Come per il primo turno, i risultati del secondo turno delle elezioni legislative francesi si sono discostati notevolmente dalle “proiezioni” pubblicate dai sondaggisti prima del voto. Nessuno aveva previsto un risultato così negativo per République En Marche (LREM) la coalizione “moderata”del presidente Emmanuel Macron, che per 43 seggi ora non ha la maggioranza assoluta. Allo stesso modo, nessuno aveva previsto il risultato della destra di Rassemblement national (RN), che entra nell’Assemblea nazionale con 89 seggi. Questi due fatti sono collegati: i candidati del LREM hanno perso molti più seggi del previsto al secondo turno a favore del RN. Ma anche la sinistra Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale (NUPES) ha perso più del previsto a favore del RN.
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Per LREM, il primo turno delle elezioni legislative è stato una chiara battuta d’arresto; ma il secondo è stato una sconfitta, addirittura una debacle. Macron contava di conquistare una maggioranza assoluta o, per lo meno, di arrivare a una maggioranza relativa sufficientemente forte che gli permettesse di far approvare le sue politiche, contando su un settore di deputati del tradizionale centro-destra repubblicano, divisi sul loro atteggiamento nei confronti dell’attuale governo. Ma a 43 seggi dalla maggioranza assoluta, e con soli 64 deputati repubblicani e dell’Unione dei Democratici e degli Indipendenti (UDI) eletti, le cose sembrano molto più complicate per Macron.
Nei prossimi giorni vedremo negoziati frenetici, guidati dall’Eliseo, per cercare di raccattare una parvenza di maggioranza parlamentare. Inutile dire che verranno offerte poltrone accattivanti. Resta da vedere quali deputati repubblicani avranno il coraggio di partecipare a un governo che, fin dalla sua formazione, sarà fortemente indebolito – non solo all’Assemblea nazionale, ma anche e soprattutto agli occhi della massa della popolazione.
Macron odiato e screditato
L’astensione è stata del 53,8%, a cui si aggiunge un 3,5% costituito da schede bianche o nulle. Solo il 42,7% degli iscritti ha votato per uno dei candidati in corsa. In altre parole, se il governo è in minoranza nell’Assemblea Nazionale, lo è molto di più nella considerazione della popolazione, soprattutto tra la massa dei giovani e dei salariati. A sua volta, la fragilità del governo all’Assemblea nazionale avrà l’effetto di incoraggiare i giovani e i lavoratori a mobilitarsi contro le politiche reazionarie di Macron. Dal punto di vista della borghesia francese, che ha urgente bisogno di controriforme drastiche, questa è una pessima notizia. Eserciterà una forte pressione sul LREM e sui repubblicani per mettere insieme una sorta di maggioranza parlamentare. Ma la divisione dell’Assemblea Nazionale, la sete di vendetta dei Repubblicani e il rigetto profondo nei confronti di Macron da parte della massa della popolazione renderanno l’equazione molto più complicata del previsto.
Con 142 deputati, i risultati del NUPES si collocano nella “fascia bassa” delle proiezioni pubblicate dai sondaggisti la scorsa settimana. Naturalmente, grazie all’accordo al primo turno tra la France Insoumise (FI) di Jean-Luc Mélenchon, il Partito Socialista (PS), i Verdi e il Partito Comunista (PCF), si tratta comunque di un aumento importante del numero di seggi, soprattutto per FI e i Verdi. Dal punto di vista delle prossime mobilitazioni contro il governo, la vittoria di FI (che ha ottenuto 84 seggi) può essere considerata un’ottima notizia. Tuttavia, alla luce dei 7,7 milioni di voti raccolti da Jean-Luc Mélenchon alle elezioni presidenziali del 10 aprile, il successo del NUPES deve essere collocato in prospettiva.
Come abbiamo spiegato, il NUPES non ha generato entusiasmo elettorale al primo turno, ed è chiaro che non ne ha suscitato molto altro al secondo. Analizzeremo questi risultati in modo più dettagliato in seguito. Ma già ora sono evidenti due fatti importanti. In primo luogo, nonostante gli appelli dei dirigenti del NUPES nella settimana tra i due turni, gli astenuti del primo turno non si sono mobilitati. In secondo luogo, il NUPES ha perso un numero significativo di ballottaggi contro il RN.
Polarizzazione
I marxisti francesi hanno invitato a votare per il NUPES, che era l’unica alternativa alla destra e all’estrema destra. Ma avevamo avvertito che questa unione tra FI e altri partiti, screditati, non poteva suscitare entusiasmo nei settori più sfruttati e oppressi della popolazione. Inoltre, avevamo sottolineato che parlare di un cosiddetto “fronte repubblicano contro la RN”, nella pausa tra i due turni delle elezioni presidenziali, avrebbe potuto solo rafforzare la RN, invece di indebolirla. I risultati delle legislative lo confermano. Inoltre, il cosiddetto “fronte repubblicano” è andato in frantumi. Detto questo, al di là dell’errore del “fronte repubblicano”, il successo del RN conferma una tendenza importante, che non è nuova: la crescente polarizzazione della politica – a sinistra e a destra. Se questa polarizzazione si è espressa più chiaramente verso destra nelle elezioni legislative, è perché la NUPES, nella sua stessa composizione, non era lo strumento ideale per esprimere questa polarizzazione.
È in programma un rimpasto di governo importante. Ma ancor prima di vedere la luce, il prossimo governo è già in crisi. Ancora una volta, i giovani e i lavoratori saranno incoraggiati da questa debolezza a mobilitarsi contro le politiche reazionarie richieste dalla borghesia. In questo contesto, i leader della sinistra e del movimento sindacale – in particolare quelli di FI e della principale confederazione sindacale, la CGT – si trovano di fronte a enormi responsabilità. D’ora in poi, devono prepararsi a grandi lotte sociali, non solo per opporsi alle politiche reazionarie del governo Macron, ma anche con l’obiettivo di accelerare la sua caduta e la sua sostituzione con un governo di sinistra che si basi su un programma di rottura con il sistema capitalista.
Siamo consapevoli che questa non è attualmente la posizione dei leader di FI o della CGT. Ma è la posizione che difenderemo nei prossimi mesi, in quanto l’unica che corrisponde alle esigenze oggettive dei giovani e del movimento operaio, in un contesto di profonda crisi economica, sociale e ambientale.