L’articolo che pubblichiamo di seguito descrive in maniera molto efficace l’esplosione del movimento degli studenti in Bangladesh e sviluppa le rivendicazioni necessarie per il suo successo.
[Source]
Dal momento della sua pubblicazione su marxist.com, il governo di Sheikh Hasina ha scatenato una repressione ancora più feroce. A causa del blocco di internet e della censura operata sui giornalisti, è difficile fornire una cifra precisa, ma i morti provocati dalle forze di sicurezza sono almeno 170, mentre migliaia sono i feriti e almeno duemila gli arrestati.
Ormai la protesta non riguarda più la questione delle quote per accedere agli impieghi pubblici, ma ha preso di mira il governo e le istituzioni dello Stato. Nello scorso fine settimana, le masse hanno assaltato una prigione nella città di Narsingdi e liberato 800 detenuti. In reazione alla disinformazione dei media, la sede centrale della Tv statale è stata data alle fiamme dai manifestanti, una sorte toccata anche a diverse stazioni di polizia.
La Corte suprema, impaurita dalle conseguenze di uno scontro a tutto campo tra le masse e il regime, ha annullato il decreto governativo, pietra dello scandalo, e abbassato la quota degli impieghi riservata ai parenti dei combattenti al 5%.
Ciò ha portato a una pausa temporanea delle mobilitazioni ma, dopo il massacro dei giorni scorsi il governo e le istituzioni sono completamente delegittimati. Nuove esplosioni sono all’ordine del giorno.
Per spazzare via il governo di Hasina, è necessario allargare il movimento alla classe lavoratrice e dotarlo di un programma rivoluzionario. I lavoratori devono prendere il potere: uno sviluppo necessario e del tutto possibile nel Bangladesh di oggi.
La rabbia delle masse è esplosa in tutto il Bangladesh, dopo che il governo di Sheikh Hasina della Lega Awami ha inviato la polizia e truppe paramilitari ad assassinare gli studenti in protesta. Nel corso del massacro, perpetrato nel mezzo di un blackout di internet, sono stati uccisi 39 studenti. Quello che era iniziato come un movimento di protesta studentesca, dopo che il governo aveva reintrodotto l’odiato sistema delle quote per i tanto agognati posti di lavoro nel settore pubblico, che avrebbe favorito i sostenitori del governo della Lega Awami, si è ora trasformato in una dura lotta contro un regime assassino.
Questa risposta brutale ha portato a un punto di ebollizione il clima di rabbia che covava in Bangladesh contro la disoccupazione, l’inflazione e la corruzione dell’opulenta élite. Noi diciamo: vittoria agli studenti! Abbasso il sistema delle quote, abbasso questo governo assassino, abbasso il capitalismo!
Il movimento pacifico degli studenti, al quale il governo ha risposto ieri [18 luglio, Ndt] con i proiettili, ha avuto inizio il primo di luglio. Il suo obiettivo, in un primo momento, era semplicemente quello di ribaltare la decisione della Corte Suprema sulla reintroduzione del sistema delle quote per i posti di lavoro nel settore pubblico.
Secondo questo sistema, il 56% degli impieghi nel settore pubblico vengono assegnati sulla base di quote. Il 30% è riservato alle famiglie dei combattenti per la libertà caduti durante la guerra di liberazione del 1971, mentre il 10% è riservato alle donne, il 10% a chi proviene dai distretti sottosviluppati, il 5% alle comunità indigene e l’1% ai disabili.
In realtà, questo sistema viene utilizzato per ricompensare i servi obbedienti del partito di governo di Sheikh Hasina, la Lega Awami (LA), dal momento che sono i funzionari del partito di governo che, in ultima istanza, assegnano i posti di lavoro nel settore pubblico e decidono chi compare nella lista dei “figli e nipoti dei combattenti per la libertà”. Gli studenti stanno protestando a favore dell’abolizione del sistema delle quote per i “combattenti per la libertà” e affinché i posti di lavoro nel settore pubblico vengano assegnati sulla base del merito.
Questa misura rappresenta la goccia che ha fatto traboccare il vaso per milioni di giovani. A partire dal 2020, il “miracolo economico” del Bangladesh, fondato sull’ipersfruttamento della classe operaia, si è arrestato. E i settori piccoli borghesi, inclusi gli studenti più privilegiati, non sono stati immuni dalla crisi, che sta spazzando via le loro speranze e le aspettative per il futuro. L’inflazione è salita alle stelle e così la disoccupazione. Uno studio dell’Ufficio Statistico del Bangladesh del 2023 ha riscontrato che più del 39% dei giovani tra i 15 e i 24 anni non lavora e non studia. Questa percentuale corrisponde a 12,2 milioni di persone.
Il governo ha risposto con un maggiore ricorso al prestito. Ma, nonostante tutto, il governo continua a perseverare in progetti magnificenti per far confluire il denaro in tasca ai propri ricchi amici. E adesso hanno mostrato che i posti di lavoro ben pagati che esistono devono essere riservati, mediante il clientelismo delle “quote”, agli amici della élite dei politici.
Il movimento degli studenti riflette una rabbia più ampia. Esso deve connettersi alla classe operaia, trasformarsi in un movimento generalizzato contro il regime di Hasina e, fondamentalmente, contro il sistema capitalista marcio che crea una penuria artificiale. Solo abolendo il capitalismo e creando un’economia socialista possiamo garantire posti di lavoro dignitosi per tutti.
Strage di Stato
Questa non è la prima volta che il sistema delle quote suscita proteste. Si erano avute proteste di massa anche nel 2018, dopodiché il governo Hasina aveva temporaneamente scartato questo sistema di fronte alle proteste determinate degli studenti.
All’epoca, Hasina utilizzò picchiatori del suo partito e polizia per reprimere brutalmente le proteste. L’organizzazione studentesca della LA è la Lega Chhatra del Bangladesh (LCB), una squallida marmaglia di delinquenti. La LCB è stata usata come testa di ponte contro il movimento di protesta del 2018. E nelle ultime proteste, queste squadre di teppisti sono state usate nuovamente contro gli studenti. Il 15 luglio, la Lega Chhatra ha aggredito donne indifese nell’Eden Mohila College a Dhaka. Il giorno successivo, gli sgherri della Lega Chhatra, brandendo armi improvvisate, hanno attaccato gli studenti in protesta a Sylhet.
L’utilizzo di questi sgherri non è riuscito a piegare il movimento e così Hasina ha risposto con il pugno di ferro, così come fece l’anno scorso, quando il suo governo sparò a sangue freddo sugli operai tessili in sciopero.
Mercoledì, tutte le università sono state chiuse e agli studenti è stato ordinato di tornare a casa. Ma gli studenti hanno sfidato il governo e hanno continuato a manifestare. Lungi dal rallentare, il movimento si è diffuso a livello nazionale, con notizie di proteste in tutte le principali città, incluse Chittagong, Cumilla, Jessore, Rangpur e Rajshahi.
E giovedì il governò ha esasperato enormemente la situazione. Aiutati da un blackout totale di internet, la polizia e le truppe paramilitari sono state inviate nelle università, picchiando con i manganelli, sparando gas lacrimogeni, proiettili veri e di gomma. Nonostante il blackout, giravano sui social media immagini di elicotteri militari e di veicoli corazzati.
Alla fine della giornata, i corpi di 32 studenti erano finiti all’obitorio. Gli studenti infuriati hanno risposto prendendo d’assalto e dando fuoco agli edifici governativi.
Finora, la repressione brutale del governo ha ucciso almeno 39 manifestanti e ne ha feriti più di un migliaio. Non si tratta più di un semplice movimento contro le quote, si è spinto molto più in là.
Resistenza eroica
In mezzo alle fredde statistiche, troviamo le tragiche storie di giovani combattenti, martirizzati dallo Stato per la loro resistenza eroica.
Uno degli studenti assassinati era Abu Sayed, uno dei coordinatori del movimento all’Università di Rangpur. Martedì, mentre la polizia sparava lacrimogeni e caricava gli studenti con i manganelli, i più fuggivano. Abu Sayed è rimasto fermo, mostrando il petto alla polizia in segno di sfida… che ha risposto sparandogli e uccidendolo sul colpo. Alleghiamo la tradizione di una poesia in suo onore alla fine di questo articolo.
Ci sono molte altre storie analoghe di coraggio e di eroismo in questi ultimi giorni. Le università in tutto il paese assomigliano a campi di battaglia, nei quali giorno e notte gli studenti si scontrano con la polizia e le truppe paramilitari.
Questo segna una rottura netta rispetto al passato. Prima, nelle università di tutto il paese regnava un’atmosfera di paura e intimidazione. I diritti democratici venivano fortemente limitati. Gli sgherri della Lega Chhatra agivano come un corpo di polizia, andando in giro per le università insultando e umiliando gli studenti, incluse le studentesse.
Qualsiasi persona sospettata di attività o di lotta politica, contro l’aumento delle tasse o problemi simili, veniva brutalmente repressa. Anche i profili social degli studenti venivano monitorati e qualsiasi studente che esprimesse dissenso nei confronti del governo doveva affrontare gravi conseguenze. Molti studenti di sinistra sono stati ferocemente torturati dalla polizia e dal famigerato BAR (Battaglione di Azione Rapida) e alcuni sono morti mentre erano nelle loro mani.
Adesso che gli studenti si sono ribellati, il governo sta tentando di schiacciare questo clima di insubordinazione. Nel corso del movimento, gli studenti dell’Università di Dhaka hanno fatto irruzione negli ostelli occupati dai banditi della Lega Chhatra e li hanno ripuliti di tutta la sozzura che vi hanno trovato. Essi hanno portato via dalle loro stanze armi, bastoni e droghe illegali, mostrandole a tutto il mondo.
Gli studenti non stanno solo lottando contro il sistema delle quote, ma stanno chiedendo il diritto basilare di poter respirare un’atmosfera libera dalle minacce e dalla paura. Ma il fragile governo di Sheikh Hasina ha una paura tremenda di ciò, sapendo che una volta che agli studenti verrà permesso di esprimere apertamente le proprie idee politiche, essi si mobiliteranno non solo per i propri diritti, ma anche per rovesciare questo governo e l’intero sistema che mantiene leader come quest’ultima.
Hasina sta tentando di infangare la reputazione di questi eroici manifestanti, dicendo che essi stanno sminuendo il ruolo dei combattenti per la libertà, protestando contro l’assegnazione dei posti di lavoro ai loro discendenti. Essa ha etichettato i manifestanti come “Rajakar” (রাজাকার), il termine utilizzato per indicare le truppe volontarie di paramilitari controrivoluzionari guidati dal gruppo islamico fondamentalista Jamat-i-Islami, durante la guerra di liberazione del Bangladesh nel 1971. I Rajakar erano le truppe d’assalto che il Pakistan utilizzò contro il movimento di liberazione. Essi aiutavano l’esercito pakistano nei massacri della popolazione locale e negli stupri delle donne. Oggi, viene considerato un rajakar qualcuno che difende la ricchezza e il privilegio.
L’impiego di questo termine ha generato disgusto tra gli studenti. Uno degli slogan principali del movimento di protesta al momento è:
“তুমি কে? আমি কে? রাজাকার! রাজাকার!
আমি নয়, তুমি নয়! রাজাকার! রাজাকার!”
“Chi sei tu? Chi sono io? Rajakar! Rajakar!
Io non lo sono, tu non lo sei! Rajakar! Rajakar!”
“Noi non siamo [rajakar, NdR]. Se qualcuno rientra in questa descrizione nel contesto attuale, sono il primo ministro stesso e le sue forze repressive che stanno trascinando questo paese in un’epoca oscura”, ha detto al The Guardian Rakib, uno studente di 17 anni del Dhaka City College, che ha preso parte alle proteste. Hasina, i suoi sgherri della Lega Chhatra e il resto dell’establishment politico sono i veri rajakar!
Il movimento ha costruito un organismo nazionale chiamato Movimento Studentesco Contro la Discriminazione (বৈষম্যবিরোধী ছাত্র আন্দোলন), che sta coordinando il movimento a livello nazionale.
Pubblichiamo qui integralmente la sua dichiarazione, nella quale si rifiuta di negoziare con il governo:
“Ricorrendo alla violenza di fronte a un movimento pacifico, il governo ha creato una situazione senza precedenti. La responsabilità è del governo. Il governo non ha posto alcuna condizione per delle trattative.
Se la polizia non viene ritirata dalle strade, se le aule, le università e le istituzioni educative non vengono riaperte, se l’uso delle armi da fuoco da parte della polizia continua, allora il governo dovrà assumersene la piena responsabilità.
La riforma del sistema delle quote da sola non risolverà il problema. In un primo momento, il governo non ha prestato ascolto alle rivendicazioni utilizzando la magistratura. Le forze dell’ordine e i funzionari di partito [della Lega Awami, Ndr] stanno cercando di reprimere il movimento. Adesso, in nome del dialogo, in nome delle richieste, si sta preparando una nuova farsa.
Tutti gli omicidi degli studenti devono essere perseguiti. Le università dovrebbero essere liberate dal terrore della LCB. La polizia e i terroristi della Lega Awami dovrebbero essere disarmati e rimossi dalle strade immediatamente. Non ci sarà dialogo sul sangue dei martiri. Il governo deve trovare una soluzione.
Ci sarà un appello alle forze dell’ordine del Bangladesh a schierarsi con gli studenti invece che appoggiare il governo assassino. Ci sarà un appello alla comunità internazionale a farsi avanti in difesa del popolo del Bangladesh. In Bangladesh, è in corso un genocidio.
Noi potremmo essere arrestati o scomparire stanotte. Voi continuerete a portare avanti il programma. Entrate in ogni università con tutto il popolo.
Nahid Islam
Coordinatore
Movimento Studentesco Contro la Discriminazione”
Intensificare il movimento!
Il movimento è giunto a un passaggio cruciale. Gli studenti hanno portato a termine quella che si può paragonare a una fatica di Ercole: coordinare con successo un movimento di massa in tutto il paese. Ma il governo rajakar di Hasina è determinato a reprimere il movimento con tutte le forze a propria disposizione.
Gli studenti hanno organizzato picchetti nelle università, ad esempio all’Università di Dhaka, per difendersi dalla repressione dello Stato. Le attività di autodifesa dovrebbero essere coordinate con la formazione di comitati degli studenti in ogni università, responsabili di adottare misure specifiche.
Devono essere prese anche altre misure per fermare la repressione dello Stato. Nella dichiarazione sopramenzionata, Nahid Islam fa appello alle forze dell’ordine a schierarsi con gli studenti invece che appoggiare il governo. Bisogna fare appello alla base delle forze dell’ordine, ma sottolineiamo: alla base, non ai vertici. Gli apparati repressivi dello Stato sono esattamente come il resto della società bengalese. Al vertice ci sono funzionari marci e corrotti i cui interessi di classe e le cui simpatie non sono diverse da quelle di Hasina e della sua cricca. Ma la sua base è costituita da figli delle masse povere. Bisogna rivolgere loro un appello di classe a unirsi agli studenti, a rifiutare di eseguire gli ordini.
Ma il metodo più importante di auto-difesa è quello di estendere il movimento a settori più ampi della popolazione. C’è un’enorme simpatia nei confronti degli studenti nella società bengalese. La loro lotta per i posti di lavoro e l’uguaglianza, nel mezzo della forte crisi economica, diventa parte della stessa lotta che hanno condotto gli operai tessili contro il governo corrotto appena otto mesi fa.
È chiaro che il movimento degli studenti in Bangladesh ha il potenziale per innescare un più ampio movimento rivoluzionario delle masse. Quello che ha avuto inizio come un movimento contro le quote è adesso qualcosa di molto più grande. Per citare un messaggio lasciato da alcuni hacker sul sito ufficiale dell’Ufficio del Primo Ministro: “Non è più una protesta. Adesso è una guerra”.
Gli operai tessili avevano quasi paralizzato il paese scioperando in più di 500 fabbriche. Esistono enormi riserve di resistenza che, se vi si fa appello con successo, possono unirsi alla lotta contro il governo assassino di Hasina, composto di furfanti, criminali e approfittatori. Facendo appello ai più ampi settori della classe lavoratrice, il movimento potrà estendersi alla maggioranza della società bengalese e sarà capace di difendersi e lottare per le proprie rivendicazioni. Il clima è talmente esplosivo che il movimento degli studenti potrebbe facilmente innescare un movimento rivoluzionario delle masse.
La stessa dirigenza del movimento ha correttamente posto la necessità di una sciopero generale, quando il coordinatore del Movimento Contro la Discriminazione, Nahid Islam, ha fatto appello a trasformare la giornata di giovedì in un “blocco completo”.
Quello che serve è un vero e proprio sciopero generale, non solo per porre fine al sistema delle quote, ma anche per rovesciare il governo. Gli studenti devono fare tentativi sistematici di rivolgersi ai lavoratori e alle loro organizzazioni, soprattutto nel settore tessile. Per mobilitare questi settori, bisogna portare avanti un programma che includa le rivendicazioni dei lavoratori, collegandole alla necessità di rovesciare il capitalismo.
Dopotutto, gli studenti vogliono posti di lavoro per riuscire a sbarcare il lunario e lo stesso vogliono i lavoratori, che sono anch’essi schiacciati dall’inflazione e dalla disoccupazione. Questo è parte della stessa lotta contro il governo rajakar di Hasina che difende il sistema del privilegio e dei profitti, il sistema capitalista bengalese, ponendolo al di sopra delle esigenze degli studenti e dei lavoratori.
Tutti questi problemi sono collegati al capitalismo. Noi rivendichiamo lavoro per tutti e un salario dignitoso per tutti. In questo paese ricco esistono le risorse per garantire una vita dignitosa a tutti. Ma esso si trova nelle mani della classe capitalista. Dobbiamo collegare questa lotta contro le quote e contro il governo Hasina alla lotta contro il capitalismo.
Infine, lo Stato e i media in Bangladesh stanno cospirando per oscurare il movimento, operando una censura preventiva riguardo alle notizie. Nella dichiarazione sopra citata, il coordinatore delle proteste Nahid Islam fa appello correttamente alla solidarietà internazionale. Tuttavia, non possiamo aspettarci nulla dalla “comunità internazionale”. Al contrario, i governi capitalisti del mondo osservano con paura quello che sta succedendo in Bangladesh, poiché questo movimento sta dando ispirazione ai lavoratori e agli studenti nei loro paesi, che vivono nella stessa povertà e sotto la tirannia del sistema capitalista.
Al contrario, noi facciamo appello ai veri alleati degli studenti del Bangladesh – i lavoratori e gli studenti di tutto il mondo – a intraprendere ovunque azioni in solidarietà con in nostri compagni, gli studenti del Bangladesh. Ci sono già state proteste all’interno della diaspora bengalese. A Londra, ieri notte, centinaia di persone hanno manifestato in solidarietà al movimento degli studenti, e i compagni del Partito Comunista Rivoluzionario, inclusa la candidata alle ultime elezioni, Fiona Lali, sono stati accolti con grande entusiasmo dalla folla.
Come Internazionale Comunista Rivoluzionaria esprimiamo la nostra piena solidarietà alla lotta eroica degli studenti, e facciamo appello a tutti i nostri simpatizzanti e lettori a fare lo stesso!
“L’Eroe Abu Sayed”
di Shahidullah Faraji
Mentre chiedeva uno Stato senza discriminazione
Con il capo e le mani cinte dalla bandiera nazionale
Ergendosi di fronte ai proiettili
Eroe dei figli di Mahavira
Ha sacrificato la sua vita
Poiché aveva sentito il calore dei tempi
Un cittadino disarmato
Erto sul suolo con le due mani tese,
Ma la Stato non l’ha perdonato.
Ovunque essi sparino
C’è la bandiera nazionale
a proteggere la coscienza
Con la bandiera nella mano levata
Nella luce del sole,
I potenti hanno capito –
Fatta salva la condanna a morte non annunciata
Egli non può più resistere.
Un Abu Sayed
Contro l’ingiustizia, per la giustizia
La lotta si diffonderà nel cielo e nel vento
Gli studenti lotteranno mano nella mano
Nelle scuole sventoleranno la bandiera,
Nei cortili, nelle foglie degli alberi
Coloro che si nutrono di voti
Che divorano le risorse dello Stato
La guerra di liberazione li deporrà,
Lo Stato è privatizzato,
Non lasceranno che Abu Sayed viva.
Cinquantatré anni dopo la guerra di liberazione
La guerra di liberazione è ricominciata,
Ancora sangue e lotta ancora!
Di nuovo giace il corpo dell’infante
Di nuovo il cranio frantumato
Di nuovo dilaniato il corpo
Di nuovo le strade stillano sangue
Di nuovo piangono le madri
Di nuovo Abu Sayed nascerà
Di nuovo nascerà una generazione di combattenti della libertà,
di coloro che in piedi nelle strade
sconfiggono la morte,
una bandiera intrisa del sangue di un eroe
volerà ancora in un Bengala che non conosce discriminazione
Oh eroe!
Tu sai che gli eroi non muoiono mai
Tu nascerai di nuovo nella casa del Bengala
Di nuovo con la bandiera
La processione non avrà mai fine.