Siamo nel pieno dell’emergenza coronavirus. Le disposizioni del governo obbligano a restare a casa e forniscono indicazioni di massima protezione e sicurezza. Una necessità per fermare la diffusione del contagio. Una pandemia come ha dichiarato l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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Ma questo non vale per tutti. Milioni di lavoratori sono costretti a recarsi a lavorare. I decreti che si sono susseguiti hanno garantito il mantenimento della produzione di settori non riconducibili ai servizi essenziali. La salute dei lavoratori è sacrificata sull’altare del profitto. Anche il protocollo firmato dal sindacato il 14 marzo scorso, assieme alle associazioni datoriali e al governo va, purtroppo, in questa direzione.
I lavoratori di tutti i servizi essenziali lavorano senza alcuna sicurezza, in molti casi senza dispositivi di protezione o con DPI non a norma. Il caso degli operatori della sanità è clamoroso, ospedali che da luoghi di cura diventano luoghi di contagio. E’ il dato di questi giorni, l’8,3% dei contagiati sono lavoratori della sanità (il doppio della Cina!), una sanità smantellata negli ultimi 30 anni, letteralmente al collasso. Operatori sanitari e farmaceutici che, quando entrano in contatto con una persona positiva al COVID-19, in base al DL Speranza del 9 marzo, non sono più sottoposti a quarantena e proseguono il servizio. Una conseguenza del blocco delle assunzioni negli ultimi 10 anni! Lavoratori che si dipingono a parole come degli eroi ma che nella realtà vengono vessati.
Persino il sindaco di Brescia ha denunciato ciò che è evidente a tutti: le fabbriche rimaste aperte sono state uno dei terreni di diffusione del contagio nelle province (Brescia, Bergamo) che oggi sono nella situazione più drammatica.
Siamo dirigenti sindacali, delegati e lavoratori che per le ragioni sopra descritte ritengono necessario che la classe lavoratrice agisca in prima persona, come già sta avvenendo in questi giorni, con i suoi strumenti, con le sue competenze e con una piattaforma di lotta che di seguito si propone. Consideriamo sbagliato avere sottoscritto il protocollo del 14 marzo, che non interrompe la produzione, lascia mano libera alle aziende e introduce solo parziali strumenti di difesa. Pertanto rivendichiamo:
1. I lavoratori dei servizi essenziali devono lavorare in sicurezza. È necessario un piano straordinario di acquisizione di DPI quali mascherine idonee, guanti e soluzioni idroalcoliche per l’igiene anche nazionalizzando grandi aziende utili allo scopo, senza indennizzo e riconvertendo la produzione.
2. Assunzione immediata di tutti i professionisti sanitari non occupati e la requisizione senza indennizzo delle strutture private all’attività di cura dei pazienti affetti dal coronavirus e potenziamento delle terapie intensive i cui posti letto vanno rapidamente decuplicati.
3. Estensione del numero di tamponi al fine di prevenire la diffusione del contagio, e non solo di registrarlo a cose fatte su pazienti già chiaramente ammalati.
4. I lavoratori dei servizi pubblici in contatto con persone contagiate senza adeguata protezione, come qualsiasi cittadino, devono essere sottoposti immediatamente all’esame tampone e posti in quarantena per evitare la diffusione del contagio. Va cancellato il punto 11 del protocollo che assegna all’azienda la valutazione se i lavoratori a rischio debbano o no continuare a lavorare.
5. In nome della sicurezza dei lavoratori e della necessità di contribuire a fermare la pandemia la produzione di beni non essenziali va fermata subito.
6. Riduzione dell’orario di lavoro e un massiccio piano di assunzioni, la riduzione degli orari di apertura degli alimentari e degli esercizi commerciali che vendono beni di primaria necessità, la diminuzione dei carichi di lavoro per il settore del trasporto merci, della logistica delle poste.
Oggi il governo annuncia nuovi decreti restrittivi. Il sindacato ha il dovere di esigere anche con la mobilitazione e lo sciopero che il primo punto di tale decreto sia la chiusura di tutte le fabbriche, aziende e servizi non essenziali e la rigida applicazione delle misure di sicurezza a quelli che devono continuare ad operare.
Chiudano le fabbriche e tutte le aziende che non producono o distribuiscono beni primari, con la copertura del 100% degli stipendi a carico delle aziende così come avvenuto alla Ferrari e in alcune altre aziende! Si fermino i luoghi di lavoro che non forniscono servizi essenziali, e se i padroni non convengono, e se ci sono le condizioni, si proclami lo sciopero e si blocchi la produzione. Gli scioperi che stanno scoppiando anche in Spagna, Francia, Usa, Canada e in altri paesi confermano che i lavoratori hanno capito benissimo la situazione e non sono disposti ad andare al macello in nome del profitto.
Sosteniamo e partecipiamo a qualsiasi azione, anche parziale, volta a difendere la salute dei lavoratori, e in particolare ci batteremo affinché i “comitati per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo”, previsti dall’accordo stesso, vedano la presenza di delegati e lavoratori eletti e revocabili in qualsiasi momento, che siano una spina nel fianco per il rispetto della sicurezza dei lavoratori, che diventino un luogo in cui i lavoratori abbiano il potere di imporre la sanificazione degli impianti e degli ambienti e il rispetto di tutte le misure di sicurezza, fino ad essere in grado, attraverso la trasmissione delle informazioni con la massima trasparenza a tutti i lavoratori, di interrompere la produzione ogni qualvolta si verifichi un pericolo concreto.
Al tempo stesso non accettiamo che la responsabilità venga scaricata tutta sui lavoratori e i delegati. Il sindacato deve assumersi in pieno il suo compito unificando gli scioperi e le proteste attorno alla rivendicazione centrale del blocco delle attività non essenziali.
Finito questo periodo dovremo presentare il conto. Recuperare quanto è stato perso in questi mesi di ferie forzate e cassa integrazione. Si avvicina una crisi economica mai vista prima che non dovremo pagare noi lavoratori.
Quando questa pandemia si risolverà sarà grazie alla professionalità dei lavoratori della ricerca, della sanità, dei servizi essenziali. Sarà stata una drammatica e tragica esperienza che avrà chiarito ancora di più che il capitalismo è una catastrofe.
Se vuoi aderire a questo appello, scrivi a:
nonsiamocarnedamacello@gmail.com
Primi firmatari:
Mario Iavazzi (Direttivo nazionale Cgil), Paolo Brini (Comitato Centrale Fiom-Cgil), Antonio Forlano (Rsu Ups Milano, direttivo nazionale Filt-Cgil), Irene Forno (Direttivo nazionale Nidil-Cgil), Gianplacido Ottaviano (Rsu Bonfiglioli Bologna Assemblea generale Fiom-Cgil), Paolo Grassi (Assemblea generali Nidil-Cgil), Margherita Colella (Assemblea generale Emilia Romagna), Davide Ledda (direttivo Regionale Fiom-Cgil Emilia Romagna), Federico Toscani (direttivo Filcams-Cgil Parma), Pierugo Sorbo (Assemblea generale Flai-Cgil Parma), Filippo Agazzi (Rsu Ggi Spa Fiom-Cgil Parma), Ferdinando De Marco (Er Sistemi Sano Polo di Torrile Fiom Parma), Daniele Chiavelli (Assemblea generale Flc-Cgil Mantova), Domenico Loffredo (Operaio Fca Pomigliano Direttivo Campania Fiom-Cgil), Vincenzo Chianese (delegato Ergom direttivo Campania Fiom-Cgil), Vittorio Saldutti (direttivo Flc-Cgil Napoli), Luca Paltrinieri (Rsu Netscout direttivo Fiom-Cgil Modena), Giuseppe Violante (delegato Rsu Maserati direttivo Fiom-Cgil Modena), Matteo Parlati (delegato Ferrari direttivo Fiom-Cgil Modena), Giuseppe Faillace (Rsu Motovario direttivo Fiom-Cgil Modena), Simona Leri (Rsu Coop Alleanza 3.0 direttivo Cgil Modena), Luca d’Angelo (Rsu TR direttivo Fiom-Cgil Modena), Davide Bacchelli (delegato Ima direttivo Fiom-Cgil Emilia Romagna), Gian Pietro Montanari (Rsu Toyota Fiom-Cgil Bologna), Gianluca Sita (Rsu Fiom-Cgil Ima assemblea generale Fiom Bologna), Domenico Minadeo (Rsu Fiom Metaltarghe Assemblea generale Fiom-Cgil Bologna), Massimo Pieri (Rsu Tas spa Casalecchio di Reno direttivo Fiom-Cgil Bologna), Nico Maman (direttivo Funzione Pubblica-Cgil Bologna), Laura Minadeo (assemblea generale Filcams-Cgil Bologna), Emanuele Miraglia (direttivo Nidil-Cgil Bologna), Luca Ibattici (Rsu Spal direttivo Fiom-Cgil Reggio Emilia), Marco Mussini (delegato Rsu Corghi Correggio, Dir. Fiom-Cgil Reggio Emilia), Davide Tognoni (Rsu FP-Cgil Comune di Rolo Reggio Emilia), Ilic Vezzosi (Dir. Cgil Emilia Romagna), Marco Paterlini (direttivo Flc-Cgil Reggio Emilia), Nensi Castro (delegata Rsa CNA Reggio Emilia), Gianluca Pietri (delegato RSU Istituto.Russell di Guastalla Reggio Emilia), Christian Febbraro (Rsu Dgs Spa direttivo Fiom-Cgil Genova), Giannantonio Currò (Direttivo Flc-Cgil Genova), Paola Agostrini (Assemblea generale Flc-Cgil Genova), Franco Ferrara (Spi-Cgil Genova), Diego Sabelli (delegato Rsu Elt Assemblea generale Fiom-Cgil Lazio), Giordano Amato (direttivo Nidil-Cgil Roma est), Marco Carletti (direttivo Fisac-Cgil Lazio), Irene Caporale (Assemblea generale Fisac-Cgil Lazio), Nicola Di Sarli (Assemblea generale Fisac-Cgil Roma Nord), Mirko Sighel (Direttivo Cgil Trentino), Davide Fiorini (Direttivo Nidil-Cgil Trieste), Chiara Massimello (Direttivo Nidil-Cgil Trentino), Angelo Raimondi (delegato Rsu Filcams-Cgil Esselunga Corbetta-Milano), Elena Mondini (Rsu Ups Vimodrone Milano direttivo Filt-Cgil), Cinzia Crespi (Rsu Ups Vimodrone Milano direttivo Filt-Cgil), Barbara Lietti (direttivo Lombardia Funzione pubblica-Cgil), Francesca Esposito (Direttivo regionale Lombardia Filt-Cgil), Joan Valdiviezo (delegato Filt-Cgil Italgroup Ups Milano), Jeisson Zuniga (delegato Filt-Cgil Planet Cantiere Ups Milano), Fiammetta Fossati (Rsu Fiom-Cgil Etipack Milano), Antonio Mangione (delegato Rls Appalti ferroviari Filt-Cgil Milano), Serenella Ricci (Assemblea generale Lombardia Fisac-Cgil), Lorenzo Esposito (Rsa Banca D’Italia Milano), Sergio Schneider (delegato Rsu scuola Direttivo Flc-Cgil Milano), Tomaso Perani (delegato Rsu Università Statale Milano, Assemblea generale Milano Flc-Cgil).