Irlanda del Nord: rivolte settarie – una pessima fine per una pessima pace

Il timore di una ripresa del conflitto nordirlandese è aumentato con le rivolte dei lealisti nel Nord dell’Irlanda. Questo settarismo è un mostro di Frankenstein creato dall’imperialismo inglese.

Solo una lotta della classe lavoratrice unita può offrire una via d’uscita.


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Nell’ultima settimana, l’Irlanda del Nord ha assistito alla peggiore ondata di rivolte da anni, verosimilmente a causa del Protocollo sull’Irlanda del Nord firmato dal governo di Westminster con l’UE. Le minacce di violenza dei lealisti sono nell’aria da mesi, mentre le tensioni sono aumentate da quando il protocollo è entrato in vigore a gennaio.

In poche settimane, i lealisti hanno lanciato minacce di morte contro i lavoratori portuali che effettuavano controlli al confine marittimo irlandese. All’inizio di marzo, i principali gruppi paramilitari lealisti – UVF, UDA e Red Hand Commando – hanno annunciato il ritiro del proprio sostegno all’accordo del Venerdì Santo del 1998.

Dopo tutte le loro minacce, i paramilitari lealisti hanno cominciato a passare ai fatti. La causa immediata della rivolta è stato il rifiuto da parte della magistratura di perseguire i politici più in vista del Sinn Féin per una presunta violazione delle restrizioni COVID durante la partecipazione al funerale del veterano repubblicano Bobby Storey, il 30 giugno 2020.

I lealisti hanno affermato che questo era un esempio di due pesi e due misure nella gestione delle restrizione da parte della polizia, in quanto i nazionalisti sono stati trattati con eccessiva indulgenza. La verità è che i cattolici sono stati sottoposti a una pesante applicazione delle restrizioni COVID. Nel frattempo, i paramilitari lealisti sono stati trattati regolarmente con indulgenza .

Ciononostante, questo è servito come scintilla per la rivolta lealista che è in corso da una settimana. I numeri coinvolti sono piccoli: gruppi da poche dozzine a poche centinaia di giovani protestanti. Sono soprattutto adolescenti di età compresa tra i 12 e i 18 anni.

Alcuni dettagli importanti – il bombardamento di messaggi e gli avvertimenti alle imprese – mostrano chiaramente che non si tratta di un fenomeno spontaneo. Dietro i giovani alienati e disillusi, ci sono paramilitari, organizzati in un modo o nell’altro.

La sesta notte di rivolte, il 7 aprile, gli eventi hanno avuto una svolta seria. Ci sono state scene scioccanti in cui un autobus a due piani è stato colpito da molotov e dirottato su Lanark Way, al largo di Shankill Road. L’autista dell’autobus è stato aggredito ed è stato fortunato a riuscire a fuggire illeso. La stessa notte, un fotoreporter del Belfast Telegraph è stato aggredito alle spalle.

L’evento più inquietante è stato quando un’auto è stata sbattuta contro i cancelli di un “muro della pace” su Lanark Way, che separa la comunità protestante da quella cattolica di Springfield Road. Quei cancelli del “muro della pace” recano un murales che ora suona ironico, che recita: “Non c’è mai stata una buona guerra o una cattiva pace”. Gli eventi delle ultime sette notti ci mostrano proprio che cosa sia una “cattiva pace”.

La pretesa vuota che il conflitto settario nel Nord fosse stato “risolto” è stata crudelmente smascherata. Niente è stato risolto. L’accordo del Venerdì Santo ha posto momentaneamente sotto il tappeto tutte le contraddizioni nell’Irlanda del Nord, dove si sono accumulate per scoppiare ancora una volta.

Esplosivi, bengala e pietre sono stati lanciati da entrambe le parti nello scontro tra le comunità cattoliche e protestanti. I giovani cattolici inevitabilmente si sono presentati, per legittima difesa, per affrontare faccia a faccia coloro che bombardavano la loro comunità. Da un paio di notti sono scoppiati anche scontri tra polizia e giovani cattolici. Ora abbiamo visto come si presenta realmente la politica dei “due pesi e due misure”: la PSNI (polizia dell’Irlanda del Nord) non ha esitato a utilizzare cannoni ad acqua – vietati nel resto del Regno Unito – contro i giovani nazionalisti.

I paramilitari lealisti che hanno innescato questa violenza hanno promesso che molto di più – e molto peggio – è in arrivo. Hanno chiarito che non collaboreranno più con la Commissione per i cortei [un organo pubblico che si occupa specificamente di regolamentare qualsiasi corteo in Irlanda del Nord se ritenuto offensivo o conflittuale] quando si tratterà delle parate degli orangisti [la principale è il 12 luglio, la data della battaglia sul fiume Boyne, ma la “stagione delle parate” di queste organizzazioni protestanti estremiste e reazionarie, di cui l’Ordine di Orange è la principale, va da aprile ad agosto].

Il rifiuto di collaborare con la polizia è un gesto molto provocatorio. Costituisce di fatto una minaccia di svolgere le parate attraverso quartieri misti e cattolici nella stagione delle parate estive, un momento in cui le tensioni settarie sono portate ogni anno ad un crescendo sempre maggiore. È una minaccia di scatenare il caos in tutta la regione.

Qual è il senso di questa settimana di violenza? Di per sé, i rivoltosi lealisti rappresentano un piccolo numero. Tuttavia minacciano di gettare un fiammifero in un cumulo di materiale infiammabile settario se non ottengono ciò che vogliono.

La loro richiesta principale è che il Protocollo sull’Irlanda del Nord venga abolito. Stanno ricattando i politici di Londra, Dublino e Bruxelles mostrando che se non ottengono ciò che vogliono, hanno il potere di creare il caos e trascinare la regione indietro ai “brutti vecchi tempi”.

Una creazione dell’imperialismo britannico

La colpa per il caos nelle strade d’Irlanda oggi deve essere attribuita direttamente all’imperialismo britannico. Per secoli, l’imperialismo britannico ha usato il settarismo per dividere la classe operaia irlandese.

Cento anni fa scatenò i pogrom e divise in due l’Irlanda per raggiungere il loro obiettivo a breve termine. Le conseguenze di quella decisione rimangono tuttora. Ha liberato le forze del settarismo, e adesso quelle forze sono fuori dal suo controllo.

L’aggravarsi della crisi del capitalismo britannico sta infiammando ulteriormente la situazione e i settari lealisti ne stanno approfittando per rafforzare il loro sostegno. La crisi sta rendendo molto difficile la vita di milioni di persone.

C’erano già 140mila bambini che vivevano in povertà nel Nord prima della crisi. I lavoratori di entrambe le comunità si sentono ignorati e lasciati indietro. C’è una sensazione di insicurezza, la sensazione che il futuro non offra nulla di positivo ai lavoratori. I settari nelle comunità protestanti hanno tentato di trasformare questo sentimento generale di amarezza, alienazione e insicurezza in una mentalità di assedio.

Stanno dicendo ai lavoratori protestanti che sono circondati da nemici, che il governo britannico è contento di obbligarli a stare in un’Irlanda unita contro la loro volontà, che saranno abbandonati a se stessi, che rischiano di diventare cittadini di seconda classe in un’Irlanda unita, eccetera eccetera.

Nella crisi del capitalismo, la lotta per le briciole si intensifica. In questo terreno velenoso i germi del razzismo e del settarismo possono crescere. Nei fatti i politici unionisti non hanno altra scelta che incoraggiare questi germi velenosi.

Nei decenni passati hanno potuto ottenere il loro sostegno con concessioni economiche a un settore di lavoratori protestanti. Ma nel clima di austerità odierno, tutto ciò che il DUP può offrire è seminare ancora di più un senso di allarmismo, per costruire quel senso di timore verso una minaccia comune e poi proporsi come il miglior difensore dei protestanti e dell’unione.

In questa miscela tossica, i rappresentanti miopi del capitalismo britannico hanno introdotto la scelta tra bianco e nero del referendum sulla Brexit. Con il Partito Conservatore a rischio disgregazione, David Cameron ha puntato tutto su un referendum sull’UE nel 2016, sperando che il Remain avrebbe vinto.

Più disperata diventa la classe capitalista britannica, più sono inclini a selvagge scommesse politiche. Ma fino al 2017 non è stato pronunciato un solo discorso, né una riga scritta, sulle conseguenze che la Brexit avrebbe avuto in Irlanda. Non ci hanno proprio pensato all’inizio.

Nell’Irlanda del Nord la maggioranza dei cattolici ha votato per il Remain, mentre la maggioranza dei protestanti ha votato per il Leave. Ma, come in Scozia, la maggioranza assoluta ha votato per restare nell’Unione Europea. Tuttavia, tutti i conservatori hanno promesso – compreso Johnson – che il Regno Unito avrebbe lasciato l’UE come una singola entità. Eppure, a gennaio, Boris Johnson ha concluso un accordo sulla Brexit che vede l’Irlanda del Nord rimanere nel mercato comune.

Fin dall’inizio, però, l’Irlanda è un problema impossibile da risolvere su base capitalista. Un UE capitalista non può tollerare una falla nel proprio confine. Per quanto “leggero” sia questo confine, deve proteggere il proprio mercato interno dai concorrenti. Richiede quindi un confine nel Mare d’Irlanda, o un confine nell’isola d’Irlanda.

In effetti, le fila nazionaliste inglesi del Partito Tory non si preoccupavano particolarmente di quello che era successo all’Irlanda. Francamente, neanche Boris Johnson lo ha fatto, come dimostrano le sue promesse iniziali di non introdurre un confine marittimo… e il fatto che abbia poi introdotto un confine marittimo.

Inevitabilmente, il protocollo sull’Irlanda del Nord (protocollo NI) è stato accolto con grida di “tradimento!” da unionisti e lealisti intransigenti. Anche lo stesso Boris Johnson, nel suo modo maldestro e demagogico, si è divertito a usare il caos economico, sociale e politico causato dal Protocollo in questi ultimi mesi come un pungolo nei confronti dell’Unione Europea.

I Tory erano contenti di corteggiare il DUP quando serviva a tutelare i loro interessi, come erano contenti di scatenare il nazionalismo e l’unionismo britannici o di minacciare di utilizzare l’articolo 16 e di sospendere il protocollo NI per la stessa ragione. Ora devono trovare un modo per convivere con le conseguenze delle loro azioni.

L’idea che le loro comunità siano abbandonate, ignorate e tradite è stata incoraggiata dagli unionisti e rafforzata dalle azioni dell’imperialismo britannico. Ora i paramilitari lealisti stanno usando questa rabbia per mobilitare un settore di giovani teste calde, vicini al sottoproletariato, per usarli come minaccia verso gli inglesi. La loro minaccia è semplice: torna indietro dal protocollo NI o ti provochiamo un casino nel cortile dietro casa.

Unionismo, lealismo e il confine sul mare

Il protocollo NI è diventato il catalizzatore di una crisi che si preparava da diversi anni per l’unionismo e il lealismo. Questo Protocollo è il simbolo delle verità scomode csono venute al pettine. Negli ultimi anni gli unionisti hanno perso la propria maggioranza nell’Assemblea dell’Irlanda del Nord. Recenti sondaggi suggeriscono che c’è un crescente sostegno per un’Irlanda unita.

In parte come risultato dei cambiamenti demografici e in parte come conseguenza della crisi dell’unionismo, la probabilità di un primo ministro del Sinn Féin dopo le prossime elezioni dell’Assemblea sono in aumento.
Ma mentre gli inglesi potrebbero tentare di riaprire i negoziati con l’UE e il governo di Dublino potrebbe tentare di mediare facendo alcune concessioni, il dilemma della Brexit rimane insolubile. O Boris Johnson accetta il confine marittimo e il protocollo NI o lo abbandona. Ma abbandonarlo significa inasprire le relazioni con l’UE e gli Stati Uniti, solo per vedere il confine marittimo sostituito con un confine terrestre.

Boris Johnson è ovviamente notoriamente stupido e miope. Ma a causa della necessità per i capitalisti britannici di mantenere un certo accesso al mercato dell’UE, è difficile immaginare che si piegherà alle richieste dei lealisti. In tal caso, uno scontro frontale e ulteriori violenze diventano il risultato più probabile.

L’unionismo guardano con preoccupazione ai risultati del recente censimento. È molto probabile che riveli una maggioranza cattolica, o almeno una forte maggioranza relativa cattolica (, e i cattolici sono da tempo la maggioranza a tutti i livelli nei luoghi di studio e di lavoro.

L’unionismo è entrato in crisi profonda da alcuni anni. La sua maggioranza è scivolata via, i suoi politici sono odiati nella comunità protestante. L’UUP, una volta dominante nel panorama politico, è crollato. Il DUP, che l’ha soppiantato, sente che neanche il terreno sotto i suoi piedi è stabile.

Il DUP sta perdendo sostegno in favore del TUV (Traditional Unionist Voice), un partito ancora più a destra e reazionario, che è sempre stato ai margini ma che ora si trova al 10% di consensi nei sondaggi. Lo stesso sondaggio colloca lo Sinn Féin a 6 punti in più e Alliance (un partito liberale e anti-settario) 1 punto dietro il DUP. Il panico che ciò ha causato nei ranghi del DUP era evidente dai verbali trapelati di una riunione dei membri del partito a South Antrim.

Il verbale lamentava come l’unionismo avesse “perso terreno” e osservava che la rabbia nella comunità “unionista/lealista” era al “punto di ebollizione”. La rabbia settaria che [il DUP] ha coltivato con cura come base per il suo sostegno è ora fuori dal suo controllo. I Tories erano felici di fare la corte agli unionisti quando questo serviva i propri interessi. E il DUP è stato felice di fare la corte a propria volta ai paramilitari lealisti. Erano utili come massa di manovra nelle elezioni, intimidendo anche gli avversari perchè uscissero dalla competizione. Ma come ha osservato un commentatore del Belfast Telegraph:

“Non ha fatto alcun male all’unionismo politico avere un cane che abbaia arrabbiato in un angolo della stanza quando stavano tentando di fare pressione sul governo britannico sul protocollo della Brexit.

“Ma come abbiamo scoperto la scorsa settimana, quel cane arrabbiato è difficile da controllare quando gli viene tolto il guinzaglio.”

La crisi dell’unionismo, l’ascesa del Sinn Féin nel nord e nel sud e l’attuazione del protocollo NI hanno convinto molti lealisti e unionisti intransigenti che il momento di prendere posizione è “ora o mai più”.

Gli stessi paramilitari lealisti non sono affatto un’unica forza centralizzata. Il Loyalist Community Council (un organismo che coordina i gruppi paramilitari lealisti) è stato in disaccordo al suo interno su come rispondere ai disordini, e ora potrebbe scindersi completamente.

Tra i lealisti ci sono ex paramilitari più anziani che non hanno alcun interesse a prendere in mano la pistola. Ci sono elementi sottoproletari, criminali, spacciatori di droga che sono diventati particolarmente dominanti tra i paramilitari. Hanno ragioni tutte loro per minacciare la polizia.

E ci sono quelli che formano uno zoccolo duro di pazzi che sono pronti a provocare il pandemonio e che si appellano ai settori più alienati della gioventù protestante.

Nessun futuro sotto il capitalismo

Qual è stata la risposta nelle comunità cattoliche? Comprensibilmente, molti giovani cattolici si sono presentati nelle zone di contatto per affrontare coloro che lanciavano pietre e bengala oltre i “muri di pace” nelle loro comunità.

Alcuni hanno chiesto ai giovani cattolici di tornare a casa per non incoraggiare un ciclo di violenza. Sottolineano che lanciare indietro i proiettili sarebbe un errore, perché potrebbe giocare a favore dei lealisti ferendo gli astanti, senza offrire una strategia di difesa alternativa.

Ma è chiaro che queste richieste non verranno ascoltate, poiché significherebbe per i cattolici semplicemente restare a guardare mentre sono gravemente sotto attacco, mentre le loro case sono fisicamente minacciate.

E nemmeno stare a casa è una garanzia di sicurezza. Se i teppisti lealisti riuscissero a sfondare i “muri di pace” nelle comunità cattoliche, bombe molotov potrebbero essere lanciate attraverso le finestre di casa, uccidendone i residenti. La PSNI certamente non proteggerà i quartieri cattolici.

Peggio che inutili sono quelli, come il Sinn Féin, che invitano i leader del “unionismo politico”, e persino i leader paramilitari lealisti, ad “agire in modo responsabile” e a calmare la situazione.

Il DUP è guidato dalla proprie priorità politiche. Sanno cosa stanno facendo quando assecondano il settarismo. Anche quando Arlene Foster (leader del DUP) condanna i rivoltosi per aver distratto [l’opinione pubblica] dai crimini del Sinn Féin, sa cosa sta facendo. Sono nemici della classe operaia, sia cattolica che protestante. Appellarsi a loro è come fare appello a Belzebù contro Lucifero!

Purtroppo c’è una logica simile nel movimento operaio. Le uniche organizzazioni non settarie della classe operaia nel nord dell’Irlanda che potrebbero potenzialmente attraversare il pantano e proporre una chiara alternativa di classe sono i sindacati.

Abbiamo assistito a una meravigliosa dimostrazione da parte degli autisti di autobus della solidarietà e della potenziale autorità che la classe operaia organizzata potrebbe raccogliere in entrambe le comunità.

Dopo il lancio di bombe Molotov su un autobus [della compagnia] Translink, centinaia di autisti di autobus hanno circondato il municipio di Belfast con gli autobus e hanno tenuto una protesta in cui hanno detto che non avrebbero più condotto i propri mezzi nei quartieri soggetti a questo conflitto dopo un certo orario notturno. Non meno di 13.000 persone hanno messo like al live streaming della protesta sulla pagina Belfast Live. I commenti tipici erano sulla falsariga di “questi autisti di autobus stanno mostrando più capacità di direzione di tutti o politici messi insieme”.

I sindacati potrebbero offrire una guida. Potrebbero indire scioperi politici per isolare i rivoltosi lealisti. Potrebbero organizzare un’autodifesa non settaria per pattugliare i quartieri. In effetti, la classe operaia irlandese ha una gloriosa tradizione di autodifesa organizzata della classe operaia, dall’Irish Citizen Army di Connolly, allo sviluppo incipiente di una forza di difesa sindacale alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70.

Eppure la maggioranza dei dirigenti sindacali è esplicitamente apolitica. Adottano erroneamente una posizione apolitica nella convinzione che solo rimuovendo la politica dal movimento sindacale è possibile superare la divisione settaria.

Ma quando i lavoratori vengono attaccati da teppisti lealisti, a chi si rivolgono questi leader sindacali “apolitici”? Ai “politici”! I rappresentanti del “unionismo politico” devono raffreddare le cose. Ma questo ha una sua logica settaria.

I politici unionisti e i leader paramilitari lealisti non hanno nessun diritto di parlare per i lavoratori protestanti! È solo perché non c’è una voce indipendente della classe operaia, perché i sindacati non parlano per i lavoratori, che i settari di destra possono affermare in piena falsità di essere la loro voce.

Una dirigenza sindacale rivoluzionaria richiederebbe un’azione di sciopero politico contro le provocazioni lealiste e organizzerebbe in modo proattivo l’autodifesa. Il problema è proprio la mancanza di tale dirigenza. In sua assenza la situazione rimarrà instabile.

Nessuno, tranne una minuscola frangia, vuole tornare alla violenza del passato. Ma nel 1968, le prime contro-dimostrazioni di Ian Paisley (storico leader unionista) contro il movimento per i diritti civili furono relativamente piccole. Eppure agirono come una scintilla contro una polveriera.

L’umore può cambiare molto rapidamente se delle persone muoiono. Può trasformarsi in uno stato d’animo di repulsione verso gli istigatori della violenza – e può anche trasformarsi in uno stato d’animo vendicativo.

Stiamo vivendo un momento critico nella storia dell’Irlanda. La decadenza del capitalismo britannico ha fatto rivivere i fantasmi del passato e ha spinto ancora una volta l’Irlanda sull’orlo del baratro. In questi momenti si è tentati di immaginare che ci siano scorciatoie. Non ce ne sono. Sotto il capitalismo, i pericoli di una rinnovata violenza, spargimenti di sangue e persino una guerra civile saranno sempre presenti.

La classe operaia organizzata ha il potere di porre fine alla violenza. Abbiamo visto un assaggio di questo potere con gli autisti degli autobus.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad altre espressioni di questo potere e della simpatia che i lavoratori organizzati possono suscitare in tutte le comunità operaie: dagli scioperi degli infermieri sul salario e sulle condizioni di lavoro, agli scioperi dei lavoratori delle fabbriche di carne per la sicurezza.

Il COVID-19, in particolare, ha fortemente focalizzato l’attenzione sulle differenze reali esistenti nella società. Mentre i padroni, i Tory e il DUP erano uniti nella fretta di aprire l’economia, i lavoratori di tutte le comunità capivano di avere un interesse comune a unirsi per combattere il virus.

Il DUP ha cercato di giocare la carta del settarismo sulla pandemia. Edwin Poots (parlamentare del DUP) ha persino provato a dipingerlo come un “virus cattolico”.

La vera divisione non è cattolici contro protestanti, ma operai contro i padroni che hanno cercato di trasformarli in carne da macello per i propri profitti.

Per quanto pericolosa la situazione appaia, e per quanto difficile sembri colmare il divario settario nell’Irlanda del Nord – difficoltà che difficilmente possono essere sottovalutate – dobbiamo tenere a mente che gli eventi in Irlanda non sono separati dagli eventi nel resto del mondo. La lotta di classe è all’ordine del giorno: nel sud dell’Irlanda, in Gran Bretagna, e in tutto il mondo.

Al momento la pandemia sta frenando le proteste dei lavoratori. Ma la rabbia della classe sta crescendo sia in Gran Bretagna che in Irlanda. I lavoratori del Nord, sia protestanti che cattolici, devono affrontare gli stessi problemi.

Gli operatori sanitari, ad esempio, sono stati messi sotto enorme stress e tensione e hanno ricevuto una misera ricompensa in termini di aumenti salariali. La disoccupazione cresce, le piccole imprese stanno fallendo.

Tutto ciò significa che quando i lavoratori del Sud o i lavoratori in Gran Bretagna iniziano a muoversi sulle questioni concrete che riguardano la classe lavoratrice, ciò avrà inevitabilmente un impatto sui lavoratori nell’Irlanda del Nord.

Queste inevitabili mobilitazioni accenderanno l’immaginazione dei giovani della classe operaia nelle comunità sia cattolica che protestante. In questo può svilupparsi la prospettiva di un’azione unitaria della classe operaia.

La maggior parte della classe lavoratrice non vuole un ritorno al conflitto nordirlandese, ai Troubles ( i disordini degli anni sessanta e settanta, ndt). Ma il fatto che la maggior parte delle persone non lo voglia non è una garanzia che non tornerà. Il capitalismo in crisi crea le condizioni per un accrescimento delle tensioni, che i politici reazionari sfrutteranno per mettere i lavoratori gli uni contro gli altri.

È dovere dei marxisti nell’Irlanda del Nord spiegare perché tutto questo sta accadendo e perché sta accadendo ora. Devono avvertire i lavoratori rispetto a dove tutto ciò potrebbe portare. Ma devono anche offrire una prospettiva alternativa – quella della lotta unitaria della classe operaia contro lo stesso sistema che ha generato il mostro settario: il capitalismo e l’imperialismo.

Secondo il murales sul “muro della pace” di Lanark Way: “Non c’è mai stata una buona guerra o una cattiva pace”. Dobbiamo essere in disaccordo su due punti. Esiste una “cattiva pace”. La stiamo vivendo. Ed esiste una “guerra buona”: la guerra di classe per porre fine al sistema capitalista, fonte di miseria, povertà e settarismo.