L’8 gennaio, l’India si è bruscamente fermata quando più di 250 milioni di persone in tutto il paese hanno partecipato allo sciopero generale, convocato dai dieci sindacati centrali e hanno manifestato contro le politiche brutali del regime di Modi. A.R. Shindu, segretario nazionale del CITU (Confederazione dei sindacati Indiani), ha dichiarato ai media che 15 Stati erano completamente bloccati.
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I lavoratori del settore pubblico nella maggioranza dei dipartimenti in tutto il paese hanno aderito in maniera totale, così come, in molti Stati, i lavoratori del settore automobilistico e dell’industria pesante. Secondo le stime, anche lavoratori non organizzati hanno partecipato allo sciopero, insieme con piccoli commercianti di diverse aree, e molti di loro sono scesi in piazza per unirsi alle proteste. Anche il settore dei trasporti ha partecipato, interrompendo le attività quotidiane, e in diversi luoghi, le linee ferroviarie e le principali autostrade sono state bloccate dai cortei.
Il settore bancario ha visto una forte partecipazione allo sciopero in tutto il paese, e tutto il settore sei servizi bancari pubblici era bloccato. Le associazioni degli impiegati bancari, come “All India Bank Employees’ Association” (AIBEA), il sindacato dei funzionari AIBOA, in aggiunta a BEFI, INBEF, INBOC (queste ultime sono associazioni sindacali degli impiegati bancari, ndt) e altre si sono unite allo sciopero e fatto pressione per le loro richieste. Il settore bancario sta attraversando una fase di attacchi e privatizzazioni da parte del governo di Modi, che porta al licenziamento di centinaia di migliaia di lavoratori.
Anche nelle aree rurali ci sono state enormi proteste e i lavoratori agricoli si sono uniti allo sciopero per la prima volta, scendendo in strada numerosi in molte parti del paese, manifestando e avanzando le proprie rivendicazioni. La “All India Kissan Sangharsh Coordination Committee (AIKSCC) è una organizzazione ombrello che riunisce 175 organizzazioni di contadini e lavoratori agricoli, che ha partecipato con tutto il cuore allo sciopero.
Negli anni recenti, la situazione economica del paese è peggiorata e più di cinque milioni di persone hanno perso il lavoro negli ultimi due anni. La disoccupazione ha raggiunto i più alti livelli di sempre. Secondo le statistiche, 73 milioni di persone sono disoccupate: una percentuale totale del 7.3 per cento, che nelle aree rurali sale a 8.9 percento. Questa situazione ha anche abbassato i salari, e una delle richieste avanzate durante lo sciopero è stata quella di portare il salario minimo a 21mila rupie al mese (circa 253 euro al mese, ndt). L’attuale salario minimo è vergognosamente basso e persino questo non viene elargito alla maggioranza dei lavoratori. Altre rivendicazioni hanno riguardato la regolazione dei contratti dei lavoratori giornalieri, la fine alle politiche di privatizzazione delle ferrovie, della difesa e del carbone e di altri settori, insieme con altre rivendicazioni economiche. Contadini e lavoratori agricoli hanno aggiunto le loro rivendicazioni, quali un miglior prezzo per le loro coltivazioni e la cancellazione del debito, che è causa di migliaia di suicidi ogni anno.
Il rallentamento dell’economia Indiana sta colpendo brutalmente gli strati poveri della popolazione. Oltre alla perdita di lavoro e l’alta inflazione, il governo di Modi colpisce questi strati anche con nuove tasse, come per esempio l’IVA. Il governo ha anche dato un enorme aiuto ai ricchi tagliando le imposte sulle società dal 30 al 22 percento, che ammonta a circa 20 miliardi di dollari di sgravi fiscali ai ricchi di questo povero paese. Questa misura non ha per nulla aiutato la crescita del PIL, che è al minimo di crescita negli ultimi sei anni (5.8 percento): una diminuzione del 7 percento rispetto al periodo precedente.
La crescita del PIL non ha mai significato alcun miglioramento delle condizioni di vita per milioni di lavoratori in tutto il paese, che sono condannati a vivere in povertà e miseria e devono sopportare continui attacchi e lo sfruttamento da parte dei ricchi, attraverso la riduzione dei salari reali e un aumento delle ore di lavoro. Ma il rallentamento ha provocato ancora più danni spingendo la classe media verso la povertà, mentre coloro che si trovavano ai margini, sono stati spinti sotto la soglia della povertà, a livelli mai visti prima. Tutto ciò ha portato al fatto che la rabbia e la furia della popolazione abbia raggiunto la superficie e quindi hanno iniziato a mobilitarsi contro Modi e le sue politiche brutali contro la popolazione.
Questo è stato il diciannovesimo sciopero generale in India dall’inizio dell’implementazione delle privatizzazioni su larga scala e delle politiche di austerità negli anni novanta. La partecipazione dei lavoratori cresce ogni anno e, ogni anno, strati sempre più grandi di lavoratori e popolazione rurale partecipano agli scioperi.
L’anno scorso, circa 200 milioni di persone hanno partecipato ai due giorni di sciopero del 8 e 9 gennaio, ma quest’anno le stime parlano di più di 250 milioni di partecipanti, specialmente tra la popolazione rurale.
Ma il fatto più importante rispetto a questo sciopero è che è stato organizzato durante il movimento di massa contro la nuova legge sulla cittadinanza, decretata dal governo di Modi per via parlamentare lo scorso dicembre. Questo per la prima volta ha creato un dibattito politico tra gli scioperanti, mentre prima il dibattito era strettamente legato a rivendicazioni di natura economica. Questo mostra una differenza qualitativa nel movimento operaio, e in diversi occasioni i lavoratori in protesta hanno aggiunto la rivendicazione politica di cancellare questa nuova legge, come ha fatto qualche leader sindacale. Anche un grosso numero di studenti ha per la prima volta partecipato a questo sciopero. Almeno 60 università del paese hanno partecipato e solidarizzato con i lavoratori in sciopero, e allo stesso modo hanno avanzato proprie rivendicazioni contro l’aumento delle rette universitarie e altre questioni, incluso contro la repressione da parte del governo. Ciò darà nuova linfa al movimento studentesco indiano, che sta vivendo una brutale repressione da parte del governo di Modi e dei suoi sicari, attraverso l’ala studentesca del BJP (Bharatiya Janata Party, letteralmente Partito popolare indiano, in realtà in partito conservatore, nazionalista indù di estrema destra) e RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh, “organizzazione patriottica nazionale” organizzazione paramilitare di matrice fascista, promotrice del BJP, ndt).
Il movimento di massa contro la legge di cittadinanza
A dicembre, il governo di Modi ha fatto approvare in parlamento la nuova legge sulla cittadinanza, che ha spianato la strada al processo di registrazione da zero di 1.300 milioni di cittadini indiani che, se dichiarati non idonei, saranno dichiarati cittadini illegali e conseguentemente deportati in centri speciali di detenzione.
La nuova legge, denominata “Citizenship Amendment Act (CAA- legge di modifica della cittadinanza), permetterà al governo di creare un nuovo registro di tutti i cittadini indiani, chiamato “National Register of Citizens” (NRC- registro nazionale dei cittadini) e rilascerà una carta d’identità a quei cittadini che si ritrovano nei requisiti. Il procedimento comincerà in aprile di quest’anno, e utilizzerà schede di censimento con cui, attraverso il riempimento di singoli moduli, verrà creato il National Population Register (NPR- registro nazionale della popolazione). Nel NPR, verranno chieste ai cittadini alcune domande aggiuntive circa la data di nascita dei genitori e il loro ultimo indirizzo di residenza, con anche il loro luogo di nascita. Queste informazioni verranno quindi usate per il procedimento di compilazione del NRC, per il quale tutti i documenti richiesti dovranno essere forniti come prova di cittadinanza delle persone. Se uno qualsiasi dei documenti richiesti sarà mancante, le autorità avranno il potere di revocare la cittadinanza di qualsiasi persona e mandarla in un centro di detenzione.
Il governo sta dicendo che tutto ciò è portato avanti per poter dare la cittadinanza alle minoranze religiose oppresse di Pakistan, Bangladesh e Afganistan. La nuova legge menziona anche che verrà data la cittadinanza indiana a coloro che, in questi paesi a maggioranza musulmana, fanno parte di minoranze religiose. Vengono menzionate tutte le religioni – Induismo, Buddismo, Giainismo, Sikhismo, Zoroastrismo e Cristianesimo- a parte l’islamismo, poiché viene dichiarato che in questi paesi i musulmani non sono oppressi. Ma anche mettendo da parte la natura bigotta di questo decreto, è chiaro che ogni cittadino indiano dovrà provare le sue credenziali con documenti autentici, altrimenti lui o lei verrà privata della cittadinanza del paese dove questi e i suoi avi hanno vissuto per secoli. I manifestanti hanno anche fatto notare che, se la nuova legge di Modi mostra così tanta benevolenza verso gli oppressi, ci sono anche molti Indù Tamil in Sri Lanka che vengono oppressi, così come le minoranze musulmane a Myanmar e in Cina, sui quali la legge è silente. Molti musulmani vengono oppressi anche in Pakistan, Bangladesh e Afganistan, e non riceveranno alcuna protezione da questa legge. Questa, e molte altre questioni, mostrano la natura bigotta di questa legge, che Modi userà per portare avanti il suo programma Hindutva (la forma predominante del nazionalismo indù, ndt) di destra. L’obiettivo principale è quello di fermare la nascente lotta di classe e fomentare il settore reazionario che supporta il regime.
Questa pratica è stata già implementata nello stato orientale di Assam dove alla fine di una prima verifica 6 milioni di persone sono state dichiarate illegali. Dopo molti appelli e lunghi processi il dato è sceso a circa 2 milioni. Attualmente si stanno preparando le carceri in tutto lo stato, dove queste persone illegali verranno recluse e lasciate morire. Già dozzine di persone sono morte in queste carceri, a causa delle terribili condizioni di vita. Il governo ha negato che i centri di detenzioni siano in allestimento, ma diverse inchieste mostrano che il procedimento per l’acquisizione dei terreni sta andando avanti e che è stato stanziato un budget per la costruzione delle prigioni in diverse zone del paese. A Karnataka, uno stato meridionale, è stato costruito un carcere vicino a Bangalore e allo stesso tempo sono state acquisite porzioni di terreno a Maharashtra e nel Bengala occidentale.
Ad Assam, questa pratica sta creando scompiglio tra l’intera popolazione e le persone vengono costrette a fare lunghe code tutto il giorno per poter provare la loro identità e che vivono in questo Stato da prima del 25 marzo 1971. Questa è la data in cui l’esercito pachistano entrò nell’allora Est Pakistan e iniziò la guerra che poi portò alla creazione del Bangladesh il 16 dicembre 1971. Viene quindi assunto che milioni di persone abbiano attraversato il confine per scappare dalle brutalità pachistane e poi stabilirsi in Assam, cambiandone quindi la demografia. Eppure i risultati hanno mostrato che coloro che migrarono a quel tempo erano maggiormente Indù a rischio repressione e non musulmani, come propagandato dal BJP. Ora, secondo questa legge, a tutti verrà data la cittadinanza, eccetto ai musulmani, che invece verranno rimandati indietro.
La pratica era iniziata ad Assam nel 2011, prima del governo Modi (su ordine della Corte Suprema Indiana), ma che adesso è culminata in un totale disastro, rinfocolando ancora una volta la questione nazionale e religiosa. Dopo la pubblicazione dei risultati delle registrazioni, ad Assam sono state organizzate enormi proteste, dato che la popolazione locale è convinta che verrà superata in numero dalla popolazione di lingua bengalese e che diventeranno una minoranza nel loro stesso Stato. Anche una grossa porzione della popolazione musulmana si sta organizzando intorno ai propri leader per protestare contro l’esclusione dalla cittadinanza. C’è stata una feroce repressione contro queste proteste e almeno uno studente è stato ucciso dai proiettili sparati dalla polizia locale. Gli studenti sono in prima linea in questa lotta e stanno protestando contro tutti i principali partiti politici di fronte alla brutale tattica del “dividi e impera”.
Questa situazione ha aperto un nuovo vaso di Pandora tra tutti gli altri Stati più piccoli dell’India nord-orientale, che ospitanouna delle più diversificate popolazioni sul Pianeta e alcuni anche visto movimenti secessionisti duranti i decenni passati, specialmente nello stato settentrionale del Nagaland. Ci sono state enorme proteste a Manipur, Meghalaya, Tripura e altri Stati contro questa nuova legge: in milioni sono scesi in strada poiché temono un futuro cupo per loro e loro figli sotto questa legge.
Da allora il movimento si è esteso in tutto il paese, dato che questa legge viene forzosamente applicata a tutta la popolazione e aprirà la porta alla persecuzione politica degli oppositori del BJP e del RSS. La corruzione, l’abuso d’ufficio e la disorganizzazione regnanti negli uffici statali significano che tutti i cittadini dovranno passare attraverso lunghi e agonizzanti processi di registrazione, che potrebbero durare diversi anni e finire con la reclusione se non superati. I manifestanti stanno dichiarando che questi centri di detenzione somigliano ai campi di concentramento di Hitler e che lotteranno contro questa legge fino all’ultimo respiro.
Gli studenti sono in prima fila
Proteste di massa contro la legge sono state convocate in ogni Stato del paese, e vi hanno partecipato in centinaia di migliaia. A Delhi, il 15 dicembre, la polizia ha caricato la protesta degli studenti dell’università di Jamia Millia Islamia, attaccando gli studenti con manganelli e gas lacrimogeni. La polizia è persino entrata negli ostelli e nelle biblioteche, trascinando fuori gli studenti per così poterli picchiare liberamente. In molti sono stati arrestati e mandati in galera sotto false accuse. I leader del BJP stanno etichettando questi studenti come “Naxaliti urbani” (i Naxaliti sono i membri di un gruppo guerrigliero maoista nato nel Bengala occidentale nel 1967, ndt) e terroristi supportati dal Pakistan, approvando quindi la brutalità della polizia. Da quel momento, il movimento si è diffuso ad altre università, non solo a Delhi ma in tutto il paese, e anche persone comuni si sono quindi unite alle proteste contro la brutalità poliziesca.
Il governo ha cercato di schiacciare il movimento con estrema brutalità e, in diversi luoghi, la connessione internet e telefonica sono state bloccate per ostacolare le manifestazioni. In certi posti, è stata imposta la sezione 144 del codice legale indiano, la quale proibisce raduni composti da più di quattro persone, rendendo dunque qualsiasi protesta illegale. Questa legge venne introdotta e usata dall’imperialismo britannico in India e usata di nuovo da Modi per schiacciare le proteste contro le sue politiche draconiane.
Nel grande stato di Uttar Pardesh (UP), le proteste sono state enormi e la polizia, sotto il comando del ministro reazionario del BJP, Yogi Adityanath, ha brutalmente attaccato i manifestanti. Fino ad ora, più di 28 persone sono state uccise dalla polizia in tutto il paese, ma di queste, 19 vittime sono dello Stato di UP. A Meerut, una città in UP, la polizia è entrata nelle case malmenando uomini e donne a caso, per schiacciare qualsiasi forma di dissenso. In molte città di dell’UP, la polizia ha sparato con proiettili veri per disperdere la folla, causando molte morti. Ma nonostante la draconiana repressione, il movimento è ancora vivo e sta andando avanti.
Un’importante fattore di questo movimento sono state le proteste nella città industriale di Mumbai. Questa grande città nel passato è stata centro di politiche di sinistra e del movimento operaio. Ma recentemente, è passata alla destra, con personaggi come il bigotto Bal Thackery e suo figlio, che adesso si trova ai vertici dell’amministrazione cittadina.
Si vantavano che la vita è così alienante e che tutti sono così impegnati che nessuno ha il tempo per l’attività politica, lì. Ma dopo un lungo periodo di inattività, le proteste contro la legge sulla cittadinanza sono ora esplose anche a Mumbai e in milioni si stanno mobilitando in questa città importante. Proteste di massa ci sono state anche a Dharavi, una delle più grandi baraccopoli dell’Asia, ma anche ad Azad Maidan sono stati tenute enormi assemblee. Persino famose stelle del cinema e registi hanno partecipato alle proteste, fuoriuscendo per una volta dalle loro vite nel lusso. Anche qui, gli studenti stanno dirigendo la lotta in prima fila, in centinaia contro questa ingiustizia.
A Bangalore, Hyderabad, Chennai e altre città meridionali, ci sono state grosse proteste con centinaia di migliaia di partecipanti. Queste sono state dirette principalmente da partiti comunisti e altre organizzazioni di sinistra. A Hyderabad, il leader musulmano di destra Asaduddin Owaisi è alla testa del movimento, e ha guidato una protesta con più di 50mila persone della città, dove ne è anche membro del parlamento. Proteste ci sono state anche nello stato orientale di Bihar. Una di queste è stata guidata da uno studente, Kanahiya Kumar, che è uno dei leader di JNU. Egli è ora uno dei leader del Partito comunista indiano ed era candidato alle ultime elezioni politiche per il distretto di Begusarai.
Nel Bengala occidentale, la questione è più acuta a causa della legislazione sull’emigrazione, in particolare dal Bangladesh, e questo nuovo processo determinerà il destino di questi migranti. Il crollo del governo di sinistra avvenuto dieci anni fa ha aperto una situazione politica in cui i rivali politici principali di destra, del partito Trinamol Congress (TMC), si trovano ora al governo, guidato dal ministro in capo [dello stato, ndt] Mamta Banerjee e dal BJP. Durante le scorse elezioni politiche di aprile in questo Stato ci sono stati scontri tra i questi due partiti di destra, e dozzine di attivisti, su entrambi i fronti, sono stati uccisi. Il BJP sta usando la sua intolleranza e le sue politiche scioviniste indù per riportare a galla l’incubo della spartizione del 1947 e ottenere sempre più appoggio. Questa strategia sta trovando l’opposizione dal TMC, un partito di destra che fa della retorica nazionalista la sua bandiera. La nuova legge sta portando questa accesa rivalità ad un nuovo livello e lo Stato e il governo nazionale stanno affilando le armi, preparandosi per le elezioni statali il prossimo anno. Ma nonostante ciò, il movimento studentesco sta andando avanti, guidato dagli studenti dell’università di Jadavpur, e sta ora manifestando contro questa legge discriminatoria.
A Delhi, un altro stato del nord, ci sono state molte proteste. L’area di Delhi Saheen Bagh è stata centro di ininterrotti sit-in, da parte di donne musulmane, sulla principale autostrada, nonostante la rigidità dell’inverno. Diversi studenti e leader politici hanno partecipato a questi sit-in, portando solidarietà e le loro proprie rivendicazioni.
La debolezza dei partiti di opposizione
I partiti di opposizione hanno fornito, in generale, una risposta molto debole a questa legge. In effetti, si sono trovati esposti di fronte alle masse che sono in strada a protestare contro il governo Modi. Il Partito del Congresso ha solo espresso un’opposizione verbale a questa legge e ha, in modo riluttante, partecipato alle proteste. Il leader del partito, Priyanka Gandhi, ha partecipato ad alcune manifestazioni nello stato di UP e ha visitato le case di alcune persone vittime delle brutalità da parte della polizia, ma il partito non sta dando indicazioni per un’alternativa a questa legge. Recentemente, il Congresso si è spostato significativamente verso l’estrema destra per strappare a Modi l’appoggio degli indù e tornare al potere. Nell’importante stato di Maharshtra si sono alleati con i “quasi fascisti” di Shiv Sena per formare una coalizione di governo contro il BJP, dando il loro appoggio a Uddhav Thackeray come ministro in capo. Nelle ultime elezioni politiche, la direzione del Congresso si è spostata all’estrema destra cercando di prendere voti induisti facendosi vedere in diversi templi. Il partito non solo si è chiaramente discostato dal suo cosiddetto laicismo, ma ha anche pienamente abbracciato le politiche di destra ora portate avanti da Modi. Tutte le politiche sociali ed economiche del regime di Modi sono state di fatto delineate dal Congresso durante il suo governo e anche le tattiche del “dividi e impera” di Modi sono le stesse usate dal governo precedente. La sola differenza è che la crisi dell’economia capitalista e del sistema nel suo insieme ha spinto lo stato indiano su una strada mai vista prima.
Diversi commentatori stanno paragonando l’attuale brutale attacco perpretato da Modi sugli oppositori al “periodo di emergenza” indetto da Indira Gandhi nel 1973. Anche a quel tempo, tutte le opposizioni furono sbattute dietro le sbarre e tutte le manifestazioni e proteste vennero brutalmente schiacciate. La situazione portò alla caduta del governo di Indira Gandhi nelle successive elezioni e le opposizioni si unirono nella grande alleanza del Janta Party, che fu al potere per un breve periodo. Il movimento di massa degli anni settanta sancì la nascita del BJP e più tardi anche ad altri partiti regionali in più parti del paese, che per decadi guidarono l’opposizione ai regimi del Partito del Congresso. L’attuale movimento di massa ha molte similitudini con quel movimento, dato che connette tutti gli strati di opposizione, dall’estrema destra all’estrema sinistra, nonostante ci siano significative differenze. La più importante differenza è il marciume di tutto il panorama politico, insieme con la assoluta debolezza del capitalismo indiano, che non ha alcuna possibilità di ripresa nel vicino futuro.
Non solo il Congresso ha fallito nel dare una guida a questo movimento (sperando naturalmente che questo morisse sul nascere), ma anche altri partiti regionali hanno svelato la loro natura in questo movimento. Nello stato di UP, il Smajwadi Party (SP) e il Bhojan Smaj Party (BSP) sono stati elementi chiave delle politiche statali.
Questi partiti si sono appoggiati sulla politica delle caste per governano lo stato per decenni. Ma questi non hanno mai fatto una vera opposizione alla legge sulla cittadinanza e sono stati spettatori silenti per la maggior parte del tempo. E così è stato anche in altri stati, dove molti partiti regionali hanno avuto la possibilità di guidare il movimento e isolare il BJP nelle loro rispettive aree ma non hanno fatto alcuna azione concreta.
A Maharashtra (lo stato la cui capitale è Mumbai, ndt), Shiv Sena si è opposto a parole, ma non è stato in grado di dare alcuna direzione. Tutto ciò ha aperto a una situazione in cui nuovi settori e nuove figure stanno emergendo sia a livello statale che regionale per guidare questo movimento.
Per una mobilitazione di classe!
È importante evidenziare il carattere del movimento, ambiguo al momento, molto diversificato, dato che vi partecipano elementi dall’estrema destra fino alla sinistra. Un’elemento fondamentale del movimento è stata la difesa della base laica della costituzione indiana, il fatto che questa nuova legge ha abrogato queste basi e che è quindi contro lo spirito della costituzione. Molti analisti, commentatori e leader del movimento stanno dichiarandosi a favore di ciò che percepiscono essere il valore democratico della costituzione indiana e il paese nel suo insieme e quindi stanno cercando di difendere la democrazia indiana, usurpata dal fascista Modi. Lo slogan principale del movimento è Azaadi (libertà), che significa libertà di associazione, libertà di esprimere la propria opinione e libertà di vivere. I leader della sinistra hanno aggiunto come slogan libertà dalla povertà, dalla disoccupazione e dall’analfabetismo. Gli studenti stanno recitando poesie rivoluzionarie durante le assemblee, in particolare quelle scritte dal poeta icona Urdu Faiz Ahmed Faiz e dal leggendario Habib Jalib. Fotografie di Bhagat Singh (rivoluzionario e socialista, eroe della lotta per l’indipendenza, impiccato nel 1931, ndt) sono state portate durante le manifestazioni, da studenti che si considerano suoi seguaci.
Ma nonostante tutto ciò, il movimento sta innanzitutto avanzando rivendicazioni democratiche e di rispetto della libertà di culto nel paese. Alle assemblee pubbliche, gli oratori stanno dicendo che la legge, discriminatoria contro i musulmani, è un insulto alla costituzione indiana, e che i musulmani sono parte del paese tanto quanto le persone di qualsiasi altra religione. In molti hanno chiesto di costruire unità tra persone di diverse religione per lottare contro questa legge. Ancora, leader di qualche organizzazione Dalit (la casta degli intoccabili, ndt) come l’esercito di Bhim, hanno esteso la loro solidarietà ai musulmani durante le loro proteste, invocando unità tra persone di diverse religioni e caste. Durante le proteste si sono visti anche un gran numero di poster di Ambedkar (definito padre della costituzione indiana, ndt). Ma tutto ciò gioca a favore della classe dominante, che ha sempre usato intolleranza e odio religioso per dividere la classe lavoratrice e imporre il dominio del capitale da ormai più di un secolo.
La vera unità non può essere stabilita prima selezionando la popolazione sulla base della rispettiva religione per poi cercare di metterli tutti insieme, ma costruendo una vera unità di classe. La classe dominante indiana comprende persone di tutte le religioni e di tutte le caste, di conseguenza è fondamentale lottare questa battaglia sulle basi di una reale unità di classe. Il BJP e il Congress Party sono entrambi partiti della classe dominante, come anche molti partiti regionali. Tutti loro hanno usato diversi mezzi per continuare il dominio del capitale e per opprimere e sfruttare le masse indiane. I partiti comunisti sono anch’essi degenerati e sono diventati partiti opprimenti della classe lavoratrice in molte aree del paese. Questi partiti non hanno mai neanche mostrato una via d’uscita dall’oppressione per le diverse nazionalità oppresse in India. Particolarmente in Kashmir, e ora anche ad Assam, questi partiti non hanno alcuna idea sulla questione nazionale e di conseguenza non hanno un programma contro l’oppressione nazionale inflitta dallo stato indiano.
Tutta la discussione sul ruolo supremo della laica costituzione Indiana confina anch’essa il movimento tra I limiti del nazionalismo borghese e rafforza il ruolo del capitalismo in India. È giunta l’ora di andare oltre i ristretti limiti della costituzione borghese indiana, che è stata redatta per proteggere gli interessi del capitalismo contro la classe lavoratrice. La nuova legge reazionaria così come altre politiche del governo Modi, sono solo un sintomo della decadenza del capitalismo, che non può tornare indietro ai “bei tempi” precedenti. Neanche l’ economia indiana potrà riprendersi e tornare ai livelli degli anni settanta e ottanta. Continuerà a condannare alla povertà milioni di persone. Qualsiasi sforzo di riformare l’economia su basi capitalistiche salverà solo i capitalisti e le loro enorme ricchezze, mentre spingerà milioni di persone alla povertà. Nel dopoguerra, un periodo di relativa crescita economica, la costituzione indiana fu un mezzo per stabilizzare il paese. Ma non può più giocare quel ruolo e provare e riformarla porterà solo a esplosioni reazionarie su basi religiose, nazionali e di casta ad un livello mai visto prima.
Il recente attacco in Kashmir da parte del governo Modi ha mostrato le intenzioni reali della classe dominante Indiana, e sarà seguita da simili draconiani attacchi su altre nazionalità oppresse. La sola via d’uscita da questo abisso è una lotta che unisca tutte le nazionalità e le caste oppresse su basi di classe per rovesciare il capitalismo e costruire uno stato operaio e socialista con una nuova costituzione che non sia al servizio del grande capitale.
Solo con un’economia socialista pianificata, guidata da uno stato operaio, tutte le persone in India potranno vivere una vita libera da povertà, miseria e disoccupazione. L’oppressione nazionale e religiosa finirà e anche lo stato borghese verrà sostituito da uno stato dei lavoratori attraverso una rivoluzione. In uno stato borghese queste differenze continueranno ad essere usate per dividere e opprimere le masse.
Una trasformazione socialista in India aprirà la strada al potenziale rivoluzionario della classe lavoratrice nell’intera regione e nel mondo. La classe operaia in Pakistan, Bangladesh e altri paesi seguiranno l’esempio della classe lavoratrice indiana e porteranno avanti la lotta per cancellare gli odiati, confini artificiali imposti e protetti dalle potenze imperialiste, e costruiranno la federazione socialista dell’Asia meridionale, un passo verso una federazione socialista mondiale.