Dopo una battaglia durata un anno, i contadini indiani alla fine hanno avuto la meglio sul governo di destra di Modi e su tutti i suoi protettori capitalisti, ottenendo un ritiro delle tre leggi reazionarie che erano state approvate sull’agricoltura. È una grande vittoria per i contadini, ottenuta grazie a una lotta coraggiosa tenuta viva con tenacia dal settembre del 2020.
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È una lotta che ha visto alti e bassi, ma i contadini non hanno mai gettato la spugna (vedi i nostri articoli in italiano e in inglese. Ora le organizzazioni degli agricoltori e le migliaia di persone che hanno sostenuto la loro lotta contro il governo Modi da tutto il mondo hanno di che festeggiare.
Una lotta tenace
Queste leggi erano legate a una massiccia svolta privatistica intrapresa dal governo Modi, che puntava a cancellare i prezzi minimi decisi dallo Stato che permettevano ai contadini di vendere i loro raccolti a prezzi che consentano loro di vivere.
La nuova legislazione avrebbe gettato i contadini tra le fauci delle multinazionali dell’agrobusiness. Se fossero state approvate avrebbero portato a un aumento vertiginoso della povertà, dei suicidi, dell’indigenza e delle morti dei contadini (tutti fenomeni già dilaganti), oltre a indebitarli pesantemente verso banche e grandi aziende.
I contadini hanno cominciato la loro campagna l’anno scorso in diverse città degli Stati del Punjab e di Haryana. Sotto la bandiera di Samyukt Kisan Morcha (Skm), i gruppi contadini hanno marciato verso la capitale e organizzato sit-in nelle principali autostrade che si immettono nella capitale, Delhi.
Da tutti i settori della società è sgorgato un fiume di solidarietà, compreso fra la classe operaia, in India e all’estero. Il governo Modi ha iniziato una serie di colloqui con i leader contadini, successivamente dimostratisi un diversivo che aveva il solo scopo di prendere tempo e logorare la lotta. Chi dirigeva la lotta dei contadini se ne è reso conto dopo 11 colloqui fallimentari.
In questa lotta hanno perso la vita circa 700 contadini, fra cui il nostro amato simpatizzante, Datar Singh , presidente della Kirti Kisan Union Punjab, colto da un infarto fatale durante il sit-in al confine di Delhi.
I contadini hanno lottato giorno e notte alla periferia della capitale, sfidando i manganelli della polizia e i pestaggi e gli omicidi dei teppisti reazionari di destra di Modi a Lakhimpur. Molti sono stati arrestati, e i media mainstream hanno vomitato veleno sulla loro lotta.
Dopo i fatti del 26 gennaio, festa della Repubblica in India, in cui centinaia di migliaia di contadini hanno marciato su New Delhi occupando il Red Fort, il movimento si è diffuso nell’Uttar Pradesh, uno Stato di dimensioni più estese. Questi sviluppi molto importanti hanno cambiato tutto.
Enormi schiere di contadini sono scese in piazza nell’Uttar Pradesh e in altre parti del Paese. Modi ha sguinzagliato la polizia contro i primi raduni per impedire al movimento di diffondersi in altri Stati. Ma i contadini hanno ribaltato la situazione e sono scesi in piazza in numeri ancora più elevati. Il movimento, inizialmente limitato alla parte occidentale dello Stato, si è dunque diffuso in altre parti dello stesso e negli Stati confinanti.
Bancarotta dei partiti tradizionali
Tutti i principali partiti politici, compresi il Congresso, il partito Shiromani Akali Dal (Sad; un partito di destra di ispirazione Sikh), i dirigenti del Partito comunista indiano (marxista) e tutti gli altri, hanno giocato un ruolo criminale, tenendosi a debita distanza dalla lotta dei contadini. Solo una volta che quest’ultima ha ottenuto un vasto sostegno pubblico, i dirigenti di questi partiti si sono messi a frequentare le sue iniziative.
In alcuni casi sono stati costretti a fare marcia indietro per la pressione delle masse. Il Sad, un partito di destra, in un primo momento si era precipitato ad appoggiare Modi e la legge anticontadini. Tuttavia, davanti alla rabbia fatta di numeri mastodontici di contadini in lotta, ha compiuto un’inversione a U.
Il Congresso e gli altri partiti erano completamente compromessi dal punto di vista morale e non avevano alcuna base di principio per schierarsi con i contadini: durante i loro governi sono infatti stati i principali architetti del passaggio dell’agricoltura nelle mani delle grandi aziende e di altre misure contro i contadini.
I dirigenti stalinisti del Pci (m), noti come i macellai dei contadini bengalesi, non hanno provato la minima vergogna nel tenersi a debita distanza, nascosti dietro un’alleanza di partiti d’opposizione capeggiata da leader arcireazionari.
Malgrado un sostegno di facciata da parte di questa grand’alleanza di furfanti, le loro azioni sono state miserabilmente inefficaci nell’appoggio alla lotta dei contadini. Questi partiti hanno tenuto la propria base ben lontana dalla lotta per evitare che venisse infettata dallo spirito radicale dei contadini.
Tutti i partiti concordano in linea di principio con le politiche sfruttatrici di Modi. Hanno da obiettare solo riguardo le modalità con cui vengono implementate.
A essere smascherato è stato anche il ruolo della magistratura e dell’amministrazione centrale indiane, dilaniate dalla corruzione. All’inizio i contadini avevano nutrito certe illusioni sulla “potente” e “indipendente” corte suprema affinché risolvesse il caso.
Ma la corte suprema non ha fatto altro che formare una commissione di dirigenti, esperti e professori anticontadini per “studiare la faccenda”. Un esperimento fallito miseramente, ma di grande lezione per i contadini: quando si tratta di difendere gli interessi dei capitalisti, la giustizia non è mai indipendente.
I contadini hanno sbaragliato Modi e i suoi padroni capitalisti grazie soltanto alla loro forza. Hanno messo i bastoni fra le ruote del sistema capitalista stesso, che li sfrutta insieme agli operai facendo affidamento all’apparato statale, apparato che hanno ora sconfitto.
Nei giorni a venire potrebbe profilarsi una situazione da incubo per Modi e i suoi, compresi i maggiori magnati indiani, Adani e Ambani. Essi saranno costretti a rivalutare la situazione e, forse, fare degli aggiustamenti alla tattica adottata.
Congratilazioni ai contadini! Per una lotta operaia-contadina contro Modi!
I contadini si meritano i complimenti più calorosi e l’intero movimento operaio internazionale deve salutare la loro vittoria: hanno ragione a celebrare il proprio successo. Sono stati d’esempio per la classe lavoratrice indiana e internazionale. Solo una lotta determinata e senza compromessi può condurre alla vittoria.
La Tendenza marxista internazionale (Tmi) è stata al fianco dei contadini dal primo giorno della loro battaglia. Abbiamo pubblicato notizie e articoli sulle loro lotte e intervistato il defunto leader contadino Datar Singh della Kirti Kisan Union Punjab [. I compagni della Tmi sono intervenuti in varie organizzazioni operaie e sindacali di altri Paesi per diffondere il messaggio dei contadini indiani a livello internazionale. Sono state presentate mozioni presso i sindacati e da numerosi membri di spicco del movimento operaio internazionale sono giunti messaggi di solidarietà.
I nostri compagni e simpatizzanti sono intervenuti nella lotta con idee e prospettive rivoluzionarie molto ben accolte dai contadini. I messaggi della Tmi sono stati portati nella lotta dai nostri simpatizzanti, raggiungendo i contadini e le loro organizzazioni. Il più importante era un appello per una lotta comune di contadini e operai per uno sciopero generale a oltranza per rovesciare il governo Modi.
Ciò ha coinciso con le esperienze dei contadini stessi che, sotto l’impatto degli eventi, sono arrivati alla conclusione di doversi porre in modo proattivo verso le organizzazioni della classe operaia e lavorare per una lotta unitaria di operai e contadini. Tuttavia le dirigenze staliniste dei sindacati indiani hanno vergognosamente tenuto i loro militanti separati dalla lotta dei contadini. Anche senza la loro partecipazione i contadini hanno comunque marciato sul parlamento, svergognando i burocrati stalinisti e mostrando ai lavoratori alla base la via da seguire.
È una grandiosa vittoria per i contadini indiani. Altre battaglie li attendono, specie dopo che Modi e i suoi complici avranno riordinato le idee e si saranno riorganizzati per lanciare nuovi attacchi per l’aziendalizzazione dell’agricoltura.
Ma i contadini indiani sono ora più vigili, organizzati e consci di prima, e sono in grado di respingere ogni attacco. Questa vittoria avrà un enorme impatto sulla politica indiana e imprimerà grandi trasformazioni nei tempi a venire.
Le masse hanno davanti agli occhi la bancarotta di tutti i partiti di opposizione, compresi quelli comunisti. Il movimento ha smascherato il marciume dell’intero spettro politico e delle istituzioni statali.
Ciò avrà riverberi senza precedenti sulla coscienza della classe operaia. Negli ultimi sette anni Modi si è presentato come infallibile e imbattibile. Ma ora i contadini hanno sconfitto a mani basse lui e il suo regime.
Il passo successivo sarà lottare contro la politica di privatizzazione del monetary pipeline (una legge che prevede finanziamenti statali massiccci ai privati e la privatizzazione di aziende statali, ndt), contro cui è stato organizzato uno sciopero generale il 26 novembre 2021. I contadini devono sostenere questo sciopero e rovesciare questo regime. Bisogna avanzare verso l’organizzazione di uno sciopero generale a oltranza con tutti i contadini e gli operai uniti nella lotta.
I contadini e gli operai dell’India hanno bisogno di un partito politico con una piattaforma adeguata alle loro aspirazioni. Gli obiettivi della classe lavoratrice possono essere raggiunti solo col rovesciamento del capitalismo e una rivoluzione socialista.
Nel fuoco di questa situazione deve sorgere un partito rivoluzionario, fondato sulle idee di Marx, Engels, Lenin e Trotskij, per portare avanti il compito mastodontico della rivoluzione socialista.
Congratulazioni ai contadini indiani per la loro vittoria!
Viva la lotta dei contadini indiani!
Resistere a tutti i nuovi attacchi di Modi e dei suoi padroni capitalisti!
Contadini e operai, uniti nella lotta!