo sottolineato le conseguenze negative del riconoscimento dell’indipendenza, condannando sia il riconoscimento che l’intervento. Ma ora che i missili cadono sull’Ucraina, non sarà possibile parlare di far intervenire le truppe per “porre fine alla guerra”.
È difficile trovare qualcosa di più ipocrita delle dichiarazioni rilasciate da Putin e da altri funzionari russi sulla “denazificazione”. Contrariamente al loro appello retorico alla memoria della Grande Guerra Patriottica del 1941-1945, e ai sacrifici del popolo sovietico nella lotta contro il nazismo, il modello storico del regime di Putin non è l’Unione Sovietica. Piuttosto, il modello di Putin è l’Impero russo, come ha spiegato direttamente e ripetutamente. Il suo lungo discorso del 21 febbraio sull’ingresso dei soldati russi nella LPR (Repubblica Popolare di Luhansk) e nella DPR (Repubblica Popolare di Donetsk) era enfaticamente anticomunista. Era basato sulla posizione dello sciovinismo russo, e non sull’internazionalismo sovietico. In Russia, viene regolarmente reso onore anche ai collaborazionisti nazisti, anche se non nella stessa misura di quanto avviene in Ucraina. I Bianchi (il movimento antibolscevico che scatenò la guerra civile dopo l’Ottobre, ndt) sono glorificati e i comunisti sono perseguitati, compresi i funzionari del partito comunista. I partiti comunisti nelle repubbliche popolari del Donbas operano ancora illegalmente. La politica delle autorità russe è di sciovinismo nazionale, anticomunista, antidemocratica e contro i lavoratori. In queste condizioni, solo persone estremamente ingenue possono percepire la Russia come una forza “antifascista”.
Anche se la guerra lampo di Putin avrà successo e l’attuale governo dell’Ucraina verrà sciolto, qualsiasi regime venga insediato con la forza delle baionette russe sarà altrettanto reazionario, semplicemente con un colore diverso. Non può essere altrimenti. Basta considerare le forze che il regime russo ha alimentato nel Donbas negli ultimi otto anni; come ha ucciso i comandanti delle milizie critici; e le motivazioni che hanno guidato i politici ucraini nello stesso periodo. Data la riduzione della democrazia borghese nella stessa Russia, non ci si può aspettare che Putin contribuisca alla sua costruzione in Ucraina. Non vedremo una “denazificazione”, ma una “nazificazione” sotto un’altra bandiera.
La guerra è il soggetto più difficile da analizzare. Naturalmente, non possiamo prevedere l’esito di un’operazione militare. Ma nonostante l’enorme superiorità materiale e tecnologica dell’esercito russo sulle forze armate dell’Ucraina, c’è la possibilità che l’esercito e lo stato ucraino non vengano semplicemente sconfitti in un paio di giorni. In queste circostanze, lo scenario più da incubo per i lavoratori della Russia e dell’Ucraina prenderà vita: un macello prolungato e sanguinoso, in cui i lavoratori sono la carne da macello. Ma indipendentemente dall’esito della guerra, lo sciovinismo ucraino e russo raggiungerà nuove vette e una profonda ferita sarà stata inflitta alle relazioni tra i lavoratori ucraini e russi che durerà per molti decenni a venire. Pertanto, la lotta per la riconciliazione dei popoli, la lotta feroce contro lo sciovinismo di ogni tipo, è il dovere e il compito urgente degli internazionalisti comunisti oggi.
Il compito più importante dei comunisti russi onesti è quello di opporsi direttamente all’intervento militare della Russia. La giustificazione di questa operazione con il pretesto di “proteggere la popolazione russa”, “combattere contro il nazismo”, e così via è un tradimento diretto dei principi dell’internazionalismo. La posizione della direzione del Partito Comunista della Federazione Russa, che ha formalmente offerto a Putin il suo riconoscimento delle repubbliche popolari del Donbas, e poi ha approvato l’ingresso delle truppe e l’operazione militare, ha causato il maggior danno in questo senso. È degno di nota che questo sta accadendo proprio nel momento in cui i membri dello stesso Partito Comunista, da Mosca a Vladivostok, stanno affrontando la repressione. Noi crediamo che i comunisti coerenti nelle file di questo partito dovrebbero protestare con forza contro il fatto che la direzione non solo ha capitolato allo sciovinismo russo, ma ne sta guidando la parata. È giunto il momento per tutti i comunisti leali di ricordare le lezioni del crollo della Seconda Internazionale; di ricordare la lotta di Lenin contro i socialsciovinisti e i principi su cui fu fondata l’Internazionale Comunista!
Chiediamo a tutti i comunisti in Ucraina, Russia e Donbass di opporsi alla guerra. Esortiamo il personale militare della Federazione Russa a non eseguire ordini criminali. Facciamo appello alla lotta contro lo sciovinismo di ogni tipo – per la fratellanza internazionale dei popoli.
CONTRO L’INTERVENTO MILITARE!
CONTRO L’IMPERIALISMO RUSSO!
CONTRO LO SCIOVINISMO DI OGNI TIPO!
NESSUNA GUERRA TRA I POPOLI! NESSUNA PACE TRA LE CLASSI!