La seguente dichiarazione della Tendenza marxista internazionale affronta l’oppressione incessante e brutale del Kashmir. Abbasso l’imperialismo! Per la lotta dei lavoratori per la liberazione del Kashmir! Per una Federazione socialista dell’Asia meridionale!
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La regione oggi conosciuta come Kashmir ha una lunga storia di dominazione straniera, dalla conquista della dinastia Moghul, al periodo della dominazione afgana e successivamente alla dominazione sikh, seguita dal quella britannica. Tutte hanno oppresso la popolazione del Kashmir.
La popolazione della regione poco prima della divisione dell’India era per lo più musulmana (77 per cento), ma con una significativa popolazione indù (20 per cento) e piccole sacche di minoranze buddisti e sikh. La massa di contadini prevalentemente poveri era stata a lungo governata da una piccola élite di proprietari terrieri indù.
Quando l’India fu divisa dopo la seconda guerra mondiale nel 1947, e il Pakistan e l’India si sono scontrati in un conflitto militare su come dovevano essere gestiti i territori, il Kashmir divenne un territorio conteso. È stato diviso in tre, con il Pakistan che detiene circa un terzo, l’India la metà, e la parte rimanente è stata successivamente amministrata dalla Cina. La valle del Kashmir, all’interno del Kashmir nel suo insieme, è per il 95% musulmana, ma rimane sotto il controllo indiano fino ad oggi, mentre il Jammu è a maggioranza indù e il Ladakh è all’incirca metà buddista e metà musulmano.
Questa divisione è stata una fonte di conflitto tra Pakistan e India da allora: ha condotto a tre guerre e ha causato una forte presenza militare dei due paesi nella regione. Sia l’elite al potere in Pakistan che in India usano regolarmente la questione del Kashmir in maniera nazionalista e sciovinista ogni volta che devono distogliere l’attenzione dai loro affari interni.
Nel 2014, Narendra Modi del partito nazionalista indù BJP è diventato primo ministro dell’India. Nel Gujarat era ben conosciuto come fomentatore di conflitti etnici, che spesso hanno portato a terribili massacri, dove a essere colpiti erano principalmente i musulmani. La sua ascesa al potere non era di buon auspicio per il popolo del Kashmir.
Legge sulla cittadinanza e COVID-19
Solo due anni dopo, nel 2016, nel Kashmir occupato dagli indiani è cresciuta la rivolta con un massiccio movimento di protesta in tutta la valle del Kashmir. L’esercito indiano ha risposto con una repressione brutale, imponendo un coprifuoco draconiano e uccidendo dozzine di persone e ferendone molte altre. Quindi l’anno scorso, nell’agosto 2019, Modi ha revocato gli articoli 370 e 35A dalla costituzione indiana. Queste leggi avevano dato al Kashmir un certo grado di autonomia in materia amministrativa, ma ora la regione è stata divisa in due e portata sotto il dominio diretto di Delhi.
Per garantire il nuovo status della regione, Modi ha inviato decine di migliaia di truppe indiane in più, ha imposto un coprifuoco rigoroso, con tutte le linee telefoniche e l’accesso a Internet interrotti. Tutti i leader politici locali sono stati arrestati e, secondo diversi resoconti, la tortura è stata utilizzata dall’esercito ed è stata effettuata una repressione di massa della popolazione locale.
Il coprifuoco imposto alla valle dallo scorso agosto ha comportato un completo collasso dell’economia e del sostentamento delle masse del Kashmir, che tradizionalmente si affidano al turismo, alla produzione di frutta e verdura e ad attività economiche simili. Il doppio blocco dopo l’epidemia di coronavirus ha aggravato la situazione, il che significa che milioni di persone hanno perso ogni sostentamento e sono state condannate alla povertà e alla fame.
Cerchiamo di essere chiari su ciò che sta accadendo. L’India è in crisi, con la pandemia di coronavirus che cambia radicalmente la situazione, svelando a centinaia di milioni la vera natura del governo Modi, che sta mettendo il profitto prima della vita umana. Ciò sta causando un enorme malcontento e si aggiunge a quella che era già una situazione esplosiva. Due scioperi generali molto grandi nello scorso periodo ne sono la testimonianza. Un movimento di massa contro la nuova legge sulla cittadinanza ha anche sfidato le misure draconiane del regime di Modi, per mezzo delle quali la repressione statale sta diventando una norma. Il bavaglio alle voci dissenzienti e l’arresto di attivisti politici e intellettuali con accuse inventate, solo per aver fatto sentire la loro voce contro queste misure brutali sono ormai all’ordine del giorno.
Incapace di reprimere direttamente la crescente rabbia delle masse indiane, Modi ha ancora una volta giocato la carta etnica, fomentando sentimenti anti-musulmani in tutto il paese. Sta usando la questione del Kashmir come parte centrale della sua campagna nazionale sciovinista. Anche durante la pandemia di COVID-19 la repressione nel Kashmir non si è fermata, ma piuttosto sta aumentando, con nuovi metodi brutali. Ogni giorno emergono nuove notizie di arresti, torture e uccisioni di persone comuni disarmate. Modi sta anche cercando di cambiare la demografia del Kashmir seguendo il modello degli insediamenti israeliani in Palestina, una politica che sta incontrando un’enorme resistenza di massa.
Dall’altro lato, anche le forze statali pakistane stanno intensificando ed estendendo la loro repressione nel tentativo di fare fronte ai disordini crescenti all’interno del Pakistan e ance loro cercano di usare la questione del Kashmir per i propri fini. Si ritraggono come sostenitori delle masse del Kashmir, ma lo fanno per difendere i propri interessi imperialisti nella regione. La classe dirigente indiana fa lo stesso quando finge di essere il campione dei diritti umani in Balochistan.
Entrambi gli Stati sono abitualmente coinvolti in scontri a fuoco e pesanti bombardamenti sulla “Linea di Controllo”, causando vittime fra la popolazione locale del Kashmir che vive vicino a questo confine de facto da entrambe le parti, e che si traduce anche in gravi disagi rispetto al loro sostentamento. Nelle ultime settimane, il conflitto militare ha acquisito un nuovo slancio, portando a un numero ancora maggiore di vittime e di problemi per i poveri che già soffrono a causa di povertà, fame e pandemia.
Lavoratori uniti in lotta per la liberazione del Kashmir!
La verità è che la lotta della gioventù e delle masse del Kashmir ha terrorizzato le classi dominanti sia dell’India che del Pakistan. Le loro lotte sono state un’anticipazione di una lotta molto più ampia in tutta l’Asia meridionale, con la sua popolazione di un miliardo e mezzo di lavoratori e contadini per lo più oppressi.
Il popolo del Kashmir, loro e solo loro, ha il diritto di decidere del proprio destino. La Tendenza marxista internazionale sostiene il suo diritto all’autodeterminazione. Sia che desideri raggiungere la condizione di Stato attraverso la costituzione di uno stato indipendente, sia che preferisca raggiungere l’autonomia, federato con le nazioni vicine, è una decisione che solo quest’ultimo può prendere.
Tuttavia, è necessario aggiungere da parte nostra che, fin a quando sia il Pakistan che l’India rimarranno nelle mani dei capitalisti e dei proprietari terrieri, questi useranno la loro posizione di dominio per continuare a opprimere tutti i popoli dell’intera Asia meridionale, tra cui il Kashmir. Utilizzeranno i loro poteri per contenere le masse del Kashmir a costo di un terribile spargimento di sangue. I metodi sbagliati del terrorismo individuale, che sono già falliti molte volte in passato, forniranno loro anche il pretesto di cui hanno bisogno per giustificare un aumento della loro repressione nei confronti delle masse. Pertanto, la lotta del popolo del Kashmir deve essere unita a quella degli operai e dei contadini sia in Pakistan che in India contro i rispettivi oppressori.
Solo l’unità e l’organizzazione della classe operaia attraverso i confini può fermare la repressione della popolazione kashmira, così come il veleno del settarismo su base etnica e religiosa e i tentativi reazionari di dividere i lavoratori lungo linee nazionaliste e religiose. Ciò che è necessario è la costruzione di una direzione rivoluzionaria alternativa basata su un programma complessivo e le idee corrette del marxismo, in grado di guidare le masse e gli operai verso la vittoria finale della rivoluzione proletaria. La liberazione del Kashmir può essere raggiunta attraverso la rivoluzione socialista basata sulla lotta di classe sostenuta dal proletariato e dalla gioventù di tutto il mondo.
Eliminando i proprietari terrieri e i capitalisti in tutta la regione, anche la causa principale dell’oppressione del popolo del Kashmir verrebbe eliminata. I lavoratori di India e Pakistan non hanno alcun interesse materiale nel continuare la repressione del popolo del Kashmir. Pertanto, la liberazione definitiva dei lavoratori di India e Pakistan significa anche la fine di secoli di oppressione nazionale e la liberazione del Kashmir.
I lavoratori del mondo, appoggiate le masse del Kashmir contro l’aggressione e la brutalità imperialista!
Abbasso l’imperialismo indiano; abbasso l’imperialismo pakistano!
Fuori le truppe imperialiste dal Kashmir!
Per il diritto del popolo del Kashmir di governare se stesso!
Per l’unità dei lavoratori al di là dei confini!
Per una Federazione socialista dell’Asia meridionale!
Lavoratori del mondo, unitevi!