Nota editoriale: Dopo la pubblicazione di questo articolo, con un voto bipartisan, la Camera dei Rappresentanti ha votato 290 a 137 per una legge scandalosa, voluta dal Presidente Biden, che vieta ai lavoratori delle ferrovie di scioperare durante il periodo festivo. Praticamente tutti i democratici alla Camera hanno votato per sottrarre il diritto di sciopero ai lavoratori delle ferrovie, compresi quelli di “sinistra” come Alexandria Ocasio-Cortez (AOC) e Ilhan Omar. Questi sono i risultati reazionari dei “socialisti” che portano avanti la linea del voto per il Partito Democratico, come sostenuto dai teorici della “dirty-break” e del “party-surrogate” nei Democratic Socialists of America (DSA)1. Ad eccezione della deputata Tlaib del Michigan, tutti i membri dei DSA e gli altri membri della “Squad”2 hanno votato per limitare il diritto allo sciopero.
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In una votazione successiva, la Camera ha approvato con 221 voti favorevoli e 207 contrari un emendamento per aggiungere una disposizione all’accordo stabilito con i padroni delle ferrovie, passando sopra la testa dei lavoratori. Questo emendamento prevede la possibilità di aumentare i giorni di malattia retribuiti da uno a sette. Si è trattato di una mera manovra dei Democratici per dare una copertura a sinistra rispetto al grave attacco che hanno portato ai diritti dei lavoratori. E non è neanche garantito che questo provvedimento entri effettivamente in vigore. Esponenti come AOC – che aveva espresso la sua vicinanza ai lavoratori delle ferrovie, incoraggiandoli ad “essere forti” e rassicurandoli che “vi copriamo le spalle”, proprio prima di colpirli a tradimento – hanno promesso di lottare “con le unghie e con i denti” per l’aumento del periodo di malattia retribuita a sette giorni, periodo che è comunque inferiore a quanto i lavoratori giustamente chiedono. Ancora una volta, l’intero Partito Democratico, dalla sua ala “moderata” a quella “progressista”, ha dimostrato da che parte sta: saldamente quella del capitale, contro la classe operaia.
Questa legislazione reazionaria passa ora in votazione al Senato. Bernie Sanders, che si è candidato anche lui con i Democratici, farà ostruzionismo contro questa legge? Abbinerà a questa iniziativa una campagna con un appello ai lavoratori di tutto il Paese per lottare contro questa proposta di legge? Se lo facesse, sarebbe necessario il voto di 60 dei 99 senatori rimanenti per fermare il suo ostruzionismo parlamentare.
Prendiamo atto della risposta dei Railroad Workers United, i cui membri hanno lottato duramente per il “no” (all’accordo con i padroni delle ferrovie ndt) e che ora devono organizzarsi per sfidare una legge ingiusta e reazionaria. Anche se non ci facciamo illusioni sulle petizioni come strumento politico, sul PRO Act o sul NLRB, e a differenza dei promotori di questi appelli, crediamo che i congedi per malattia e famiglia debbano essere retribuiti, è significativo che essi sollevino la richiesta di una proprietà pubblica delle ferrovie e invitino tutti i lavoratori ad agire insieme come una classe:
“In risposta alla mossa dell’amministrazione Biden di imporre in modo antidemocratico un accordo temporaneo che è stato già rifiutato dalla maggioranza dei lavoratori delle ferrovie, il resto dei lavoratori del Paese devono schierarsi dalla parte dei lavoratori del settore ferroviario. L’impressionante forza dei lavoratori delle ferrovie è stata chiaramente riconosciuta dai vertici politici degli Stati Uniti, che si stanno muovendo rapidamente per porre fine alla minaccia di uno sciopero che può paralizzare l’economia del paese, ricorrendo ad una apposita legge reazionaria. In questo momento storico, mentre la minaccia di uno sciopero dei ferrovieri è ancora sul tavolo, la classe operaia nel suo complesso deve saper avanzare richieste comuni.
Il Railroad Workers United ha presentato una lettera aperta in cui si articolano le nostre rivendicazioni da porre al Congresso, chiedendo la proprietà pubblica delle ferrovie, il congedo di malattia e familiare non retribuito per tutti, e di approvare il PRO Act e di finanziare l’NLRB.”
Il fatto che il presidente “pro-lavoratori” Biden sia stato costretto a ricorrere a questo palese attacco ad un diritto democratico come lo sciopero è una dimostrazione della colossale forza potenziale della classe operaia. La borghesia statunitense era terrorizzata dall’eventualità che un blocco dei servizi ferroviari fermasse di fatto il paese e, passate le elezioni di metà mandato, è intervenuta per impedire che ciò accadesse. Questo insegnerà un’amara lezione alla classe operaia e non farà altro che stimolare la rinascita del movimento sindacale statunitense, che sta iniziando a svegliarsi dopo un lungo sonno. Questo tradimento non è la fine della lotta: ma è solo l’inizio.
Solidarietà con i lavoratori delle ferrovie! Un attacco a uno è un attacco a tutti!
Dopo l’ennesima giravolta dialettica, Joe Biden – l’autoproclamatosi “orgoglioso presidente pro-lavoratori” – ha chiesto al Congresso di approvare una legge che costringa i lavoratori delle ferrovie ad accettare un accordo per un contratto provvisorio proposto dal Presidential Emergency Board3, una mossa appoggiata dalla Presidente della Camera, Nancy Pelosi. Questo accordo renderebbe illegale lo sciopero dei lavoratori delle ferrovie e rivelerebbe chiaramente gli interessi di classe che si celano dietro il Partito Democratico.
L’accordo proposto dal Presidential Emergency Board, elaborato a porte chiuse tra la direzione delle ferrovie, i leader sindacali e i funzionari della Casa Bianca, non affronta le preoccupazioni principali dei dipendenti delle ferrovie, ossia l’orario di lavoro, la carenza di personale e i giorni di malattia, offrendo al loro posto degli aumenti salariali a dir poco miseri.
L’appello di Biden per un intervento del Congresso arriva appena una settimana dopo che questo accordo è stato bocciato dal più grande sindacato dei lavoratori delle ferrovie, la SMART Transportation Division (SMART-TD), che è stato il quarto sindacato a esprimere un parere negativo (negli Usa i lavoratori delle ferrovie sono divisi in 12 sindacati diverse, sulla base del mestiere, ndt). Il voto, condotto in un contesto di enormi pressioni da parte dei dirigenti delle ferrovie, dei politici e dei leader sindacali a favore dell’approvazione, ha inviato un forte messaggio da parte dei membri di un sindacato che rappresenta 28.000 lavoratori delle ferrovie. Anche tra i sindacati che complessivamente si sono espressi con un voto favorevole, questo è avvenuto con margini ristretti, che tradiscono il reale stato d’animo dei lavoratori aldilà della posizione concertativa dei leader sindacali.
Lo stesso giorno sono stati resi pubblici i risultati della consultazione interna portata avanti dalla Brotherhood of Locomotive Engineers and Trainmen (BLET), dove l’accordo è stato approvato con una maggioranza risicata di appena il 52,3%. Con il voto negativo della scorsa settimana da parte della SMART-TD, la bilancia pende verso una maggioranza di dipendenti delle ferrovie merci che si esprimono contro l’accordo. Mentre un altro “no” da parte di uno qualsiasi dei 12 sindacati delle ferrovie merci aumenterebbe la probabilità della convocazione di uno sciopero per il 9 dicembre da parte di tutti i sindacati delle ferrovie, ed il voto della SMART-TD rappresenta un’escalation significativa verso quella data. È con questa scadenza incombente che Joe Biden è stato costretto a rivelare quale classe rappresenta realmente.
Come abbiamo spiegato in un altro articolo, uno sciopero nazionale dei dipendenti delle ferrovie merci bloccherebbe un terzo o più di tutto il trasporto su rotaie, con l’interruzione massiccia non solo della movimentazione dei beni di consumo, ma anche con la creazione di enormi strozzature nel trasporto di petrolio, carbone, prodotti chimici, agricoli e altri beni fondamentali, approfondendo ulteriormente la compressione della catena di approvvigionamento e contribuendo a un ulteriore aumento dei prezzi. Ciò rappresenta uno scenario da incubo per la classe dominante, che cerca di riportare l’economia ad un certo grado di stabilità. Questo con la speranza di evitare lo sviluppo di tutto il potenziale di lotta di un segmento chiave della classe operaia, che potrebbe rapidamente far espandere la mobilitazione in altri settori. Uno sciopero militante infatti ispirerebbe milioni di altre persone che lavorano in condizioni altrettanto intollerabili, con salari bassi e potere di acquisto in forte calo.
Dobbiamo essere assolutamente chiari: la colpa per le conseguenze di uno sciopero dei lavoratori delle ferrovie ricadrebbe interamente sulle spalle dei padroni del settore, che finora non sono stati disposti a fare concessioni volte a mitigare le principali preoccupazioni dei loro dipendenti: gli orari estenuanti, la grande carenza di personale e le restrizioni sui giorni di malattia (che di fatto sono quasi inesistenti). Tutti fattori che hanno avuto un impatto negativo sulla salute e sul benessere dei lavoratori e, per estensione, hanno messo in pericolo chi utilizza i treni. Ma questo non dovrebbe sorprenderci: è nella natura del sistema capitalistico che i padroni cerchino di massimizzare i profitti a spese di coloro che creano tutta la ricchezza: cioè i lavoratori.
Prima dell’annuncio di lunedì, Biden e i Democratici avevano a parole reso omaggio alla lotta dei lavoratori delle ferrovie, chiedendo ai padroni di essere ragionevoli. La settimana scorsa, il presidente della Commissione Trasporti, Peter DeFazio, auspicava che “le ferrovie diventino ragionevoli, siamo nel XXI secolo e il fatto che a lavoratori qualificati vengano negate le assenze per malattia, anche non retribuite, è inconcepibile”. Tuttavia, la ritrovata convinzione di Biden che “non c’è modo di risolvere la controversia al tavolo delle trattative” equivale ad abbandonare la sua pretesa di sostenere il diritto di sciopero. Inoltre, significa imporre un contratto che prevede, secondo uno dei suoi stessi colleghi di partito, misure definite “inconcepibili”.
La settimana scorsa, i dirigenti delle ferrovie avevano dipinto la situazione con toni ottimistici, ben sapendo che il Congresso avrebbe lavorato in modo bipartisan per evitare uno sciopero. Ian Jeffries, amministratore delegato dell’Associazione delle ferrovie americane, in un’intervista alla CNN ha chiarito che “il Congresso ha storicamente dimostrato di saper intervenire, se necessario”. Alla domanda sulla capacità del Congresso di trovare un accordo bipartisan per estendere il periodo di riflessione nel quale votare sull’accordo oppure imporre un contratto ai dipendenti delle ferrovie, Jeffries ha risposto inviando un messaggio neanche troppo velato indirizzato direttamente alla stessa assemblea del Congresso: “Penso che farlo sia un imperativo, se necessario”. Sembra che Biden e co. abbiano ricevuto questo messaggio e lo stiano ora mettendo in pratica.
Come ha detto Nancy Pelosi, “spero che questa legge, necessaria e in grado di evitare gli scioperi, ottenga un voto fortemente bipartisan, dando alle famiglie americane fiducia nel nostro impegno a proteggere il loro futuro finanziario”.
In questa situazione, alcuni repubblicani, tra cui il senatore della Florida Marco Rubio, si stanno cinicamente proponendo come i rappresentanti del “partito della classe operaia”. Sicuro che la legge sul “ritorno al lavoro” otterrebbe comunque la maggioranza, costui non rischia nulla a cercare di guadagnare consenso con tweet come: “Le ferrovie e i loro dipendenti dovrebbero fare un passo indietro e negoziare un accordo che i lavoratori, non solo i dirigenti sindacali, accetteranno. Ma se il Congresso sarà costretto a farlo, io non voterò per imporre un accordo che non ha il sostegno dei lavoratori delle ferrovie”.
Finora, il gioco del management delle aziende ferroviarie è stato quello di perseguire una tattica di dividi et impera, isolando i sindacati più deboli e offrendo solo briciole ai lavoratori, con lo scopo di portare acqua al proprio mulino ed evitare uno sciopero, ma senza soddisfare minimamente le esigenze della maggioranza dei dipendenti delle ferrovie. Se i leader sindacali non si preparano seriamente a lottare per sostenere ogni rivendicazione, la possibilità che questa lotta finisca in modo demoralizzante rimane in campo. Per garantire la vittoria, devono far proprio il vecchio slogan del movimento sindacale: Un attacco a uno è un attacco a tutti!
Attraverso l’azione unitaria di tutti i dodici sindacati delle ferrovie, questi possono strappare collettivamente ben di più ai padroni, a condizione che siano preparati alla lotta con una strategia adeguata. Il punto di partenza per preparare uno sciopero a oltranza che eserciti la massima pressione sui padroni, deve essere una campagna che spieghi perché tutti i lavoratori delle ferrovie devono impegnarsi nella lotta come un blocco unificato.
Da parte sua, l’assemblea dei Railroad Workers United (RWU) è stata la componente più lungimirante e combattiva dei lavoratori delle ferrovie, animando una campagna di successo per il no. A questo deve seguire l’organizzazione di riunioni di massa di tutti i dipendenti delle ferrovie per dimostrare la loro volontà e capacità di indire lo sciopero indipendentemente da qualsiasi legge che potrebbe essere approvata dal Congresso. Questa dimostrazione di forza non sarebbe rivolta solo ai capi delle ferrovie e ai politici, ma anche ai leader sindacali, che finora hanno implorato ai politici a gestire la situazione.
L’unità d’azione implicita nell’impegno dei sindacati a sostenere qualsiasi componente che voti contro l’accordo è la forza essenziale dei lavoratori delle ferrovie e deve essere ulteriormente sviluppata creando legami più forti tra tutti i lavoratori dell’industria ferroviaria. A tal fine, l’elezione di comitati di sciopero che rappresentino tutti e 12 i sindacati ferroviari, in tutti i luoghi di lavoro, è una necessità assoluta per contrastare i tentativi della dirigenza di dividere i lavoratori.
Qualsiasi azione del Congresso volta a costringere i ferrovieri a non scioperare può essere sconfitta, ma solo attraverso l’azione unitaria dei lavoratori del settore con l’ampia solidarietà del resto del movimento operaio. Non si tratta solo di un pio desiderio. L’umore della classe operaia in generale è estremamente favorevole a sostenere i ferrovieri attraverso azioni e manifestazioni di solidarietà. Un esempio recente può essere istruttivo: solo poche settimane fa, alla NJTransit, il BLET (the Brotherhood of Locomotive Engineers and Trainmen union ndt) ha bocciato una proposta di contratto, chiedendo un aumento salariale doppio rispetto a quello proposto per compensare anni di stagnazione dei salari. Dato che NJTransit opera in gran parte su linee di proprietà delle compagnie di trasporto merci, uno sciopero dei dipendenti del trasporto merci si tradurrebbe quasi automaticamente in uno sciopero dei lavoratori che operano nel trasporto di persone sulle linee ferroviarie del New Jersey, con un effetto a catena che si estenderebbe alla rete di autobus e alla metropolitana leggera che fanno parte dello stesso sistema di trasporti.
Una dinamica simile potrebbe verificarsi in altre parti del Paese, estendendosi ai magazzinieri, ai lavoratori del petrolio e del carbone, e persino ai lavoratori di altri settori dell’industria dei trasporti, che subirebbero un’enorme pressione da parte dei loro padroni per sopperire alle difficoltà dovute allo sciopero dei ferrovieri. Allo stesso modo, una campagna contro le politiche antisindacali del Partito Democratico può smascherare e potenzialmente impedire un’azione legislativa contro i lavoratori delle ferrovie, con i politici che a quel punto cercherebbero solamente di salvare la faccia. Ma i sindacati dei ferrovieri non devono aspettare passivamente questa eventualità, bensì prepararsi fin da ora a costruirla.
Dovrebbe essere ovvio che qualsiasi membro del Congresso che si dichiari socialista dovrebbe votare contro qualsiasi legge che impedisca ai lavoratori di scioperare. Questa situazione presenta chiaramente l’assoluta necessità di un partito politico indipendente della classe operaia negli Stati Uniti. Anche se un partito del genere eleggesse un solo senatore, costui potrebbe ostacolare qualsiasi legge che impedisca lo sciopero, utilizzando la sua posizione per convincere gli strati più ampi della classe operaia a sostenere i lavoratori delle ferrovie. Inoltre, una manciata di deputati alla Camera basterebbe per mettere in campo innumerevoli ostacoli procedurali per ritardare la legge, dando ai dipendenti delle ferrovie il tempo per esercitare il loro diritto di sciopero e per veder accontentate le loro richieste.
Se i leader sindacali non riusciranno a preparare efficacemente uno sciopero prolungato e combattivo, e ad organizzare di conseguenza i lavoratori, c’è il rischio di un fallimento che lascerà molti di questi lavoratori delle ferrovie con l’amaro in bocca ed eroderà la loro fiducia nella capacità dei loro leader sindacali di rappresentarli veramente. Ma se i dirigenti sindacali si preparassero veramente a condurre una battaglia fino alla vittoria, creando legami con settori più ampi della classe operaia, questo rappresenterebbe un enorme passo avanti per tutti i lavoratori. Una vittoria del genere metterebbe i padroni con le spalle al muro e rafforzerebbe l’intero movimento operaio, costituendo una fonte di ispirazione per tutti i lavoratori a prepararsi per lotte ancora più vittoriose in futuro.
1 dicembre 2022