Negli ultimi mesi, i media di tutto il mondo hanno segnalato la possibilità di una nuova guerra in Europa. Secondo i servizi segreti statunitensi, la Russia ha spostato più di 100.000 truppe al suo confine con l’Ucraina e sta svolgendo un’esercitazione militare congiunta con la Bielorussia.
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Gli Stati Uniti e la NATO hanno tenuto una serie di colloqui con la Russia, anche se nessuno di questi è stato risolutore.
Cosa farà Putin?
Ci sono molte speculazioni su ciò che Putin intende fare. In primo luogo, dobbiamo segnalare che le notizie di una “invasione russa imminente ” diffuse a gran voce dai media occidentali dovrebbero essere prese con un po’ di cautela. Si tratta di storie inventate dalla CIA allo scopo di indirizzare l’opinione pubblica in una certa direzione. Ancora meno credibili sono le affermazioni del governo di Zelensky a Kiev, compresa l’idea che i russi stiano preparando un casus belli tramite i loro servizi segreti per giustificare un’azione militare. Questa è una guerra di propaganda e dovrebbe essere considerata di conseguenza, il che, naturalmente, vale anche per le dichiarazioni pubbliche di Putin e Sergey Lavrov, il ministro degli esteri russo.
Gli esperti occidentali hanno fatto riferimento a un lungo saggio che Putin ha scritto nel luglio dello scorso anno, in cui ha descritto la Russia e l’Ucraina come “un unico popolo”. Altri sottolineano i commenti di Lavrov che accusano la NATO di essere un “progetto che mira a conquistare i territori orfani del crollo dell’Organizzazione del Trattato di Varsavia e dell’Unione Sovietica”. (enfasi mia) Tutto questo, alcuni sostengono, è una presunta prova che “Putin rivuole l’impero”.
L’esercito russo è chiaramente molto superiore a quello dell’Ucraina e potrebbe invadere il paese, se scegliesse di farlo, con relativa facilità. Il capo dell’intelligence militare ucraina ha spiegato che “non ci sono risorse militari sufficienti per respingere un attacco su larga scala da parte della Russia, se inizia senza che noi abbiamo il sostegno delle forze occidentali”. Lo stesso articolo cita Rob Lee, un ex marine statunitense, che ha detto che i missili russi potrebbero “spazzare via una parte significativa dell’esercito ucraino in meno di un’ora”.
Tuttavia, come abbiamo visto con le invasioni statunitensi dell’Iraq e dell’Afghanistan, mentre all’inizio un’invasione può essere realizzata in modo relativamente rapido, tenere o inglobare un paese è un’altra cosa. Putin dovrebbe tenere in considerazione il fatto che molto probabilmente dovrebbe confrontarsi con un’insurrezione locale, anche se un’invasione avesse successo. Diversi sondaggi hanno mostrato che il 58% di tutti gli individui maschi o un terzo di tutti i cittadini ucraini sarebbero disposti a combattere contro la Russia se ci fosse un’invasione. Il New York Times ha anche citato un comandante ucraino, Oleksandr Pavlyuk, affermando che il paese “inizierebbe una guerra partigiana” se fosse necessario.
È chiaro che una parte sostanziale della popolazione ucraina rifiuterebbe un’invasione russa, se dovesse avvenire. Dalle proteste di Maidan del 2014, che hanno portato al rovesciamento del governo Yanukovic, abbiamo visto come la Stato abbia promosso il nazionalismo ucraino reazionario anti-russo e le ideologie di estrema destra. Il sostegno alla NATO in Ucraina è aumentato notevolmente negli anni successivi all’annessione della Crimea da parte della Russia. Secondo un recente sondaggio d’opinione, quasi il 60% degli ucraini voterebbe per l’adesione alla NATO se ci fosse un referendum, anche se il paese è diviso lungo linee geografiche, con l’ovest e il centro saldamente a favore, e l’est e il sud strettamente contro (il sondaggio nclude solo quelle parti del Donbass che sono sotto il controllo di Kiev). È quindi improbabile che la Russia sia in grado di assorbire l’Ucraina sotto la minaccia delle armi.
Fred Kagan, un ex professore di storia militare presso l’Accademia Militare degli Stati Uniti a West Point, valuta che un’occupazione dell’Ucraina richiederebbe un sodato antiguerriglia ogni 20 abitanti. Ciò significherebbe che sarebbe necessaria una forza di 325.000 uomini, solo per tenere Kiev e le principali città dell’Ucraina nel sud e nell’est. Questo è probabilmente unprezzo che Putin non sarebbe disposto a pagare.
Cosa vuole Putin?
La Russia ha formulato delle richieste agli Stati Uniti e alla NATO, tra cui l’astensione dall’attività militare nell’ex blocco orientale, l’astensione dal dispiegamento di missili in aree abbastanza vicine da colpire la Russia e la fine dell’estensione a est della NATO.
I media occidentali hanno presentato queste richieste come completamente irragionevoli, ma questa è pura ipocrisia. Nel 1989, l’allora Segretario di Stato americano James Baker promise che “non ci sarebbe stata alcuna estensione della giurisdizione della NATO… un centimetro a est”. Da allora, la NATO si è allargata di 1.000 km a oriente e ha più volte ribadito che sia l’Ucraina che la Georgia un giorno ne diventeranno membri.
Questa è un’alleanza militare che la Russia percepisce come una minaccia. L’Ucraina è anche uno dei maggiori beneficiari di aiuti militari dagli Stati Uniti, dato che riceve 2,5 miliardi di dollari dal 2014. Si può solo immaginare la reazione del governo degli Stati Uniti se il Canada o il Messico si unissero a un’alleanza militare con la Russia o la Cina. Inoltre, dopo aver firmato il trattato INF (non proliferazione dei missili nucleari a medio raggio) nel 1988, gli Stati Uniti se ne sono ritirati unilateralmente nel 2019.
Gli Stati Uniti si lamentano di come non venga rispettato il sacro principio della “sovranità nazionale” e dell'”inviolabilità delle frontiere”… ma lo fanno solo quando fa comodo ai loro scopi imperialisti. Gli Stati Uniti sono la nazione imperialista più potente della Terra e non hanno mai esitato a rovesciare governi e invadere paesi per difendere gli interessi della loro classe capitalista.
Si sono lanciati nelle guerre in Iraq e Afghanistan e minacciano costantemente la Russia. L’hanno circondata con avamposti militari della NATO e ha organizzato “rivoluzioni colorate” in paesi come la Georgia e l’Ucraina, installando regimi amici dell’Occidente. Il movimento Maidan è stato provocato dall’imperialismo tedesco e statunitense. Ha sconvolto l’equilibrio tra la Russia e l’Occidente in Ucraina, minacciando di tagliare fuori la Russia dall’economia ucraina, che per ragioni storiche ha forti legami con la Russia.
Putin, a difesa degli interessi della classe capitalista russa, vuole certamente respingere la NATO. La guerra in Georgia nel 2008 è stata un punto di svolta in questo senso. Dopo aver subito per diversi anni umiliazioni per mano degli imperialisti occidentali, la Russia ha detto “quando è troppo è troppo”. E c’è ben poco che gli Stati Uniti potessero fare.
Lo stesso è avvenuto nel 2013 con i cosiddetti “paletti” di Obama in Siria. In quel caso, l’Occidente era nel bel mezzo di una campagna per alimentare un’insurrezione islamista al fine di rovesciare Assad, alleato di lunga data della Russia. Ben presto divenne chiaro, tuttavia, che gli Stati Uniti non erano disposti a inviare truppe di terra per completare la missione. I russi hanno quindi capito che sarebbe stato possibile intervenire per sostenere il regime di Assad e conservare l’unica base militare della Russia nel Mediterraneo. Gli Stati Uniti non potevano fare altro che stare a guardare la Russia e l’Iran mentre schiacciavano i loro fantocci jihadisti in Siria.
A ciò ha fatto seguito, poco dopo, l’annessione della Crimea nel 2014, che possiede un importante valore strategico e storico per la classe dirigente russa. Washington ha protestato e ha minacciato Putin rispetto alle conseguenze di quest’azione. Sono state imposte sanzioni, ma il fatto è che otto anni dopo, la Crimea rimane parte della Federazione Russa e gli Stati Uniti possono fare ben poco a riguardo.
Tutto questo ha aumentato la fiducia di Putin e ha alimentato le sue ambizioni di riaffermare la Russia come principale potenza regionale in Europa orientale e Asia centrale. Questo è stato ulteriormente rafforzato dopo che è intervenuto per sostenere i regimi in Bielorussia e Kazakhstan, aumentando la dipendenza dalla Russia di entrambi i paesi.
Sulla scia della sconfitta degli Stati Uniti in Afghanistan, Putin crede che sia di nuovo il momento giusto per riaffermare gli interessi del capitalismo russo e contrastare l’Occidente. Nell’atteggiamento tipico dei gangster, usa le minacce sulla scena mondiale per acquisire una posizione dominante.
Politico sostiene che, a novembre, ha detto ai diplomatici che sviluppare una certa quantità di tensione avrebbe costretto l’Occidente a prendere sul serio la Russia. Spostare un gran numero di truppe al confine ucraino ha l’obiettivo di ottenere proprio questo.
Ci sono già voci di un attacco informatico che avrebbe attaccato 70 siti web del governo ucraino dietro istruzioni di Putin. La Russia ha anche effettuato esercitazioni di fuoco con truppe e carri armati in contemporanea ai colloqui e ora ci sono resoconti di ulteriori esercitazioni in Bielorussia. Putin intende minacciare l’Ucraina per costringere gli Stati Uniti e la NATO al tavolo dei negoziati e discutere un ritiro della NATO dall’Europa orientale, nonchè l’attuazione degli accordi di Minsk (l’accordo di pace firmato con l’Ucraina sullo status delle sue regioni orientali, che consoliderebbe l’influenza della Russia sul paese).
Mentre un’occupazione su larga scala è fuori questione, le minacce di Putin non sono completamente vuote. È possibile che la Russia possa lanciare una “piccola guerra” o un attacco chirurgico contro installazioni militari ucraine. I commentatori occidentali dicono che questo potrebbe comportare la completa annessione della regione del Donbass, che attualmente è già controllata dalle forze filorusse; la creazione di un corridoio terrestre verso la Crimea annessa in precedenza; o una rinascita del cosiddetto progetto “Novorossiya” (Nuova Russia), che comporterebbe un tentativo di “tagliare l’Ucraina dal Mar Nero”.
Tuttavia, sembra improbabile che Putin voglia annettere il Donbass. Lasciare queste regioni nel loro stato attuale – controllate in realtà dalla Russia, ma ancora parte dell’Ucraina – dà a Putin una grande influenza nel paese. Allo stesso modo, il progetto della “Novorossiya” includerebbe la presa della città di Odessa, una città di oltre 1 milione di persone, il 68% delle quali sono di etnia ucraina, che comporterebbe costi significativi, e la probabile apertura di un fronte di resistenza contro l’occupazione. Sembra quindi che, se – ed è un grande se – Putin dovesse intraprendere un’azione militare, la strada più probabile sarebbe quella di creare un corridoio terrestre che unisca il Donbass alla Crimea.
L’altra motivazione di Putin è chiaramente quella di alimentare le fiamme del nazionalismo russo da grande potenza nel tentativo di distrarre la popolazione dai problemi sul fronte interno. Per molti anni, Putin è stato in grado di cavalcare l’onda di un boom dei prezzi delle materie prime, e i suoi indici di popolarità si attestavano intorno al 70%. Lo stesso indice è arrivato a circa l’85% sull’onda dello stato d’animo sciovinista dopo l’annessione della Crimea. Tuttavia, la sua popolarità ha di nuovo iniziato a calare, scendendo a poco più del 50% nel 2020 – e anche più in basso secondo alcuni sondaggi.
Ciò è dovuto a una serie di fattori. La pandemia di coronavirus ha ucciso circa 320.000 russi, secondo le cifre ufficiali. Con il calo dei prezzi del petrolio sulla scia della crisi del 2008, anche l’economia russa è entrata in difficoltà. Questo ha fatto sì che, dal 2013 al 2020, i redditi reali siano diminuiti dell’11%. Come se non bastasse, l’inflazione attualmente supera l’8%, portando così il tenore di vita della classe operaia ancora più in basso. È stato il vero motivo delle proteste scatenate dall’arresto di Navalny l’anno scorso, e dei deludenti risultati elettorali della Russia Unita di Putin.
Parte della ragioni per l’attuale escalation, quindi, è probabilmente un tentativo di riaccendere ancora una volta questo spirito nazionalista reazionario, al fine di interrompere lo sviluppo della rabbia di classe nella società russa. Ma fomentare il nazionalismo minacciando la guerra è una cosa completamente diversa dall’impegnarsi realmente in una guerra lunga e costosa, che avrebbe l’effetto opposto. Questa è un’altra ragione per cui un’invasione militare su larga scala è altamente improbabile, poiché non sarebbe nell’interesse di Putin.
La debolezza degli Stati Uniti
Per rispondere alla Russia, i rappresentanti dell’imperialismo statunitense non hanno offerto molto più che parole. Jen Psaki, l’addetto stampa della Casa Bianca, ha respinto le richieste della Russia, spiegando che avrebbero “compromesso i principi chiave su cui è costruita la sicurezza europea”. Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono “pronti a rispondere energicamente a ulteriori aggressioni russe”.
Dopo ulteriori approfondimenti, tuttavia, si è saputo che questa risposta energica ammonta solo a “forti misure economiche”, “materiale difensivo aggiuntivo per gli ucraini” e una promessa di “fortificare i nostri alleati della NATO sul fianco orientale”. Allo stesso modo, mentre Jens Stoltenberg, il segretario generale della NATO ha dichiarato che “abbiamo le truppe, abbiamo le forze”, non ha fornito alcun dettaglio su ciò che potrebbe essere fatto nello specifico. Joe Biden ha anche sottolineato che impegnare le forze degli Stati Uniti per difendere l’Ucraina stessa “non è sul tavolo”!
L’indebolimento relativo dell’imperialismo statunitense, in questo caso messo a nudo dalla sua riluttanza a impegnare truppe di terra, lo porta verso la ritirata, un fatto che aggrava ancora una volta la sua debolezza. In una conferenza stampa del 19 gennaio, Biden ha sottolineato che la sua “ipotesi” era che Putin “sarebbe intervenuto”. Tuttavia, ha aggiunto che la risposta dell’Occidente dipenderà da “ciò che [la Russia] farà. Una cosa è se si trattasse di un intervento limitato e poi noi [la NATO] finissimo per litigare su cosa fare e non fare”.
Dal punto di vista dell’imperialismo statunitense, le divisioni con i suoi alleati europei non dovrebbero essere messe allo scoperto. Tuttavia, a causa della debolezza degli Stati Uniti, non sono in grado di imporre una linea unitaria della NATO con cui affrontare la Russia. Questo è stato dimostrato anche dal presidente francese, Emmanuel Macron, che recentemente ha chiesto colloqui separati a guida europea con la Russia.
Gli Stati Uniti sono chiaramente preoccupati che la loro debolezza venga svelata di fronte al mondo, ed è per questo che alcuni settori della classe dominante statunitense potrebbero propendere verso una posizione più intransigente. Ma ci sono limiti su ciò che Biden può effettivamente fare. Dopo due guerre punitive in Iraq e Afghanistan, c’è un’opposizione di massa alla guerra.
Tutto ciò riflette il relativo declino dell’imperialismo statunitense, che non è più in grado di agire come poliziotto mondiale come nel passato. È meno capace di costringere i suoi alleati ad unirsi in un’azione comune, e lo spazio si è aperto uno spazio di manovra maggiore per le potenze minori, che possono flettere i loro muscoli su scala regionale.
Sanzioni
Gli Stati Uniti e la NATO fanno affidamento su ulteriori sanzioni. Si è parlato di escludere la Russia dal sistema di pagamenti SWIFT, che ostacolerebbe la capacità del paese di agire sul mercato mondiale; di bloccare l’importazione di beni come smartphone e componenti di automobili; o di rottamare il gasdotto Nord Stream 2, che trasporterà il gas russo direttamente dalla Russia alla Germania, bypassando l’Ucraina.
Il problema con questo approccio è che, se la Russia fosse davvero intenzionata a invadere l’Ucraina, le sanzioni non sarebbero sufficienti a fermarla. Innanzitutto, mentre si stima che le sanzioni abbiano colpito l’economia russa tra il 2,5% e il 3% all’anno, non hanno raggiunto i loro scopi. Molte di queste sanzioni sono state imposte sulla scia dell’annessione della Crimea, ma non sono riuscite affatto a costringere Putin a fermare l’annessione.
Oltre a questo, come spiega il Financial Times, lo stato russo si è impegnato a ridurre la sua dipendenza dal sistema finanziario globale. Ciò significa che le sanzioni potrebbero in effetti colpire l’UE più duramente della Russia. L’UE importa più del 40% del suo gas e un quarto del suo petrolio dalla Russia, quindi impedire al paese di utilizzare il sistema di pagamenti SWIFT o fermare il Nord Stream 2 – soprattutto nel contesto dell’aumento dei prezzi del gas – sarà probabilmente poco piacevole per i governi dell’UE.
Questo è particolarmente vero per la Germania, il principale paese capitalista in Europa, e il paese che è economicamente più dipendente dalla Russia. Per questo motivo i capitalisti tedeschi non sono entusiasti delle sanzioni e Berlino ha preso una posizione decisamente meno bellicosa di quella di Washington. Il capo della Marina tedesca è stato costretto a dimettersi per averlo espresso pubblicamente, quando ha detto che lo status della Crimea non sarebbe cambiato e che quello che Putin voleva “e probabilmente meritava” era “essere trattato con rispetto”. In un’intervista al quotidiano Sueddeutsche Zeitung, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che qualsiasi sanzione imposta alla Russia, se dovesse invadere l’Ucraina, dovrebbe essere “prudente” perché “nessuno dovrebbe illudersi che sia un passo che non abbia conseguenze per noi”. Questo in un momento in cui Washington vuole che i suoi alleati europei si occupino della Russia per potersi concentrare in prima persona sulla Cina.
Inoltre, sulla questione del blocco delle importazioni di tecnologia della Russia, basterebbe che alcuni paesi fossero disposti a violare un tale blocco perché il tentativo sia totalmente inefficace. Gli Stati Uniti possono cercare di bloccare gli smartphone o qualsiasi cosa gli piaccia dall’entrata nel mercato russo, dopo di che si può facilmente immaginare che la Cina sarebbe fin troppo ben disposta a intervenire e riempire il vuoto.
Si può trovare un accordo?
Ora la domanda da porsi è: dove sta andando questa situazione? L’obiettivo principale degli Stati Uniti, secondo il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, è quello di “scoraggiare un’invasione militare russa di ulteriori territori dell’Ucraina”. L’imperialismo statunitense vorrebbe mantenere il controllo sull’Europa orientale ma, per concentrare la sua attenzione sulla Cina, sta retrocedendo in Europa e in Medio Oriente. Questo apre l’opportunità alla Russia di contrastare con più efficacia quella che vede come una minacciosa avanzata dell’Occidente.
Gli Stati Uniti non sono disposti a usare le truppe per difendere militarmente l’Ucraina, e le sanzioni non saranno sufficienti a costringere Putin a fare un passo indietro, il che significa che gli Usa saranno costretti a ulteriori concessioni. Ci sono già voci che lo confermano. Come sottolinea The Economist, la citazione di cui sopra di Sullivan lascia aperta la possibilità di permettere che la Russia annetta le regioni secessioniste dell’Ucraina. Si è anche detto che gli Stati Uniti stanno considerando una riduzione delle forze in Europa orientale. Questo è stato negato da Biden, ma Antony Blinken è stato equivoco quando sulla CNN gli è stata rivolta una domanda sul posizionamento di armi pesanti in Polonia. Altri, come un ex direttore di livello elevato del Consiglio di Sicurezza Nazionale per la Russia, hanno suggerito che la NATO potrebbe formalmente impegnarsi a congelare l’entrata dell’Ucraina nella NATO per un certo numero di anni.
Accanto al bastone delle sanzioni, la NATO era pronta a offrire alcune concessioni sul “controllo degli armamenti” e a impegnarsi a una maggiore “trasparenza sull’attività militare”. Allo stesso modo, un alto funzionario della Casa Bianca ha rivelato che gli Stati Uniti erano disposti a “esplorare… restrizioni reciproche sulla dimensione e la portata delle esercitazioni [militari]”. Questa proposta è stata respinta da Sergei Ryabkov, il negoziatore russo, che ha detto che i colloqui hanno raggiunto un “vicolo cieco” poiché queste concessioni non soddisfano le principali richieste del Cremlino. In altre parole, i russi percepiscono che ci sono concessioni più grandi da ottenere.
Nella recente conferenza stampa dopo il fallimento dei colloqui con Ryabkov, Biden ha esposto le ultime riflessioni sulle concessioni che potrebbero essere offerte. Secondo il presidente, i due desideri più importanti della Russia sono che l’Ucraina “non faccia mai parte della NATO” e che non ci siano “armamenti strategici di stanza in Ucraina”. Sulla seconda richiesta, ha detto che “potremmo pensare a qualcosa”. Sulla questione se l’Ucraina possa entrare nella NATO, ha sottolineato che “a breve termine” questo non è “molto probabile” e quindi questo significa che “c’è spazio per lavorare a un accordo se si vuole farlo”. Ha anche sottolineato che un vertice con Putin è “una possibilità”.
Il fatto che la Russia non sarà bloccata dalle sanzioni e che gli Stati Uniti non sono disposti a impegnarsi a difendere militarmente l’Ucraina, costituisce già una vittoria per la Russia e Putin. Questo è stato chiaramente dimostrato dall’incontro tra Blinken e Lavrov il 21 gennaio. Biden viene ora descritto come “totalmente pronto” a intrattenere colloqui con Putin. Putin, d’altra parte, sembrava essere disposto a lasciare cuocere Biden a fuoco lento, mentre Lavrov diceva che i futuri colloqui sarebbero dipesi da una “seria preparazione”. Ottenere un vertice con il presidente degli Stati Uniti è già una vittoria in sé per Putin.
Il corso più probabile degli eventi, quindi, è la continuazione dei colloqui tra gli Stati Uniti e la Russia, che alla fine si concluderanno con gli Stati Uniti costretti a qualche tipo di concessione. Un intervento limitato da parte russa non può essere escluso, ma un’invasione su larga scala dell’Ucraina è estremamente improbabile. Gli Stati Uniti cercheranno di nascondere dietro le quinte le concessioni fatte e dipingere qualsiasi cosa ne esca come una vittoria. Tuttavia, ciò che tutto questo dimostra è che gli Stati Uniti non sono certamente “tornati” sulla scena, e Putin, pienamente consapevole di questo fatto, sta approfittando pienamente della situazione.
La situazione in Ucraina riflette la situazione mondiale. Quando il sistema capitalista è in un periodo di crescita generalizzata, e c’è abbastanza bottino da spartire tra le diverse classi capitaliste, il sistema può apparire stabile. Quando il sistema è in crisi, tuttavia, ogni stato nazione tenta di affermare gli interessi della propria classe dominante in modo ancora più forte, portando a maggiori attriti e crisi come quella a cui stiamo assistendo. A questo si aggiunge la crisi dell’imperialismo statunitense, che non può più dettare le regole delle relazioni mondiali come prima, e quindi stabilizzare la situazione. Al contrario, sta diventando esso stesso una forza destabilizzante. Questa crescente instabilità è il segno distintivo del periodo in cui viviamo. È il riflesso di un sistema malato.