E così, è iniziato. Le forze russe hanno scatenato un attacco massiccio contro l’Ucraina. Nelle prime ore del mattino, in un breve discorso televisivo, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato una “operazione militare speciale” all’alba. Entro pochi minuti dalla trasmissione, intorno alle 5 del mattino ora ucraina, si sono sentite esplosioni vicino alle principali città ucraine, tra cui Kiev, la capitale.
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Nelle settimane precedenti, Putin ha ammassato circa 190mila soldati vicino ai confini dell’Ucraina, mentre i leader europei facevano la spola tra Kiev e Mosca, cercando una soluzione diplomatica. Ma non si mobilita un tale numero di truppe, carri armati e armi solo per ballare un minuetto diplomatico.
Nell’impossibilità di ottenere informazioni dirette, con solo frammenti di tali informazioni a nostra disposizione, è impossibile dare una valutazione accurata della situazione militare. Ma la portata dell’attacco russo sembra essere enorme. Citiamo una corrispondenza:
“Il ministero dell’interno dell’Ucraina ha riferito che il paese era sotto attacco di missili da crociera e balistici, con la Russia che sembra aver preso di mira le infrastrutture vicino alle principali città come Kiev, Kharkiv, Mariupol e Dnipro.
Esplosioni di razzi di artiglieria hanno illuminato il cielo notturno quando sono iniziati i bombardamenti vicino a Mariupol, come hanno mostrato i video. Un alto consigliere del ministero dell’interno ucraino ha detto che sembrava che le truppe russe potessero presto muoversi su Kharkiv, che si trova a circa 20 miglia dal confine. Gli abitanti di Kiev hanno cercato riparo nei rifugi antiatomici mentre le esplosioni si sentivano fuori dalla città.”
E un’altra
“Alcune delle prime esplosioni dopo che Putin ha annunciato l’operazione sono state sentite vicino a Kramatorsk, la sede del centro operativo dell’esercito ucraino vicino ai territori controllati dai russi nel sud-est dell’Ucraina. Esplosioni sono state segnalate anche nei quartieri generali e nei magazzini militari.“
Ci sono stati anche resoconti di un assalto anfibio alla città portuale chiave di Mariupol e di forze di terra che si muovono dalla Bielorussia, dalla Crimea e dalla Russia. L’esercito russo ha affermato che non stava prendendo di mira i centri abitati. “Armi ad alta precisione stanno mettendo fuori uso le infrastrutture militari, gli impianti di difesa aerea, i campi di aviazione militare e l’aviazione dell’esercito ucraino”, ha detto il ministero della Difesa russo in una dichiarazione riportata dall’agenzia di stampa statale Ria Novosti.
Il discorso di Putin
La fase dell’offensiva è stata preparata mercoledì sera, dopo che i leader dei due territori controllati dalla Russia nell’Ucraina orientale hanno inviato una richiesta ufficiale a Mosca di aiuto militare per “aiutare a respingere l’aggressione delle forze armate ucraine al fine di evitare vittime civili e una catastrofe umanitaria nel Donbass”.
Un esame del discorso di Putin di questa mattina ci dice qualcosa sui suoi obiettivi e intenzioni. Ogni guerra deve avere qualche giustificazione e, in questo caso, Putin ha spiegato: “si sta creando nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità”.
Questa affermazione è costantemente snobbata dall’Occidente come mera propaganda. “Come può la povera piccola Ucraina costituire una minaccia per la Russia? Questa è naturalmente una domanda che si suppone si risponda da sola. Da sola, chiaramente l’Ucraina non rappresenta una grande minaccia. Ma come parte di un blocco militare imperialista guidato dagli Stati Uniti, piazzato alle porte della Russia, lo sarebbe di certo.
Il cuore dell’attuale controversia è quindi la futura adesione dell’Ucraina alla NATO. Ottenere una garanzia contro questa eventualità era una richiesta centrale russa, che è stata ripetutamente rifiutata da Washington – un rifiuto che era tanto più assurdo perché l’Occidente riconosce come l’Ucraina non soddisfi i requisiti minimi per l’adesione alla NATO in questo momento. Non è del tutto chiaro se l’accettazione di questa richiesta avrebbe, di per sé, impedito un’invasione. Ma continuare a rifiutarla a priori l’ha resa inevitabile.
Il secondo requisito in ogni guerra è quello di ottenere l’elemento sorpresa e dare la colpa all’altra parte. In questo caso, è stato il bombardamento della regione del Donbass. Ma questo bombardamento è andato avanti ininterrottamente per alcuni anni.
Tuttavia, il pretesto immediato è in realtà una considerazione secondaria, poiché una volta che la guerra diventa necessaria, si può trovare qualsiasi scusa. E per quanto riguarda l’elemento sorpresa, questo è stato ottenuto molto efficacemente, con l’assistenza attiva dei signori Biden e Johnson. Si sono comportati come il bambino che gridava “Al lupo!” così spesso che, quando il lupo alla fine è arrivato, nessuno gli ha creduto.
Il discorso di Putin era in realtà una dichiarazione di guerra, ma ha evitato volutamente di menzionarla. A quest’uomo, che è la cosa più vicina a una sfinge egiziana che io conosca, piace tenere tutti all’oscuro. “Abbiamo preso la decisione di condurre un’operazione militare speciale”, ha detto, senza nemmeno accennare a quanto sarebbe stata speciale.
E quale sarebbe lo scopo di questa “operazione militare speciale”? Ha affermato che era per la “smilitarizzazione e denazificazione” dell’Ucraina. “Non abbiamo intenzione di occupare l’Ucraina”, ha detto, ma allo stesso tempo, ha avuto un avvertimento per le altre nazioni che potrebbero essere tentate di essere coinvolte:
“A chiunque pensi di interferire dall’esterno: se lo farete, affronterete conseguenze che non avete mai visto nella storia. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese, spero di essere ascoltato.”, ha detto.
Un messaggio abbastanza chiaro, credo.
L’Ucraina può resistere?
La reazione immediata del governo di Kiev è stata affidata a parole di sfida:
“Putin ha appena lanciato un’invasione su larga scala dell’Ucraina”, ha detto il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba. “Le pacifiche città ucraine sono sotto attacco. Questa è una guerra di aggressione. L’Ucraina si difenderà e vincerà. Il mondo può e deve fermare Putin. Il tempo di agire è ora”.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha tenuto un discorso video per chiedere aiuto all’opinione pubblico russo dopo che un tentativo di parlare con Putin non ha avuto successo. “I russi vogliono la guerra? Mi piacerebbe molto rispondere a questa domanda. Ma la risposta dipende da voi”, ha detto.
Ha anche giurato di difendere il paese, dicendo: “Se qualcuno tenterà di portarci via la nostra terra, la nostra libertà, le nostre vite, le vite dei nostri figli, noi ci difenderemo. Attaccando, vedrete le nostre facce, non le nostre spalle, ma le nostre facce”.
Ha annunciato che la legge marziale è stata imposta in tutta l’Ucraina.
“Niente panico. Siamo forti. Siamo pronti a tutto. Sconfiggeremo tutti, perché noi siamo l’Ucraina”, ha detto il leader ucraino. Prima dell’attacco della Russia, aveva fatto un ultimo tentativo di evitare la guerra, avvertendo che la Russia potrebbe iniziare “una grande guerra in Europa” ed esortando i cittadini russi ad opporvisi.
Parole coraggiose! Ma questa è solo tanta vuota spavalderia. L’esercito ucraino è allo sbando, preso irrimediabilmente alla sprovvista dalla repentinità dell’attacco. In ogni caso, non era in grado di resistere alla potenza dell’esercito russo. Nel momento in cui l’Occidente ha annunciato che non intendeva inviare truppe per difendere l’Ucraina, la questione è stata risolta in anticipo.
L’affermazione che non c’è panico nella capitale è smentita dalle immagini televisive che mostrano lunghe file di auto in fuga da Kiev.
Fin dall’inizio, il governo di Kiev è stato il ritratto dell’impotenza. Insistendo ostinatamente sul suo diritto di aderire alla NATO – una chiara provocazione nei confronti di Mosca – si è gettato nelle braccia dell’Occidente come unica speranza di sopravvivenza. Questo è stato un errore molto sciocco.
Nonostante tutte le loro ostentazioni pubbliche di spavalderia, gli imperialisti non hanno il minimo interesse per il popolo ucraino. Sono considerati come semplici pedine in un cinico gioco della politica delle Grandi Potenze.
L’esercito russo ha affermato che tutte le basi aeree dell’Ucraina sono state messe fuori uso dopo la prima raffica di missili con cui è iniziata l’invasione russa. Il fumo è stato visto alzarsi vicino ai principali campi d’aviazione fuori Kharkiv e altre città dell’est, e ad ovest fino a Ivano-Frankivsk, che è vicino al confine con la Polonia.
L’attacco di giovedì è stato preceduto da un massiccio e continuo attacco informatico che ha preso di mira i ministeri e le banche dell’Ucraina, una forma di guerra ibrida per seminare confusione.
Ci sono stati anche resoconti che indicano come le forze russe siano entrate in Ucraina, sostenendo che le forze di confine dell’Ucraina “non stanno opponendo alcuna resistenza alle unità russe”.
In un recente post su Facebook, Dmitri Kovalevich, un commentatore con sede a Kiev, dipinge un quadro delle forze ucraine allo sbando:
“Messaggi non confermati sul web ucraino suggeriscono che circa il 70% delle recenti forniture occidentali di armi per l’Ucraina sono state distrutte direttamente nei depositi di armi. I nostri militari si lamentano del fatto che i depositi erano gestiti da ufficiali che si sono rivelati essere agenti russi, e che li hanno semplicemente fatti saltare in aria.
“Aggiornamento: anche tutti i droni turchi di Bayractar sono stati distrutti proprio sui campi dell’aviazione.
“I ribelli di Donetsk hanno preso la città di Mariupol. Quasi nessuna resistenza da parte dell’esercito ucraino – sono semplicemente entrati in città.
“I missili che hanno colpito le basi militari dell’Ucraina a Odessa sono stati lanciati da sottomarini.
“Secondo quanto riferito, i russi hanno preso possesso dei posti di controllo di frontiera dell’Ucraina nella regione di Sumy [Ucraina nord-orientale]. I marines russi sono sbarcati nella regione di Odessa. La base antiaerea di Kiev è stata colpita da missili balistici – nel giro di un’ora l’Ucraina ha perso quasi tutti i suoi sistemi antiaerei.
“Fuoco massiccio di lanciarazzi lungo tutta la linea del fronte nel Donbass. Una colonna militare russa ha attraversato il confine nella regione di Kharkov.
“Persone di varie regioni dell’Ucraina riferiscono di forti esplosioni, avvenute simultaneamente a Odessa, Kiev, Kramatorsk, Mariupol, Kharkiv e Dnipro. Sembra che si tratti di grossi esplosivi a tempo, fatti esplodere in una sola volta in tutto il paese.
“I droni dell’intelligence statunitense hanno lasciato lo spazio aereo sopra l’Ucraina.
“Aggiornamento: esplosioni che colpiscono i depositi di armi dell’Ucraina.
“Lo spazio aereo sopra l’Ucraina è completamente chiuso. Ad alcuni jet che volano verso Kiev è stato ordinato di tornare indietro”.
È chiaro che questi resoconti, basati su informazioni confuse e parziali durante il calore dei combattimenti, devono essere trattati con una certa cautela. Ma se solo la metà è vera, dimostra che i russi si sono assicurati che le strutture militari delle difese dell’Ucraina fossero distrutte, o almeno gravemente compromesse, prima dell’inizio dell’invasione.
Dipinge anche un quadro di demoralizzazione e mancanza di motivazione in almeno una parte delle forze ucraine, che contraddice il quadro che è stato diffuso dalla propaganda occidentale. La Russia ha ora tutte le condizioni per muoversi il più velocemente possibile e prendere la capitale.
Gli analisti militari hanno detto che si aspettano che Putin invii le sue forze per impadronirsi o per circondare Kiev. Il senatore statunitense Marco Rubio, membro del comitato ristretto del Senato per l’intelligence, sostiene che “le forze aeree della Russia stanno tentando di prendere il controllo dell’aeroporto di Kiev per… far entrare forze che occuperanno la città”.
Giovedì sera i media statali russi hanno riferito che le truppe aeree hanno preso possesso dell’aeroporto di Boryspil, vicino a Kiev. Che queste notizie siano vere o false, è solo una questione di tempo prima che la capitale ucraina sia in mani russe. La guerra sarà allora, a tutti gli effetti, finita.
“Shock e orrore”
I leader occidentali non vedevano l’ora di condannare l’invasione, che, se dobbiamo credere loro, porterà a qualcosa che si avvicina all’Armageddon, con milioni (sic!) di persone uccise e una sanguinosa guerra in tutta l’Europa che minaccia l’esistenza stessa della civiltà umana come la conosciamo.
Joe Biden ha rilasciato una dichiarazione scritta che dice:
“Le preghiere di tutto il mondo sono con il popolo dell’Ucraina stasera mentre subisce un attacco non provocato e ingiustificato da parte delle forze militari russe”.
“Il presidente Putin ha scelto una guerra premeditata che porterà sofferenza e una perdita catastrofica di vite umane”, ha detto Biden. “La Russia è la sola responsabile della morte e della distruzione che questo attacco porterà, e gli Stati Uniti e i suoi alleati e partner risponderanno in modo unito e decisivo. Il mondo riterrà la Russia responsabile”.
“Sono inorridito dagli avvenimenti orribili in Ucraina e ho parlato con il presidente Zelensky per discutere i prossimi passi. Il presidente Putin ha scelto un percorso di spargimento di sangue e distruzione lanciando questo attacco non provocato all’Ucraina”.
“Considereremo il Cremlino responsabile”, ha scritto Ursula von der Leyen, il presidente della Commissione UE, che aveva annunciato nuove sanzioni contro Mosca poche ore prima dell’attacco.
Tutte queste belle parole di sfida sono in contrasto con il fatto che Biden e co. non hanno mai avuto la minima intenzione di fornire supporto militare a Kiev. Il loro unico contributo alla crisi attuale è stata una serie infinita di dichiarazioni bellicose, accompagnate da terribili minacce di conseguenze “gravi” (ma non specificate) che presumibilmente farebbero seguito a un attacco russo. Queste osservazioni, sostenute da un’intransigenza ostinata nel prendere anche solo in considerazione le richieste della Russia, hanno contribuito a rendere inevitabile un’invasione.
In breve, tutti questi signori erano pronti a combattere fino all’ultima goccia di sangue – in particolare, quello degli ucraini.
Ancora più spregevoli erano le farneticazioni rabbiose che uscivano da Londra. Se i discorsi incendiari potessero vincere le guerre, la stupida retorica pronunciata alla Camera dei Comuni avrebbe fatto tornare l’esercito russo nelle caserme il più velocemente possibile.
“Il Regno Unito e i nostri alleati risponderanno con decisione”, ha ringhiato il primo ministro Boris Johnson, più per impressionare il gruppo parlamentare conservatore, che lo ha attaccato per la sua risposta timida all’uomo del Cremlino.
Purtroppo, la storia ci dice che le guerre non sono mai state vinte a parole. Putin deve essersi fatto una bella risata di fronte a questo circo che passa per un Parlamento. Sempre che vi abbia prestato attenzione, cosa di cui dubitiamo molto.
E cosa dobbiamo dire del leader laburista, Sir Keir Starmer? Il desiderio più ardente di questo blairiano di destra è quello di rendere il Partito Laburista il più simile possibile ai Tories. Il suo sogno è di vederlo sventolare la Union Jack e la bandiera a stelle e strisce invece della Bandiera Rossa.
Quindi, non è stata una sorpresa vederlo competere in maniera entusiasta con Boris Johnson per dimostrare chi fosse il nemico più feroce della Russia e il sostenitore più ardente della NATO.
Il bue non dovrebbe dare del cornuto all’asino
Tutte queste parole puzzano di ipocrisia. Dov’era il coro di condanna quando gli americani e i loro “alleati” (leggi: lacchè) hanno lanciato una guerra criminale e sanguinosa contro l’Iraq? E che dire della loro propaganda bugiarda sulle inesistenti “armi di distruzione di massa”, che dovevano essere ‘provate’ da documenti falsi, e che servivano come cinica copertura per un atto di palese aggressione contro uno stato sovrano?
Questo atto disgustoso – così come l’altrettanto criminale invasione dell’Afghanistan e lo stupro imperialista della Siria – ha portato alla morte di almeno un milione di persone. Ma perché lasciare che i fatti rovinino una buona storia?
Sfilando in TV per il mondo, nei loro abiti su misura e nei loro sorrisi levigati, i leader occidentali vengono ritratti come la voce della ragione e dell’umanesimo. Ma se si gratta la superficie, non si trova altro che sporcizia. Non c’è forza sulla terra così reazionaria e con le mani così intrise” di sangue come l’imperialismo USA e i suoi burattini in occidente.
Le Nazioni “Unite”
Come sempre, quando scoppia la guerra, le nostre orecchie sono improvvisamente bombardate da uno strano rumore. Assomiglia fortemente al belato di pecore spaventate, ma in realtà è la Voce della Ragione, la Vera Voce dell’Umanità, o così ci vogliono far credere.
Mi riferisco al belato dei pacifisti: quelle anime piacevoli e benintenzionate che ci informano che la pace è buona e la guerra è cattiva. Ma le guerre non sono mai state fermate da appelli sentimentali all’educazione e al buon senso. Al contrario, il buon senso ci dice che nel corso dei secoli, tutte le questioni serie sono sempre state risolte con la forza delle armi.
Una delle caratteristiche più degne di nota dei pacifisti è la loro capacità apparentemente infinita di autoinganno. Si aggrappano avidamente ad ogni discorso di un leader che dichiara con fervore il suo attaccamento alla pace. O a questa o quella risoluzione vuota approvata da un governo o da un’istituzione che ripete gli stessi banali sentimenti. La fiducia ingenua nell’efficacia di queste cose fa dei pacifisti dei gonzi utili ai guerrafondai, perché cullano la gente in un falso senso di sicurezza.
Tali discorsi e risoluzioni servono solo come una comoda cortina fumogena per nascondere le reali intenzioni aggressive che si nascondono dietro di essi. E la più grande frode di tutte è il nome comicamente sbagliato delle Nazioni Unite. Questo organismo è stato istituito dopo la seconda guerra mondiale, apparentemente per prevenire nuove guerre in futuro.
E ogni volta che c’è un pericolo di guerra, i pacifisti e i riformisti di sinistra invocano l’intervento dell’ONU. Questa è una stupida illusione e un inganno nei confronti della gente.
Non è questo il luogo per ripetere la triste storia di questa istituzione. Basti dire che l’ONU non ha mai impedito nessuna guerra, e infatti è stata coinvolta in più di una, come dimostra il caso della Corea.
Tra il 1945 e il 1989 ci sono state più di 300 guerre a livello internazionale. Dalla seconda guerra mondiale ad oggi, i soli Stati Uniti hanno condotto 30 grandi operazioni militari. Le Nazioni Unite non hanno avuto alcun effetto su nessuno di questi eventi.
E oggi non è diverso. Proprio mentre venivano trasmesse le parole di Putin, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU stava tenendo una sessione d’emergenza, presieduta dalla stessa Russia, che detiene la presidenza di turno.
È stata iniziata dal segretario generale dell’ONU, António Guterres, che ha fatto un appello diretto: “Presidente Putin – fermi le sue truppe dall’attacco all’Ucraina. Dia una possibilità alla pace. Troppe persone sono già morte”.
Ma non appena queste parole sono state pronunciate, sono state segnalate le prime detonazioni. L’epitaffio finale sulla tomba del pacifismo e delle Nazioni Unite può essere lasciato alla Bibbia: “dicono: “Pace, pace”, mentre pace non c’è..” (Geremia, 6:14)
Lenin disse una volta che il capitalismo è un orrore senza fine. È un sistema con la guerra e lo sciovinismo nazionale reazionario cuciti nelle sue fondamenta, come parte della competizione internazionale per i mercati e le sfere di influenza. Quanti milioni di lavoratori e poveri sono stati lanciati sui campi di battaglia e sacrificati in nome della “nazione”, che è solo un’altra parola per definire gli interessi della classe capitalista?
Finché il capitalismo rimane, la guerra rimarrà una caratteristica permanente, e non si può parlare di “nazioni unite”, proprio come non si può parlare di una nazione unita. L’unica unità possibile è l’unità internazionale di classe.
È compito dei marxisti e dei socialisti smascherare l’illusione che gli interessi dei lavoratori e dei poveri si possono conciliare con quelli della classe dominante. L’unico modo per combattere la guerra è lottare contro il sistema che causa la guerra.
E adesso?
Mentre è troppo presto per dire che la guerra è finita, nessuno può dubitare che i russi raggiungeranno tutti i loro obiettivi dichiarati in un tempo molto breve. Non è facile determinare lo stato d’animo preciso del popolo ucraino. In ogni caso, sarà diverso nella regione orientale, dove ci sono molti russofoni; e nella parte occidentale, che è sempre stata più incline al nazionalismo.
Ma lo stato d’animo prevalente sarà di disperazione, pessimismo e, soprattutto, stanchezza per la guerra e un forte desiderio di pace e di una qualche stabilità. Questo può fornire a Putin la base per istituire un governo filorusso a Kiev.
Mi sembra che un uomo come Poroshenko potrebbe adattarsi bene come sostituto di Zelensky. È vero, ha fatto alcuni discorsi molto taglienti ultimamente, condannando Putin. Ma c’era da aspettarselo, e dietro le quinte ci saranno delle trattative, il cui risultato potrebbe ancora sorprendere tutti. Ma questa è solo la mia ipotesi…
Ovviamente, la questione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO non sarà all’ordine del giorno. Sotto la bandiera dichiarata della denazificazione, ci sarà un’epurazione delle organizzazioni di destra e ultranazionaliste.
È evidente che le forze di occupazione russe vorranno liberarsi dei nemici reali o potenziali, e questo includerà certamente le milizie armate fasciste e ultranazionaliste.
Quando Putin dice che non intende occupare l’Ucraina, non c’è motivo di dubitare della sua parola. Per essere più precisi, non la occuperà a lungo. Sarebbe troppo difficile e molto costoso.
No. Si ritirerà, avendo raggiunto il suo scopo. E questo è per mostrare sia agli ucraini che al resto del mondo che non si può scherzare con la Russia, che l’espansione della NATO a est deve fermarsi, che l’Ucraina e la Georgia non devono mai unirsi all’Alleanza atlantica e che la NATO non deve collocare grandi concentrazioni di forze armate vicino ai confini della Russia o tenere manovre provocatorie nelle vicinanze.
Putin continua a ripetere che è aperto al negoziato, e anche questo è vero. Ma ora negozierà da una posizione molto più forte di prima. Egli insisterà sulla sua richiesta di rimuovere le armi nucleari a medio raggio dall’Europa orientale e sull’effettivo ripristino del trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF), che, ricorderete, è stato unilateralmente abbandonato da Trump.
Prima di ritirarsi, tanto per mettere le cose in chiaro, potrebbe mettere in saccoccia qualche altro pezzo di territorio ucraino, in particolare con l’espansione delle repubbliche popolari appena riconosciute per includere tutte le regioni di Donetsk e Luhansk.
Questo, tra l’altro, sarebbe una mossa puramente difensiva, progettata per creare una zona cuscinetto sul confine meridionale della Russia. Questo sottolineerebbe l’impotenza dell’Ucraina e la eliminerebbe del tutto dalla lista delle possibili minacce future alla sicurezza della Russia – che è esattamente quello che Putin ha fatto nel caso della Georgia.
Tra l’altro, rileggendo quello che ho scritto allora, penso che si adatti molto bene alla situazione attuale, quindi lo citerò qui:
“Sì, riconosciamo il diritto della popolazione della Georgia all’autodeterminazione, ma non incondizionatamente. Non difendiamo il loro diritto di opprimere altre piccole nazioni, come gli osseti e gli abkhazi. Difendiamo il diritto degli abkhazi e degli osseti all’autodeterminazione? Sì, lo facciamo. Ma che tipo di autodeterminazione è quella che dipende interamente dalle sovvenzioni di Mosca e si lascia usare come moneta di scambio negli intrighi diplomatici di quest’ultima per sovvertire e opprimere i georgiani? In che modo questo favorisce la causa del socialismo e della classe operaia? In nessun modo! Questo tipo di “autodeterminazione” è una frode e una bugia. È solo un comodo paravento per nascondere le ambizioni e l’avidità di una potenza più grande, cioè la Russia, che vuole riprendersi i suoi vecchi possedimenti nel Caucaso. L’assorbimento di questi popoli nella Russia darà loro circa la stessa “autodeterminazione” di cui godono i ceceni – cioè, nessuna, proprio come non c’è reale autodeterminazione nell’Ossezia del Nord, nel Daghestan, o in qualsiasi altra regione della Russia.
“Sulla base del capitalismo non si può trovare una soluzione duratura per la questione nazionale, sia nel Caucaso, nei Balcani o nel Medio Oriente. Ogni tentativo di “risolvere” la questione nazionale sulla base del capitalismo può solo portare a nuove guerre, al terrorismo, alla “pulizia etnica” e a nuove ondate di rifugiati, in una spirale viziosa di violenza e oppressione. La questione del diritto al ritorno per tutti i rifugiati non potrà mai essere risolta su una base capitalista. Significherebbe inevitabilmente un aumento della competizione per risorse scarse, posti di lavoro, case, assistenza medica, istruzione e altri servizi. Se non ci sono abbastanza posti di lavoro e case per tutti, ciò alimenterebbe inevitabilmente il fuoco delle tensioni nazionali o religiose. Riforme parziali non risolveranno il problema. È necessaria una soluzione di fondo. Non si può curare il cancro con un’aspirina!“.
Se sostituiamo la parola Georgia con Ucraina, e le persone di lingua russa delle regioni di Donetsk e Luhansk con gli osseti e gli abkhazi, la cosa calza a pennello. Non c’è davvero altro da aggiungere.
Gli Stati Uniti probabilmente annunceranno nuove sanzioni contro la Russia lunedì, usando strumenti per punire le banche russe e il suo grande sistema finanziario che Washington aveva finora tenuto in riserva.
Le sanzioni imposte dall’Occidente non faranno nulla per modificare la situazione della Russia, dal momento che Putin ha preso provvedimenti per ridurre drasticamente la dipendenza della Russia dall’Occidente. È vero, come reazione immediata all’invasione, il rublo russo è sceso ad un livello record dal 2016, e le negoziazioni sono state interrotte sul mercato azionario russo. Ma questi effetti saranno solo temporanei. D’altra parte, se le sanzioni portassero al taglio delle forniture di gas russo all’Europa, ciò avrebbe effetti catastrofici e ci aspetteremmo un ulteriore aumento dei prezzi di cibo e carburante.
Quale atteggiamento dovremmo assumere?
La situazione attuale è stata inevitabilmente accolta da un intenso fuoco di fila di propaganda nei media prostituiti alla borghesia. Lo scopo di tutto ciò non è affatto quello di promuovere gli interessi e l’incolumità del popolo ucraino. Al contrario, i loro interessi sono stati cinicamente sacrificati sull’altare dell’imperialismo.
È imperativo mantenere una posizione di classe ferma e non lasciarsi trascinare dalla macchina bugiarda della propaganda imperialista.
Sosteniamo Vladimir Putin e l’oligarchia russa di cui difende gli interessi? No, Putin non è amico della classe operaia, né in Russia, né in Ucraina, né altrove. L’invasione dell’Ucraina è solo una continuazione del suo programma cinico e reazionario.
Ma non è questa la domanda che dobbiamo porci in questo momento. La domanda è: possiamo in qualsiasi forma apparire dalla stessa parte dell’imperialismo statunitense e britannico? Possiamo associarci, direttamente o indirettamente, alla NATO, quella banda imperialista reazionaria? O con Boris Johnson e la guerrafondaia Liz Truss (l’attuale ministro degli esteri britannico, ndt), o quel traditore blairiano di Starmer?
È compito della classe operaia russa fare i conti Putin. La nostra lotta è contro l’imperialismo, la NATO e il nostro stesso governo reazionario conservatore e quei miserabili cosiddetti leader laburisti che sono i suoi partner nel crimine. Come Lenin insisteva sempre: il nemico principale è a casa nostra. È giunto il momento di ricordare a noi stessi questo fatto.
Londra, 24 febbraio 2022