Lo scorso 24 gennaio un milione e mezzo di persone sono scese in corteo a Buenos Aires, Cordoba, Rosario, Santiago del Estero, Mendoza, Neuquen, e in tutte le principali città dell’Argentina per contestare il Decreto di Necessità e Urgenza (DNU) e la Legge Omnibus del nuovo presidente Javier Milei, che rappresentano un attacco feroce, ultraliberista, ai diritti e alle condizioni dei lavoratori. Questa è la seconda mobilitazione di massa contro il governo Milei, al potere da meno di 50 giorni, nonché il primo sciopero generale convocato negli ultimi cinque anni dalle principali confederazioni sindacali argentine. Questa mobilitazione ha canalizzato l’enorme rabbia che è montata contro il governo e ha dimostrato per l’ennesima volta la voglia di lottare della classe lavoratrice.
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A Buenos Aires, una marea di manifestanti ha totalmente bloccato le strade principali di Avenida de Mayo e Avenida 9 de Julio, ma anche altre strade minori intorno. Questa è la seconda volta che il protocollo “anti-picchetto” del Ministro degli Interni Patricia Bullrich, progettato per reprimere le proteste, con il pretesto di garantire la libertà di movimento, si è mostrato nient’altro che un pezzo di carta di fronte allo sviluppo degli eventi. La mobilitazione delle organizzazioni di massa dei lavoratori è stata così imponente che la polizia non ha osato usare la mano pesante e si è limitata a provocazioni minori in periferia.
Lo sciopero generale di 12 ore è stato convocato dalla Confederazione Generale del Lavoro (CGT), una delle confederazioni sindacali più grandi al mondo, e ha ricevuto l’adesione di altre due centrali sindacali argentine (CTA de los Trabajadores e la CTA Autonoma). Tra i presenti c’erano i lavoratori sindacalizzati del settore statale, della sanità e i trasportatori; sindacati combattivi guidati dai partiti del fronte di sinistra FIT-U [Frente de Izquierda y de Trabajadores – Unidad, ndt] come il sindacato dei lavoratori delle fabbriche di pneumatici SUTNA; le organizzazioni di massa del movimento piquetero dei disoccupati; organizzazioni dei pensionati; le assemblee di quartiere, che si sono organizzate spontaneamente quando Milei ha annunciato il suo DNU; organizzazioni sociali dirette dai peronisti e altre indipendenti, e partiti di sinistra.
Erano anche presenti gruppi religiosi dai quartieri poveri, e tutta la messe dei leader politici peronisti. Questo è sintomatico della natura delle misure di Milei, che attaccano prima di tutto la classe lavoratrice, ma colpiscono anche gli interessi di gran parte della piccola borghesia e alcuni settori importanti dell’industria manifatturiera, a favore dei grossi monopoli, dell’industria estrattiva e dell’imperialismo.
Milei erode la sua base di appoggio
Il decreto di Milei ha portato avanti in un solo colpo una brutale contro-riforma del lavoro, che cancella di fatto il diritto di sciopero in molti settori, aumenta la precarizzazione del lavoro, riduce l’ammontare dell’indennizzo per i licenziamenti illegittimi ed elimina le sanzioni nei confronti delle aziende che violano le leggi sul lavoro. Allo stesso tempo, apre la strada alla privatizzazione delle principali aziende statale (Aerolineas Argentinas, il servizio postale pubblico e i canali radiotelevisivi, le centrali nucleari statali e le importanti vie di navigazione sul Rio Paraná), attacca la produzione di farmaci generici a prezzo ridotto nei laboratori farmaceutici di Stato, dà via libera alla trivellazione nei ghiacciai, apre il mercato nazionale alle importazioni, svendendo l’industria nazionale e mantenendo le tasse sulle esportazioni.
Con la sua “Legge Omnibus”, Milei spera che il parlamento gli fornirà poteri bonapartistici per governare senza l’approvazione del potere legislativo e portare avanti il suo “mandato democratico” senza opposizione.
Queste misure stanno erodendo la sua stessa base sociale, che è in gran parte costituita dai settori più poveri della società, che hanno visto la propria situazione aggravarsi durante gli ultimi quattro anni di gestione della crisi capitalista da parte del governo peronista di Alberto Fernández, e hanno votato Milei nella speranza di un cambiamento. Ma lungi dal fermare l’inflazione e dal pagare i salari dei lavoratori in dollari, Milei ha scatenato un’inflazione incontrollata dei prezzi di tutti i beni di prima necessità e ha mantenuto fermi i salari. Molti lavoratori e pensionati che hanno votato per lui, solo per poi vedere le proprie condizioni di vita crollare drammaticamente, si uniranno al movimento di opposizione al suo governo.
Alla luce dell’attacco spietato alla classe lavoratrice e altri settori sociali, i dirigenti corrotti dei sindacati peronisti, in coordinamento con il blocco peronista in parlamento, sono stati costretti a intraprendere delle azioni per evitare che il movimento sfugga dal loro controllo. Questo è il motivo per cui hanno promosso mezze misure, come lo sciopero di 12 ore, senza però alcun piano per proseguire l’azione. I dirigenti politici peronisti, avendo imparato la lezione dal movimento rivoluzionario del 2001, stanno tentando disperatamente di cooptare le assemblee spontanee di quartiere che sono apparse nell’ultimo mese.
Lo sciopero è stato convocato dall’apparato sindacale, senza essere stato preceduto da assemblee nei luoghi di lavoro che dessero voce alle rivendicazioni fondamentali dei lavoratori, e senza l’utilizzo dei metodi tradizionali della classe lavoratrice, come i picchetti e le occupazioni. I sindacati dei lavoratori del trasporto pubblico, vergognosamente, hanno mantenuto il servizio cittadino in funzione fino alle 7 di sera, piuttosto che scioperare e trasportare soltanto i manifestanti avanti e indietro dalla manifestazione. I burocrati del sindacato non hanno fatto appello a organizzare picchetti all’ingresso della città per paralizzare il trasporto e l’attività economica in generale. Questo significa che molti luoghi di lavoro sono rimasti aperti, rendendo impossibile ai lavoratori non sindacalizzati o precari di partecipare.
Inoltre, i dirigenti sindacali hanno considerato questa mobilitazione soltanto come un modo per mettere pressione ai politici peronisti e agli altri deputati in parlamento affinché non votino le misure di Milei, piuttosto che come parte di un piano di lotta in crescendo, che utilizza la forza della classe operaia per cacciare Milei. Questo è stato il significato principale dei discorsi dei dirigenti della CGT a Buenos Aires, che hanno pregato, quasi implorato, ai parlamentari peronisti di votare contro la legge.
Nonostante la natura parziale della mobilitazione, la forza della classe operaia si è fatta sentire chiaramente in tutto il paese. Dopo non essere riusciti a far approvare le misure prima dello sciopero, il voto è stato rimandato alla prossima settimana, in attesa che la situazione si tranquillizzi. Il giorno stesso dello sciopero, un giudice federale del lavoro ha dichiarato che è incostituzionale applicare numerose delle misure del DNU di Milei. Tra queste, erano incluse le restrizioni al diritto di sciopero e altre misure riguardanti la raccolta delle ritenute sindacali, la contrattazione collettiva e il diritto di tenere assemblee nel luogo di lavoro.
Come respingere gli attacchi di Milei
I politici peronisti parlano di una “sconfitta culturale” e di una “svolta a destra” nella società per spiegare perché la gente non ha votato per loro nelle ultime elezioni, ma questa mobilitazione di massa dimostra che si tratta di un discorso senza senso. In realtà, a dimostrarsi fallimentari sono state le loro politiche riformiste e di collaborazione di classe, nel corso degli ultimi 12 anni di declino economico. Tutti i settori della borghesia argentina non possono che provare a risolvere la crisi capitalista scaricandone il peso sulle spalle dei lavoratori e dei poveri, mentre si piegano di fronte all’imperialismo e continuano a pagare l’illegittimo e usuraio debito estero. L’unico modo per porre fine alla profonda crisi sociale ed economica in Argentina è mettere i principali pilastri dell’economia sotto il controllo operaio in un piano socialista di produzione.
La classe lavoratrice ha dimostrato la sua determinazione a combattere e ha avuto un assaggio del proprio potere di cambiare radicalmente l’intera situazione politica.
Per fermare il programma di austerità di Milei e sconfiggere il suo governo ultra-reazionario, la classe lavoratrice deve porsi alla testa del movimento, mantenendo la sua indipendenza di classe da tutti i partiti capitalisti e dal loro stato. Bisognerebbe promuovere e coordinare a livello cittadino, regionale e nazionale le assemblee di fabbrica, dei luoghi di lavoro, delle scuole e dei quartieri per costruire una prospettiva di potere politico dei lavoratori in contrapposizione quello dei capitalisti. Dovrebbero essere utilizzati tutti i metodi di lotta tradizionali della classe operaia, come le occupazioni dei luoghi di lavoro e la democrazia diretta per mezzo di assemblee. Solo con questi metodi possiamo assicurarci che adotteremo la tattica corretta.
Di fronte alla fame e alle umiliazioni costanti, la classe lavoratrice non ha nulla da perdere.
Cacciare i burocrati dai sindacati!
Nessuna fiducia nel parlamento e nel potere giudiziario per fermare gli attacchi di Milei!
Costruire la lotta per il potere operaio!
Per un governo dei lavoratori!