Ford ha annunciato lunedì scorso la fine della produzione di veicoli in Brasile. La decisione ha portato alla cessazione immediata delle attività presso gli stabilimenti di Camaçari (Bahia) e Taubaté (San Paolo), mantenendo solo la produzione di ricambi, mentre la produzione di jeep Troller sarà mantenuta solo fino all’ultimo trimestre del 2021 a Horizonte (Ceará). Sono migliaia i lavoratori che ingrosseranno le fila dei disoccupati in Brasile e Argentina, oltre alle migliaia indirettamente colpiti dai licenziamenti.
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Secondo Júlio Bonfim, presidente del sindacato metalmeccanico Camaçari, 12.000 lavoratori della Ford perderanno il lavoro. Tuttavia, nel suo intervento, suggerisce che il problema dei licenziamenti si sarebbe potuto risolvere con una trattativa tra padroni e lavoratori:
“La chiusura ha colto tutti di sorpresa. Dopo quasi due decenni di profitti a Camaçari, Ford chiude i battenti senza alcun negoziato, in una situazione deplorevole e di totale mancanza di rispetto per migliaia di lavoratori”.
La stessa perplessità riguardo al provvedimento annunciato dalla casa automobilistica è mostrata da Claudio Batista del sindacato metalmeccanico di Taubaté e Região (Sindmetau), il quale afferma in un messaggio che la decisione di Ford è stata “unilaterale” e “senza alcun negoziato con il sindacato”.
È la stessa posizione titubante della direzione del movimento operaio che ha portato nel 2019 alla chiusura dello stabilimento Ford di São Bernardo do Campo (vicino a San Paolo). In quel caso, i leader sindacali proposero una campagna di boicottaggio: “Non comprate una Ford fino a quando l’azienda non decide di rimanere a SBC”. Wagnão, del PT, e presidente del sindacato metalmeccanico di ABC, all’incontro a cui ha partecipato con la direzione dell’azienda automobilistica negli Stati Uniti, ha persino proposto di aiutare l’azienda a trovare un acquirente – per collaborare con la borghesia a “proteggere” i posti di lavoro. È quanto si spiega nell’articolo pubblicato da Esquerda Marxista che denuncia la posizione di questi leader.
L’esperienza di Cipla nel 2002 serve da esempio di cosa si dovrebbe fare quando il padrone minaccia di chiudere una fabbrica. L’azienda, situata a Joinville, aveva più di 1.200 dipendenti e fu occupata. Si formò un consiglio di fabbrica in cui gli stessi lavoratori decisero cosa fare. Fu l’inizio del movimento delle fabbriche occupate, guidato dagli attivisti di Esquerda Marxista, che divenne una prova della grande capacità di lotta dei lavoratori.
Tuttavia, i leader della sinistra che un tempo si battevano per scioperi e l’occupazione di tutte le fabbriche Ford, sotto il controllo degli stessi lavoratori, hanno abbandonato la linea della lotta e hanno adottato il governo di Alberto Fernandez in Argentina come esempio da seguire, dove Ford continua a sfruttare i suoi lavoratori sotto una forma “più mite” di capitalismo. Questo è ciò che Guilherme Boulos ha suggerito su Twitter:
“Ford chiuderà tutti i suoi stabilimenti in Brasile. Continuerà la produzione in Argentina e Uruguay. Quindi un impeachment, un tetto di spesa, una riforma del lavoro e una riforma delle pensioni non sono sufficienti per mantenere la “fiducia” degli uomini d’affari?”
In altre parole, Boulos chiede a Bolsonaro di essere coerente con il liberalismo economico, ma non propone mai una lotta contro la borghesia. È interessante notare che Luciano Huck, presentatore televisivo e rappresentante della destra politica, ha una posizione simile:
“Ford, una delle più grandi aziende automobilistiche del mondo, lascia il Brasile per rimanere in Sud America solo in Uruguay e Argentina. Ci sono più di 5.000 posti di lavoro qui. C’è una mancanza di coordinamento e di fiducia nel paese. È anche un effetto della pandemia, ma è un’assenza di leadership”.
Il problema è che il capitalismo non ha confini e gli stessi licenziamenti che si applicano in Brasile valgono anche in altri paesi. La Ford è solo un esempio, ma vale la pena ricordare che nel maggio dello scorso anno la direzione della Renault decise di licenziare 15.000 dipendenti in tutto il mondo. Nello stesso mese, Nissan annunciò la chiusura degli stabilimenti in Spagna e Indonesia.
Rispondere con la lotta per salvare i posti di lavoro!
La Ford ha registrato un utile netto di 1,1 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2020, mostrando un aumento rispetto a un profitto di100 milioni di dollari nello stesso periodo del 2019. Questa è una tendenza del mercato capitalista: aumentare il saggio di profitto a scapito delle vite dei lavoratori in tutto il mondo, portando milioni di persone alla fame e alla miseria.
Nel 2018, il direttore finanziario della casa automobilistica, Bob Shanks, aveva già segnalato la possibilità della chiusura degli stabilimenti in Sud America, mostrando grande preoccupazione per l’aumento dei profitti:
“La nostra attività in Sud America manca di una forte posizione competitiva con pilastri di profitto […] Non abbiamo ottenuto un adeguato ritorno sugli investimenti nel ciclo economico più recente, che va dal 2004 ad oggi. Per questi motivi, stiamo andando avanti con una significativa riprogettazione del nostro modello di business con un focus su dove giocare e come vincere”.
“Giocare e vincere”, in questo caso, ha un solo significato: attaccare i lavoratori anche se ciò porta a povertà e morte. Sembra un’esagerazione, ma non lo è. Questa è la logica del sistema capitalista che durante la pandemia del COVID-19 non ha risparmiato i lavoratori da ulteriori attacchi.
La chiusura degli stabilimenti Ford e il licenziamento dei lavoratori devono essere combattuti con lotte, scioperi e l’occupazione degli stabilimenti. Non c’è altra via d’uscita, solo l’occupazione della fabbrica sotto il controllo operaio può portare alla vera emancipazione dei lavoratori. Questa è la via della lotta contro tutta la borghesia, in Brasile e nel mondo intero.
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Giù le mani dai posti di lavoro
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Contro i licenziamenti: occupazione!
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Occupare e produrre sotto il controllo dei lavoratori!
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Nazionalizzazione di tutte le fabbriche Ford e difesa di tutti i posti di lavoro!
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Via Bolsonaro!
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Per un governo operaio, senza padroni né generali!